Jolie - Pitt (III)

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Facciamo una cazzata, una cosa vietatissima, io sono un comunista, contro i privilegi e il nepotismo e poi? Poi si scopre che il Grand Hotel appartiene alla famiglia di Stefano, alla faccia del comunismo e della guerriglia ai ricchi.

Per ripicca io e Marco non lo invitiamo all'ultimo beach party prima di Ferragosto, una festa in spiaggia che dovrebbe essere all'insegna del calcio saponato, ma che in realtà sarà un'occasione per lanciare gavettoni a destra e a manca. Indosso un vestitino verde militare che segue le poche curve del corpo, due grandi tasche sui fianchi colme di bombe d'acqua, da caricare alla fontanella dietro il bar.

«Quand'è che iniziamo, Nanà?» mi chiede Marco dalla solita panchina sotto il salice piangente.

«Quando arriva qualcuno degno di essere colpito.»

Sono le dieci passate e non faccio che vedere Jolie inferiori al 7 e mezzo. Il fatto che Marco non stia strillando "Pitt per Nina" mi fa capire che anche i ragazzi sul mercato lasciano a desiderare.

Finché la vedo, la preda:

«Jolie per Marco 8.5!»

Marco scatta in piedi e si guarda intorno, un marinaio che cerca la terra dopo avere navigato per mesi nella bufera. Si concentra con gli occhi assottigliati, il palmo sulla fronte.

«Mi stai prendendo in giro, Nanà. Oltre a te, qui non c'è nessun 8.5.»

Ringrazio il cielo plumbeo che nasconde il mio imbarazzo, il rossore sulle guance. Io e Marco non ci siamo mai dati dei voti e 8.5 secondo i parametri è un punteggio molto alto, contando che ho il seno piccolo e i fianchi stretti.

«Certo che c'è un 8.5, Marco!» Oltre a me, mi ripeto con imbarazzo. «Là!»

Segue l'indicazione del mio dito, soffoca una risata e si lascia cadere sulla panchina.

«Ma quella è Celeste Innocenti, Nanà!»

Sghignazza come se avessi appena detto una barzelletta, quando Celeste ha dei bellissimi capelli, neri come la notte, freddissimi occhi color ghiaccio e il seno...

«Marco, non farti distrarre dalla camicia di forza che indossa al posto della maglietta. Ti assicuro che Celeste avrà una quarta.»

Alle sue orecchie, dopo una prima barzelletta, ne ho appena detta un'altra. Che razza di uomo è a non notare queste cose? D'accordo, io vedo sempre Celeste in spogliatoio, ma per quanto una ragazza indossi indumenti larghi e non appariscenti, lo si capisce se ha un seno grande oppure no.

«Nanà, Celeste è graziosa. Le do un sette al massimo. Mi spiace, hai perso.»

Il grillo esce dal letargo, mi suggerisce di incassare la sconfitta e chiudere Celeste nel dimenticatoio, ma purtroppo ho uno spirito di competizione troppo forte e non riesco a deglutire il rospo della sconfitta.

Ragazzina, devo ricordarti lo strappo allo stomaco che hai provato al Maracaibo, quando Celeste guardava Marco in quella maniera?

Abbiamo già concordato che era tutto nella mia testa e io... io non posso perdere! Studio Celeste, l'orrenda maglietta bianca che indossa, larga. È allora che suona il campanello. Bianca e larga. E io ho due tasche piene di gavettoni da riempire.

«Ti sfido, Marco.» Gli passo una bomba d'acqua. «Fingi che sia un errore. Fingi di voler colpire me. Io scappo verso Celeste e tu la centri. Vediamo poi chi ha ragione!»

«Sfida accolta, Nanà!» Recupera dalla mia tasca altri cinque gavettoni. «Vado a riempirli. Aspetta qui.»

Gongolo per la vittoria che sto per assaporare, ma è un barlume di felicità spento da un arrivo improvviso, una nuvola alla Fantozzi che getta solamente sulla mia testa scariche di grandine.

Binomio - 1Where stories live. Discover now