Il manicomio

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Mattina seguente
Alle prime luci dell'alba, un poliziotto apre la cella di Dean, con l'intenzione di scortarlo verso la struttura psichiatrica situata a Stanford. Il ragazzo viene ammanettato e portato verso un furgone blindato. Ad un certo punto l'autovettura si ferma. Una delle guardie apre la portiera e davanti a sé, Dean osserva l'enorme palazzo davanti a lui. La struttura è completamente bianca e dallo stile antico. Una scalinata si presenta sotto i suoi piedi. Viene accompagnato verso la portineria.

Poliziotto: Lui è il nuovo arrivato.
Portineria: Si, mi avevano avvisato che oggi avremmo avuto modo di conoscere un altro ragazzo.
Poliziotto: Lo affido a te?
Portineria: Certo, me ne occuperò io.

Il fratellone è ancora ammanettato, con gli occhi sicuri di sé, che controlla ogni singolo angolo di quella struttura, per poter uscirci al più presto. La stava studiando nei minimi dettagli, mentre la guardia e la segretaria si parlavano. Si bloccò, quando vide un ragazzo, si qualche anno più grande di lui, che lo osservava, con uno sguardo perso. Il giovane è moro, poco più basso di lui, occhi azzurrissimi, color oceano. I capelli sono arruffati e indossa degli abiti decisamente troppo eleganti per quel posto. La signora addetta alla portineria, si avvia insieme a Dean, per mostrargli la sua camera.

Portineria: Questa è la tua stanza, lì come puoi vedere c'è il bagno. La colazione è alle 7, le lezioni iniziano alle 8, si pranza alle 12 e si cena alle 19:30.
Dean: Credo di non aver capito.. lezioni?
Portineria: Non glielo avevano detto? Qui si studia educazione civica, si fanno riunioni per riscoprire se stessi e il mondo che ci circonda.
Dean: Tutto questo è assurdo.
Portineria: Ti stanno dando la possibilità di rifarti una vita, migliorare, dovresti cogliere questa occasione.
Dean: Sicuramente.
Il ragazzo risponde con un leggero sorriso sarcastico.
Portineria: Tra poco arriverà qui uno dei nostri migliori studenti che ti accompagnerà a perlustrare tutte le aule studio e i percorsi necessari per arrivare alla mensa di questa struttura.
Dean: Credo sarà davvero molto interessante.

Circa venti minuti dopo, il fratellone sente bussare alla porta e incrocia lo sguardo del giovane che poco prima lo fissava senza sbattere ciglio.
Castiel: Piacere, mi chiamo Castiel.
Dean: E tu saresti il secchione dei malati di mente quindi?
Castiel: Grazie del bel complimento, ora vieni che ti accompagno a visitare questo manicomio.
Dean: Se io non volessi?
Castiel: Non mi farò mettere una cattiva condotta solo perché un ragazzino tanto presuntuoso deve astenersi dal conoscere meglio questo edificio.
Dean pensò che era il caso di seguire il moro, in quanto se avesse conosciuto ogni angolo di quella struttura, sarebbe riuscito meglio a individuare metodi per scappare.
Dean: D'accordo ti seguo, però non credere che lo faccia per la tua "cattiva condotta".
Il moro rotea gli occhi verso l'alto e inizia a camminare ad un passo davanti al ragazzo.
Dean: Tu perché sei qui?
Il giovane resta in silenzio, non osando rispondere, non voleva discutere sul suo passato, soprattutto non con lui.
Dean: Va bene, ho capito.
Castiel: Siamo arrivati, qui c'è la mensa, ognuno ha il suo posto riservato, puoi notare che ci sono i nomi sul cartellino.
Dean: Sul serio sono seduto accanto a te?
Castiel: Si, per il momento sei affidato a me, poiché devi ambientarti. Una volta che hai imparato dove andare, come comportarti, potrai decidere di cambiare il posto. D'accordo?
Dean: Sarà uno spasso.
Castiel: Non so il motivo per cui sei qui, ma sicuramente non è per la tua buona condotta, quindi evita di fare battute sarcastiche tutto il tempo e inizia a comportarti bene.
Dean: Che caratterino!
Il moro indica al ragazzo di uscire dalla mensa per avviarsi verso un'altra parte dell'edificio. Trovano davanti a sé una porta di vetro tutta disegnata, dove sono incisi alcuni simboli, tra cui quello antidemone. Il simbolo ricopre gran parte della vetrata. Questo fatto inizia ad insospettire il fratellone, così decide fare alcune domande a Castiel.
Dean: Quel simbolo cosa rappresenta?
Castiel: Quello è il sigillo di Salomone.
Dean: Sapresti dirmi a cosa serve?
Castiel: È semplicemente un simbolo che caratterizza lo stile antico di questo manicomio. Come mai ti interessa tanto? Non mi hai domandato neppure che tipo di lezioni si fanno e mi chiedi di una scritta su un vetro.
Dean: Pura curiosità.
Il moro non crede alle parole del ragazzo, ma decide di non indagare oltre.
Castiel: Come vedi con i tuoi stessi occhi, questo è il giardino della struttura.
Il parco è enorme, pieno di cespugli, alberi di qualunque tipo e fiori di tutti i colori. Al centro si trovano una fontana e delle panchine.
Dean: Bel paesaggio, ora dove si va?
Castiel: Non apprezzi abbastanza il mondo che ti circonda.
Dean: Il mondo che mi circonda, non ha nulla di positivo come stai alludendo tu.
Il giovane aveva accompagnato il fratellone in tutte le aule che gli interessavano, così decise di riaccompagnarlo nella stanza.
Castiel: Abbiamo terminato, se hai domande sai che mi trovi nella stanza affianco.
Dean: Fantastico! Pure la stanza vicina ora.
Castiel: Ormai non mi fa più effetto tutto questo, cambia tattica se devi irritarmi.
Dean: Mi impegnerò per trovarne una migliore.
Castiel: Sono curioso di sapere cosa ti inventerai.
Dean: Se te lo dicessi, non sarebbe una sorpresa.
Castiel: Capirai, che sorpresa! Ora vado. Ciao Dean!
Dean: Ciao Castiel.

Il biondo chiude la porta della stanza e si distende sul letto. Pensa al fratellino, che probabilmente lo sta cercando. La cosa che gli preme di più, è che Sam è lì fuori, senza essere protetto, aveva la maggiore età, ma per quanto grande fosse, Dean voleva proteggerlo. Quel senso di protezione andava oltre l'età di Sammy, il lavoro che facevano e la loro famiglia distrutta. Lui è la sua casa, doveva assolutamente trovare un modo per uscire da quel luogo e scoprire il perché di quel simbolo inciso sulla vetrata.

Senza epoca || DestielWhere stories live. Discover now