12.

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-Ciao Lydia.
Disse Thomas seduto sul letto dell'ospedale.
-Ciao Thomas. Non sei più venuto da me. Vuoi parlare?
Thomas rimase zitto.
-Mi hanno detto cos'è successo, ma vorrei sentire la storia dal tuo punto di vista.
-Stavo correndo con Newt. È arrivata Teresa. Ci siamo lasciati qualche giorno fa perché mi tradiva. Ho perso il controllo e Newt e Minho hanno cercato di fermarmi. Provandoci Newt mi ha spinto, sono caduto e ho battuto la testa. Tutto qui.
-Quindi è un episodio isolato? Non hai avuto altri sintomi negli ultimi giorni?
Thomas rimase in silenzio. Stava guardando fuori dalla finestra.
-Thomas. Cos'è successo nel periodo in cui non si siamo visti?
-Le solite cose. Tachicardia, crisi di pianto, attacchi d'ira, sbalzi d'umore, fame incontrollata, mancanza di appetito, mal di testa, tremori...
-Ok, può bastare così. Perché non sei venuto a dirmelo? Sai che ci sono sempre.
-Sai il motivo. Succede sempre così. Comincio le sedute, sto peggio, smetto di farle, perdo il controllo, finisco in ospedale o dalla polizia e ricomincio le sedute.
-Succede perché non dovresti stopparle.
-Succede perché avrei bisogno di uno psichiatra.
Silenzio.
-Sei in ospedale. Posso chiedere un consulto.
-Mia madre non pagherebbe mai per uno psichiatra e lo sai bene.
-Hai bevuto, ti sei drogato o hai fumato?
Thomas sbuffò.
-No.
La donna segnò una cosa su un foglio.
-Prima hai parlato di Newt. Chi è?
-È un mio amico. È nuovo. È arrivato qualche giorno fa.
-Come ti fa sentire pensare a quello che ha visto?
-Una favola. Infatti la cosa che più spero mi succeda nella vita è non riuscirmi a controllare davanti a migliaia di persone.
-Sai che usare il sarcasmo...
-È un sintomo di insicurezza e insoddisfazione personale. Me lo ripete tutte le volte che ci vediamo. Fa sempre le stesse domande e mi dice sempre le stesse cose.
Thomas si era alzato e stava urlando.
-Thomas ora siediti e calmati. Respira.
Thomas ribaltò un tavolo. Rimase un attimo in piedi immobile poi si sedette.
-Scusa.
-Non devi scusarti. So che non lo fai apposta. E che non sempre riesci a controllarlo, ma il fatto che tu sia riuscito a fermarti da solo è già un passo avanti. Vuoi qualcosa per il dolore? Deve farti molto male la testa.
-No, sto bene.
-Ti lascio ai tuoi pensieri, ma promettimi che tornerai in terapia.
Disse andandosene. Newt bussò leggermente sulla porta anche se era aperta.
-Ciao Newtie. Non fare caso al tavolo. Dopo lo rimetto a posto.
-Non preoccuparti, devi riposare. Lo rimetto a posto io.
Thomas si addormentò.
-Mi dispiace Thomas. Vivi un inferno. Vorrei prendermi un po' del tuo dolore. Tutto quel peso che ti porti sulle spalle finirà per ucciderti. Fatti aiutare, ti prego.
Disse Newt con gli occhi lucidi coricandosi vicino a lui.

-Dottore la prego.
-Gliel'ho già detto, signorina Martin. Io non posso fare niente per quel ragazzo. Posso analizzarlo, diagnosticargli un disturbo e prescrivergli dei farmaci. Ma se la situazione è come mi ha detto lei sarebbe inutile. La famiglia non vuole ascoltarlo. Come non hanno ascoltato lei, non ascolteranno neanche me.
-Ma lei è un medico. Faccia un tentativo, la prego.
-E va bene. Domattina andrò a parlarci e parlerò con la famiglia. Ma se è stato tutto invano, me la prenderò con lei.
-Va bene, grazie. Quel ragazzo ha davvero bisogno di aiuto.

Runners (newtmas)Where stories live. Discover now