32. 𝐃𝐫𝐚𝐩𝐩𝐢 𝐧𝐞𝐫𝐢 𝐞 𝐩𝐫𝐨𝐦𝐞𝐬𝐬𝐞 (Queenie)

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Queenie aveva seguito il gruppo fino a quando tutti e nove avevano attraversato la barriera intorno alla scuola di magia. Aveva anche rischiato grosso prima, quando si era avvicinata troppo alla compagnia, ma per fortuna aveva scampato il pericolo. Doveva tenerli d'occhio, solo per un po'...ma allo stesso tempo sporcarsi la coscienza ancora le avrebbe fatto sempre più male...

Si trovava davanti ad un bivio, era innegabile. Da una parte il suo cuore premeva per avvertire sua sorella, Jacob e gli altri del pericolo, dall'altra la sua mente la tormentava ricordandole ciò a cui sarebbe andata incontro se avesse tradito Grindelwald.

"Pensa solo a tradire la mia fiducia ancora una volta e la punta di questa bacchetta sarà l'ultima cosa che vedrai in vita tua"

Quelle parole la assillavano per ovvi motivi: il pensiero di morire non era proprio dei migliori. Ma per quanto ancora poteva fingere?

Nonostante non fosse ciò che voleva davvero fare, Queenie prese la bacchetta, facendo attenzione ad essere ben nascosta tra il verde della foresta. Si concentrò e raccolse uno dei ricordi più felici che trovò negli angolini della sua mente scombussolata. Pensò ad uno dei tanti giorni che avevano passato lei e Jacob in pasticceria, quando lei gli aveva insegnato a fare lo strudel. Ricordò cose che non le erano mai volate via dalla mente: il rumore dei coltelli che tagliavano le mele, l'odore della loro piccola creazione che prendeva forma nel forno, le mani esperte di Jacob che si muovevano da una parte all'altra del tavolo prendendo gli attrezzi e gli ingredienti. E poi quando avevano giocato con la farina...sembravano due bambini che si facevano la guerra. Era stato uno dei giorni più belli della sua vita. Quanto avrebbe voluto tornare indietro...ma non poteva.
«Expecto Patronum» pronunciò, con gli occhi leggermente lucidi e un sussurro.

Subito apparve una graziosa farfalla fatta di polverina argentea. Si muoveva con calma ed eleganza e sbatteva le ali guidata dal venticello mattutino che soffiava. Probabilmente si sentiva piccola e fragile, ma allo stesso tempo sapeva di avere il dovere di apparire bellissima agli occhi degli altri e ignorava quindi il nero che aveva dentro di sé. Un po' come lei.

Lasciò che la sua bocca dicesse qualche parola. Solo poche frasi, per far sapere ai seguaci che potevano agire. Allo stesso tempo però quel "diversivo" avrebbe fatto credere a Grindelwald che gli era ancora fedele, quando era chiaro come la luce che il suo unico pensiero fosse quello di fuggire il più lontano possibile da quell'incubo.

Guardò la farfalla sparire dietro le verdi e rigogliose chiome degli alberi e decise che doveva raggiungere Newt e gli altri. La sabbia nella clessidra stava scorrendo sempre più velocemente, il che significava che il tempo che mancava all'attacco al Ministero brasiliano era davvero pochissimo. Mosse un passo ma scoprì che il mantello nero che indossava si era impigliato in un arbusto. Cercò di tirarlo fuori strattonandolo leggermente.
«Andiamo...stupido mantello...»

Un rumore. Queenie ebbe un sussulto e dimenticò l'indumento. Qualcuno stava muovendo le fronde...
Temeva fossero i due uomini a guardia della barriera che l'avevano sentita imprecare. La ragazza indietreggiò, la bacchetta in mano e gli occhi fissi davanti a lei. La mantella si strappò, ma la legilimens non ci badò. Tremava e il suo respiro stava diventando sempre più affannoso.
«Non fare un altro passo!» gridò.
La figura continuava per la sua strada e piano piano divenne sempre più nitida...finchè con un movimento un po' goffo uscì allo scoperto.
«Cosa...Queenie? Sei davvero tu...»

Abbassò la bacchetta. Non sapeva se pensare fosse un sogno, un'allucinazione o la realtà perchè non avrebbe saputo distinguere l'uno dalle altre. Dalla sua bocca uscì un suono strozzato, come se la sorpresa la stesse strangolando.
«Jacob...»
Voleva corrergli incontro, sfogarsi, supplicarlo, fare qualsiasi cosa che gli dimostrasse quanto fosse dispiaciuta e pentita di ciò che aveva fatto e quanto desiderasse tornare da lui. Ma per qualche strana ragione che le sembrò infondata e completamente senza senso stette ferma dov'era, cercando di evitare che le sue gambe cedessero. Istintivamente lesse i suoi pensieri.

Sotto la pioggia (a Fantastic Beasts Fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora