57. 𝐅𝐮𝐨𝐜𝐡𝐢 𝐝'𝐚𝐫𝐭𝐢𝐟𝐢𝐜𝐢𝐨 (Charlotte)

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«Posso aprire gli occhi ora?»
«No! Non ancora, aspetta... ho quasi finito.»
«D'accordo, d'accordo.»
«Vedrai, ti piacerà!»
Charlotte diede l'ultima spazzolata ai capelli scuri dell'Auror seduta alla specchiera, gettando uno sguardo al riflesso nello specchio e facendo un passo indietro.
«Ora puoi aprirli.»

La giovane Malfoy osservò Tina ammirarsi esterrefatta. L'americana sfiorò con le dita i fili di seta color cenere, arricciati leggermente per far risaltare la forma del suo viso. Charlotte notò con piacere che si fosse accorta del filo di trucco che le aveva applicato. Alla fine ne era bastato lo stretto indispensabile: aveva pensato che Tina fosse già perfetta così com'era e perciò aveva solo evidenziato la sua parte migliore, che a suo parere erano sempre stati gli occhi.
«Allora?» le chiese, entusiasta e soddisfatta del risultato del suo lavoro. «Che te ne pare?»
«Io...» Tina aprì e chiuse la bocca, in cerca delle parole «Sono... bellissima...»
«Di questo non dovresti mai dubitare.» La mora si voltò verso di lei. «Sul serio, non sembro più io!»
«Oh, ma per favore!»

Charlotte poggiò la spazzola e mise le mani sulle spalle di Tina «Non dubitare mai della tua bellezza. Davvero, ragionaci: ci sarà un motivo se ci sono stati donati un corpo o un viso, no? Non ci sono stati dati per odiarli, ma per amarli» accennò ai loro riflessi nello specchio e abbassò la voce «Il segreto sta nella consapevolezza. Quando ci rendiamo conto di essere belle diventiamo delle armi, ragazza: confidenza significa potenza.»

Le loro risate rimbalzarono per la stanza e loro si lasciarono circondare da esse «Da dove ti escono tutte queste cose?»
«Ah, mia madre... Una megera parecchio vanitosa ma che a volte diceva qualcosa di buono.»
«È davvero così tremenda, tua madre?»
«Credimi quando ti dico che non vorresti conoscerla.»
Vide Tina armeggiare con il suo vestito, un flapper nero con ricamati dei fiori argentati qua e là. Sembrava non fosse quasi mai stato usato dal modo in cui calzava alla ragazza. Si vedeva lontano un miglio che Tina non fosse abituata alle uscite o alle feste, così Charlotte si offrì per darle qualche consiglio.

«Prova in questo modo...»
«Non è troppo-» ribatté la mora, ma fu subito interrotta.
«Ehi, rilassati! È solo una stupida festa!» la rassicurò, ammiccando. «E per di più Newt è o non è il tuo ragazzo ora?»
«Sì, ma...»
«Ottimo! Perciò hai il diritto - e il dovere - di provocarlo. Solo un pochino. Quanto basta per farti... desiderare ancora di più. Non so se mi sono spiegata...» le fece l'occhiolino, aspettando una risposta che ovviamente non arrivò. Non era una novità: certe volte riusciva ad essere talmente diretta da mettere a tacere chiunque.

Si rimise allo specchio e si sistemò una ciocca di capelli, quando udì nuovamente la voce di Tina Goldstein dietro la sua schiena.
«Grazie, Charlotte. Per... insomma, i consigli e tutto il resto. Non so perché tu abbia voluto aiutarmi ma... grazie.»
La bionda si voltò verso la porta, accennando un sorriso «Figurati. Sono contenta che tu e Newt abbiate avuto quello che vi meritavate. Non devi ringraziarmi. E poi ti ho aiutata perché...» cercò di trovare le parole giuste «Ti ho aiutata perché credo tu sia fantastica. E forse anche un po' perché avevo bisogno di un qualcosa di simile ad un'amica» confessò, e il pensiero rimbalzò subito a Leta.

Era stata l'unica vera amica che avesse mai avuto. Tutte le altre ragazze del Ministero l'avevano sempre evitata, ma lei no. Leta Lestrange aveva capito subito che entrambe avevano qualcosa in comune: le stesse ombre, la stessa freddezza eppure la stessa sensibilità, conservata nel punto più profondo e irraggiungibile delle loro anime. Entrambe giovani donne di sangue puro, che avevano scelto di fuggire dall'immagine delle loro famiglie e rifarsi una vita, abbandonando ogni pregiudizio di supremazia dei maghi e venendo additate per questo.

Leta l'aveva fatta sentire meno sola. E ora, senza di lei, Charlotte si sentiva solo una stupida individualista senza uno scopo preciso, in grado solamente di accumulare un fallimento dopo l'altro quando provava ad aiutare le persone. Non nel modo in cui aveva aiutato Tina: quello le era venuto naturale. Lei falliva quando provava ad aiutare seriamente le persone.

Sotto la pioggia (a Fantastic Beasts Fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora