43. 𝐕𝐞𝐫𝐬𝐨 𝐥𝐚 𝐟𝐢𝐧𝐞 (Tina)

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Nessuno avrebbe mai potuto neanche lontanamente immaginare quello che Tina stava passando. Era sotto effetto della maledizione cruciatus da chissà quanto ormai... forse solo da qualche minuto, che tuttavia le parve un'eternità. Doveva liberarsi, scappare in qualche modo. Quell'incantesimo non era solo tortura fisica: se fosse stato così sarebbe risultato tutto molto meno doloroso. No, quella maledizione era vera e propria tortura psicologica.

Fiamme. Le percepiva, potenti e brucianti nel petto. A mano a mano che l'incantesimo agiva avevano cominciato ad espandersi, a circondarle il cuore, chiudendolo in gabbia. Ardevano il liquido nelle sue vene e si spostavano liberamente tra i suoi ricordi, trascinando con loro torride correnti di dolore. Non valutarono neanche per un millesimo di secondo l'idea di lasciarla andare: continuarono imperterrite a consumare ogni brandello di memoria, alimentate dai rimpianti che venivano a galla di tanto in tanto. Invadevano e laceravano qualsiasi pezzo di anima toccassero, dal più insignificante al più prezioso.

Nessuno l'aveva mai preparata per una cosa simile. Nemmeno Graves o i suoi genitori l'avevano addestrata su come poter sopportare il peso di una maledizione senza perdono. Sua madre Elaine l'aveva solo spronata a combattere qualche giorno prima di esalare il suo ultimo respiro al fianco dell'uomo che amava. E in mezzo al caos che infuriava nel suo animo le parve di udire, rivivere ogni cosa. Sentì la voce calda e pacata della sua mamma e poi la sua mano, delicata come il petalo di una rosa. Elaine che le porgeva il ciondolo dorato e lei che se lo stringeva al petto, incredula.
Ma la maledizione era talmente potente che riuscì a confinare persino quel tepore materno. Quegli istanti riaffiorarono nella sua testa sotto forma di un'eco lontana, come se il ricordo giacesse sul fondo di un pozzo e stesse cercando di chiamarla.

"Arriverà un giorno nella vita in cui ti troverai a dover affrontare qualcosa di grosso, piccola mia. Qualcosa col quale non avresti mai pensato di trovarti faccia a faccia. Ciò che posso dirti per quando quel giorno verrà è: combatti. Fino alla fine."

Era ciò che stava cercando di fare. Non poteva lasciarsi andare, non in quel modo. Cacciò un altro urlo, meno potente del precedente ma non per questo meno bagnato di sofferenza. Lottò per far uscire quelle dannate sensazioni da dentro di lei, per conservare i pezzi della sua anima che erano riusciti a stento a ripararsi dalla furia del fuoco. Si sentiva un animale in gabbia e quella situazione non le piaceva per niente.

Fu quando dalla sua gola si liberò un terzo urlo che ogni cosa cessò. Di getto ogni orrenda sensazione nel suo petto andò a sfumarsi, fino a far perdere quasi del tutto le sue tracce. I ricordi si ricostruirono, tornando sullo scaffale a loro assegnato nella mente della povera Tina. Le energie si fecero spazio tra le ossa, oltrepassando le vene nelle quali il sangue cominciò a raffreddarsi nuovamente.
Poté riprendere finalmente un contatto con il suo corpo e con il mondo esterno. Mosse piano le dita della mano, tastando il terreno erboso e bagnato. Quasi sicuramente si trovava a terra.
Le sue orecchie distinsero il suono dei suoi respiri, ma anche di quelli di qualcun altro chinato su di lei.
«Andiamo, Tina... Svegliati, coraggio.» Chiunque fosse sembrava decisamente preoccupato per lei.

A fatica la ragazza riaprì gli occhi, venendo subito investita da rumori di incantesimi che volavano in lontananza.
Il grillo nella sua testa cominciò a saltellare da un pensiero all'altro, cercando di farle ricordare a che punto fosse prima di ricevere la maledizione cruciatus.

Queenie... Il ministero... La pioggia... La statua... La battaglia... Newt, Abernathy, Tolliver e poi la maledizione...

Si mise a sedere di scatto, incurante della pioggia e alla ricerca della sua bacchetta. Con suo grande stupore scoprì che la persona che aveva avuto accanto per tutto quel tempo altri non era che Jacob.
«Jacob...?» gli chiese, in un attimo di confusione. Poi ecco che tornò cosciente della situazione.
Aveva preso la maledizione proprio al posto suo. Si era frapposta tra lui e Achilles Tolliver, subendo l'azione torturatrice dell'incantesimo e salvando il No-Mag.

Sotto la pioggia (a Fantastic Beasts Fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora