2. 𝐔𝐧𝐚 𝐯𝐢𝐬𝐢𝐭𝐚 𝐢𝐧𝐚𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐭𝐚 (Jacob)

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Era passata un'ora da quando Newt era entrato nella valigia. Una lunghissima ora in cui Jacob si sentì tremendamente solo.

Quanto avrebbe voluto che Queenie fosse lì con lui! Già, la sua dolcissima Queenie. La ragazza dai capelli biondi che lo aveva incantato con il suo modo di fare, la sua voce, il suo sorriso caldo... dire che gli mancava era dire davvero poco.

Si alzò lentamente dal letto sul quale era stato seduto per tutto quel tempo e decise di guardare fuori dalla finestra, spinto dal desiderio di distrarsi. Nonostante le sbarre riusciva a distinguere perfettamente ogni dettaglio del paesaggio intorno alla scuola. Gli alberi ormai svuotati delle loro foglie, le colline che piano piano cominciavano a tingersi dei colori dell'autunno e la pioggia. Prima di incontrare Queenie aveva sempre odiato la pioggia. Poi tutto era cambiato quel giorno del 1926, quando aveva conosciuto la donna che aveva ricostruito un pezzo vuoto del suo animo con quel semplice bacio...
Ricordava ogni sensazione che aveva provato in quell'istante. Il che era strano, quella pioggia avrebbe dovuto obliviarlo (uno strano verbo che i maghi usavano per dire "cancellare la memoria"), ma non era stato così. Quasi poteva sentire tutto di nuovo: l'aria umida e fredda, le goccioline che gli scivolavano sui vestiti e gli bagnavano i capelli, la pioggia talmente fitta da rendere New York ancora più confusionaria. E poi Queenie che si avvicinava inebriando l'aria col suo dolce profumo, gli asciugava le labbra bagnate con la punta di un dito e poi le premeva sulle sue, con una delicatezza che solo lei possedeva.

Avrebbe voluto tornare indietro? Sì, con tutte le sue forze. Ma la vita va avanti e non a ritroso e il destino, un po' come quelle dannate fiamme blu, aveva scelto di separare le loro strade. Gli si strinse il cuore a quel pensiero. Sempre se si può stringere un cuore già a pezzi.

Ora poteva solo sperare che Queenie fosse viva, essere forte... ma non ci riusciva. Era uno sforzo troppo grande per uno come lui, che tutto era tranne che forte.
Più volte aveva giurato a sé stesso che avrebbe trovato quello stupido Girdenlald, Grinselwald o come si chiamava, e al momento giusto gli avrebbe tirato un pugno dritto sulla faccia (come aveva fatto con il Goblin due anni prima, quello che gli ricordava il suo coach).

Ma chi voleva prendere in giro? Non aveva nemmeno una bacchetta con cui fare qualche incantesimo.
A volte si sentiva fuori posto. Non avrebbe nemmeno dovuto conoscere Hogwarts o Newt o Queenie o nulla di tutto quel mondo magico. Era solo uno stupido... com'è che li definivano? Babbani. Solo un insulso pasticcere babbano. La sua unica utilità al massimo avrebbe potuto essere impastare qualche pagnotta, ma non credeva sarebbe servito a molto in caso di una guerra.

Odiava quella parola. Guerra. Tutti i suoi incubi peggiori erano basati su di essa. Vedeva continuamente la gente morire, cadere sul terreno fangoso del fronte, privata di ogni respiro. A volte gli tornava in mente quell'immagine e a morire su quel campo umido di sangue era suo fratello Hans.
Per un periodo dopo la sua perdita era caduto in depressione, in un buco profondo e buio, perché la sua unica luce si era spenta combattendo. Poi una sera d'estate del ventiquattro aveva deciso che era inutile starsene seduti a piangersi addosso. Si era rimboccato le maniche e aveva deciso di seguire i suoi sogni. Era partito per l'America, colmo di speranza. La stessa speranza che gli serviva proprio in quel momento per superare quei pensieri.

Jacob era rimasto così, lui e la sua testa, per più tempo di quanto avesse immaginato. A un tratto sentì bussare fragorosamente alla porta della stanza. Gli toccò aprire, dato che il suo amico magizoologo non avrebbe sentito un accidente da dentro la valigia.

Una figura alta, snella e dall'aria autoritaria gli comparve di fronte. Jacob era sicuro di averlo visto combattere al fianco di Newt Scamander quel giorno a Père-Lachaise.
Riconosceva il viso leggermente allungato, le pochissime lentiggini sparse e quasi invisibili intorno al naso e gli occhi sul tono dell'azzurro. Sembrava sicuro di sé, serio, elegante all'apparenza. Che fosse una maschera?

Sotto la pioggia (a Fantastic Beasts Fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora