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IX. I'll follow you into the park, through the jungle, through the dark
girl, I never loved one like you

Una grossa goccia cadde dal cielo, solitaria e impavida, andandosi a scontrare contro un viso caldo per solcarne la guancia. A Michelle parve una lacrima, ma Erwin non ne aveva ancora versata mezza, e capì subito che non si trattasse del suo pianto. L'uomo continuava a fissare la vecchia lapide in silenzio, ma non piangeva. L'unica debolezza che si era concesso di mostrare era la depressione che lo tormentava, più perchè si sentisse completamente incapace di nasconderla che per altro. Si era lasciato andare, e adesso Michelle gli circondava le ampie spalle come se fosse un bambino. Era avvolto nel suo profumo, ed entrambi erano ancora seduti in terra, anche se a giudicare dal gocciolio sempre più persistente ci sarebbero rimasti ancora per poco.
Infatti in meno di un minuto iniziò a piovere, ma non si mossero. I cappucci li proteggevano quel tanto che bastava, ed Erwin non aveva ancora la forza per andarsene, o almeno così credeva. Da una parte non desiderava altro che tornarsene al suo Quartier Generale, dove il fantasma di suo padre lo avrebbe perseguitato solo per alcuni attimi e lui avrebbe potuto vivere i suoi momenti di pace, dall'altra voleva tenere ancora compagnia al cadavere del genitore. La pioggia si intensificò d'improvviso e le gocce fredde lo aiutarono a riscuotersi, si impose di riprendere le redini del suo io e di tornare a padroneggiare la solita mente fredda e calcolatrice.
"Andiamo" disse semplicemente, iniziando ad alzarsi. Michelle lo guardò dal basso con i suoi meravigliosi occhi ambrati, come a volersi accertare che fosse sicuro della sua decisione.
Alla fine si alzò anche lei, e dopo aver dato un ultimo sguardo alla pietra grigia se ne andarono, la pioggia che picchiettava incessantemente sulle loro spalle.
Il Comandante cominciò a pensare a come ritornare in base pur di distrarsi, e si accorse di come tutta l'area circostante fosse coperta da grossi nuvoloni neri, che a dirla tutta non promettevano nulla di buono e che in quel momento parevano una perfetta incarnazione del suo umore. Ad ogni modo era un grosso problema, se si fossero dovuti fermare avrebbero dovuto procurarsi del cibo e qualcosa con cui scaldarsi, e anche del mangime per i cavalli. Sperò che i soldi che aveva dietro bastassero per tutto.

Arrivarono alla vecchia casa in qualche minuto, trovandosi già completamente fradici.
Michelle si mise subito a scrollarsi, imprecando e gemendo, togliendosi gli stivali e tutti gli indumenti bagnati.
"Io odio l'acqua" la sentì mormorare in tono lamentoso.
"Beh non possiamo tornare indietro. Se ci volessimo azzardare a partire questo sarebbe probabilmente il momento migliore, ma rischiamo che il temporale ci colpisca mentre siamo in viaggio, e non sapremmo dove ripararci. Direi che la cosa migliore da fare è aspettare qui fino a quando non si placa tutto e poi ripartire"
"Ma è quasi sera"
"Nell'eventualità che continui a piovere potremmo essere costretti a passare la notte qui, se per te non è un problema"
A Michelle balenarono davanti agli occhi diversi scenari, e dopo aver deglutito il grosso groppo emotivo che aveva in gola, annuì abbastanza vigorosamente.
"É meglio che vada a cercare qualcosa da mangiare prima che inizi a diluviare" continuò lui tirando fuori un sacchetto di monete.
La vide infilarsi una mano nello scollo della camicia e per un attimo credette stesse succedendo qualcosa di inaspettato, ma poi tirò fuori delle banconote dal reggiseno, porgendogliele.
"Non ce n'è bisogno" balbettò ancora un po' turbato dal pensare a dove fossero realmente stati quei soldi.
"Non rompere" gli rispose e a quel punto cedette e prese in mano i fogli di carta grigiastri.
"Cerca di accendere il fuoco"
"Certo, con la legna bagnata"
"Stupiscimi" le rispose sarcastico uscendo dalla piccola casa.

Michelle sbuffò e si mise subito all'opera. Dissellò i cavalli e portò tutti i finimenti dentro per evitare che si rovinassero, tolse il telo dall'abbeveratoio per farlo riempire di acqua piovana e si mise alla ricerca di qualcosa da ardere. Riuscì miracolosamente a trovare sterpaglie e qualche ceppo asciutto da una vecchia catasta e tornò dentro per accendere il fuoco nel piccolo camino di pietra. Quando finalmente riuscì ad appiccare una fiammella abbastanza stabile, si mise a pulire la stanza ancora immersa nella polvere. Se ci fosse stato il Capitano Levi probabilmente sarebbe svenuto. Tra uno sbuffo e l'altro riempì secchi e bacinelle di acqua piovana, utilizzandoli poi per pulire le superfici dallo sporco. Quando il fuoco ormai scoppiettava vivacemente nel camino e l'aria si era fatta calda e umida, si slacciò la camicia, che in pochi altri minuti finì appoggiata ad una sedia. L'unica cosa che le copriva il busto adesso erano le cinghie e il reggiseno bianco, e sperò vivamente che Erwin fosse ancora in alto mare, anche se sotto sotto non gli sarebbe dispiaciuto farsi vedere così. Era curiosa di vedere quale sarebbe stata la sua reazione, ma appena si rese conto di quei pensieri si vergognò e si rivestì immediatamente, anche al costo di dover sudare.

Call of silence /Erwin Smith/Where stories live. Discover now