Fall of giants

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XIII. This is the end
hold your breath and count to ten

Qualche anno dopo

La cinquantaseiesima spedizione al di fuori delle mura stava ufficialmente per incominciare. Era l'alba e il cielo era carico di nuvole rosa, che non facevano altro che istigare nei soldati un'indesiderato timore. Era sempre una seccatura andare in giro con la pioggia, il fango limitava i cavalli, le gocce entravano fastidiosamente negli occhi, e tante volte chi ritornava doveva poi rimanere chiuso in stanza per giorni e giorni a causa dei malanni.

Anche il Comandante Smith sperava che non piovesse, e continuò a pensarci anche mentre sistemava le ultime cose nel suo ufficio. Ricontrollò per l'ennesima volta la formazione, ma il rumore cigolante della porta lo ridestò dai suoi affari. Alzò lo sguardo e incrociò quello assonnato e scontroso dell' adorabile ragazza che usciva svogliatamente dalla sua camera.
"Dobbiamo muoverci" gli ringhiò addosso, stiracchiando le braccia e sbadigliando sonoramente.
"Buongiorno simpatia" la rimbeccò Erwin prendendo un ultimo sorso dalla sua tazza di te, il solito sorriso leggero cucito sulle labbra. Lei gli fece una linguaccia, e insieme si diressero verso la porta, ma prima che Michelle potesse oltrepassarla, il biondo la fermò giusto per rubarle un bacio alla veloce e uscire per primo dalla porta.
"Vedi di non farti ammazzare" gli urlò lei sarcasticamente, perdendosi ad osservare la figura tonica e slanciata che si allontanava di fretta lungo il corridoio.
"Altrimenti lo faccio io" sussurrò più a sé stessa che al resto, sbuffando.

Si chiuse la porta dell'ufficio alle spalle e corse alle scuderie per prepararsi il cavallo, unendosi poi a Mike e al resto della squadra. I soldati, soprattutto i veterani, iniziarono a raggiungere le mura a scaglioni, ma loro rimasero con Hange, Levi e le rispettive squadre ad aspettare il Comandante, che quando li raggiunse non gli fece perdere altro tempo, e insieme si fiondarono verso le mura, conducendo i cadetti e le squadre meno esperte. Dopo poco raggiunsero il folto contingente militare e lentamente, a fatica, si schierarono davanti all'imponente cancello, che a breve sarebbe stato aperto solo per loro.

Michelle affiancò Erwin, ascoltando distrattamente le scaramucce tra Hange e Levi, un semplice susseguirsi di insulti ed epiteti coloriti. Guardò furtivamente il suo Comandante, osservandone l'adorato profilo spigoloso e sentendosi sempre più contenta per avere la possibilità di baciarlo ogni notte. Ormai erano 5 anni che lo aveva incontrato, e non poteva non ammettere che fossero stati i 5 anni più belli della sua vita. Quando si era unita alla Legione Esplorativa non pensava che sarebbe arrivata a quello, non lo poteva neanche lontanamente immaginare, ma Erwin era stato un regalo meraviglioso e inaspettato, e ogni volta che si abbracciavano tra le coperte, la notte, ringraziava il mondo per averle dato quella splendida opportunità. Ovviamente i momenti difficili c'erano stati anche tra loro, tanto da portarli a poco dal separarsi definitivamente, ma erano riusciti a superare anche quello, perchè sembrava che se ne avessero parlato avrebbero potuto risolvere qualsiasi cosa. Se Erwin aveva dei problemi con il lavoro, ne parlava con lei e insieme trovavano la situazione, se litigavano, facevano scorrere un po' di tempo e poi chiarivano tranquillamente, ritornando ad abbracciarsi come due bambini. Se si fossero dichiarati guerra, era certo come che il cielo fosse azzurro che avrebbero risolto tutto in poche ore, tornando a far l'amore per sancire la pace.

"Tutto a posto Comandante?" mormorò solenne senza staccare gli occhi dalla sua figura imponente e ben dritta sulla sella. Si guardarono un attimo ed entrambi pensarono segretamente a quanto l'altro fosse bello. Nonostante avesse superato i trenta, Erwin era ancora nel fiore dei suoi anni e il suo aspetto sembrava migliorare letteralmente di giorno in giorno. Il corpo non dava nessun minimo segno di cedimento, mostrandosi sempre scolpito ed allenato, i lineamenti del viso erano ancora netti e ben definiti. I grossi occhi azzurri sembravano sempre più simili a pezzetti di cielo, e Michelle se ne innamorava ogni giorno di più.
"Certo che si, Caporale Even" rispose lui tornando a guardare le mura, provocandole un sorriso rassegnato. Era ancora molto formale quando era davanti a tutti, non che lo biasimasse, però certe volte diventava pesante, inadeguato.
"Bene" continuò, le briglie ben strette tra le dita e l'espressione leggermente indurita dalla situazione in cui si trovavano. Le retrovie si erano sistemate ed erano tutti pronti a partire, e come ogni volta l'enorme cancello iniziò a salire in una confusione assordante di terra e rumore di ingranaggi, ma Erwin sembrava non avere le orecchie.
"Che la cinquantaseiesima spedizione al di fuori delle mura abbia inizio!" urlò con veemenza, il tono imperioso e tonante assunto ogni qualvolta si trovasse tra le fila dell'esercito.
Michelle scosse la testa, sbuffando, e si chiese mentalmente perchè continuasse a farlo. Erano 5 anni che lo sentiva gridare in quel modo, ed erano 5 anni che cercava di farlo smettere, ma lui diceva che era importante e che dava la carica ai suoi soldati. Era la cinquantaseiesima volta che ascoltava quel grido e si accorse con divertita amarezza che probabilmente l'avrebbe dovuto ascoltare ancora per molto.
Davanti a loro intanto si apriva progressivamente il rigolioso paesaggio delle pianure, dove il verde sembrava non voler lasciare spazio a nessun altro colore e le piante si estendevano leggiadre in grosse macchie.

Call of silence /Erwin Smith/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora