Fallen

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XII.I'd like for you and I to go romancing
Say the word, your wish is my command

L'autunno stava arrivando e le temperature più basse conciliavano perfettamente il lavoro dei soldati. Il cielo era grigio e nuvoloso, l'aria dolce pregna di vari ricordi estivi, e il sentore del freddo ancora abbastanza lontano. Il verde mutava, gli alberi stavano perdendo le foglie come dei vecchi signori, ma il morale era ancora abbastanza alto.

Michelle stava lavorando duramente, e il Comandante Smith poteva scorgerla perfettamente dalla finestra del suo ufficio. Il busto definito era fasciato solo da un reggiseno nero, i capelli imbrigliati in una coda disordinata, e ogni centimetro di pelle luccicante di sudore. Lavorava instancabilmente ormai da ore senza che i muscoli dessero segni di cedimento, ma le labbra dischiuse suggerivano quanto in realtà fosse affaticata, anche se non sembrava volersi fermare. Sfruttando la forza di gravità, alzò l'ascia sopra la testa e la fece cadere con forza sul grosso ceppo di legno, in un baluginio metallico accompagnato da un rumore secco. Il ciocco di betulla si staccò e cadde in terra insieme agli altri, e lei rieseguì il movimento, inarrestabile. Fece roteare l'ascia e la fece ricadere pesantemente sul legno, che continuò a frazionarsi. La vide fermarsi un attimo, conficcando la lama nel ceppo e guardandosi intorno per riprendere fiato. Attorno a lei una ventina di altri soldati stavano facendo il suo stesso lavoro, l'arrivo dell'inverno era sempre accolto con una diffusa preoccupazione sulla temperatura che avrebbero dovuto sopportare dentro alle mura pietrose del Quartier Generale e tutti si erano messi di buona lena ad aumentare le scorte. Michelle prese una grossa cesta di vimini e si piegò, iniziando a raccogliere i pezzi da portare alla catasta. Erwin avrebbe voluto negarlo ma ebbe un fremito, come ogni volta che vedeva il suo corpo. Un sorriso leggero gli spuntò sulle labbra al solo ricordo della notte passata insieme e a malincuore si staccò dalla finestra per tornare a lavorare.

Nonostante avesse un bel po' di scartoffie da curare, quel giorno si sentiva stranamente distratto. Dopotutto era il suo compleanno, e nessuna delle persone a lui più care gli aveva fatto gli auguri, cosa che lo aveva fatto sprofondare in un sentimento misto tra la delusione e la tristezza. Non si aspettava chissà cosa, e nemmeno lo desiderava, ma si era aspettato che almeno Michelle gli parlasse, gli facesse gli auguri, mentre invece, dopo aver passato la notte insieme come ormai accadeva di frequente, era scappata dal suo letto quando non era ancora l'alba, e da lì non si erano più parlati. Non l'aveva vista a pranzo e non l'aveva cercata, e poco prima l'aveva riconosciuta nel gruppetto di soldati che spaccavano la legna. Anche adesso, mentre riprendeva a scrivere la lettera super formale per il Comando Centrale, avvertiva un gusto amaro sul retro della lingua. Non aveva mai festeggiato il suo compleanno e aveva quasi sognato che Michelle se lo ricordasse e gli facesse passare il giorno più bello della sua vita, anche se continuava a dirsi che avrebbe dovuto calmarsi ed evitare di prendersela con lei, che dopotutto era umana.

Si accorse però di come gli venisse difficile non colpevolizzarla. Lui aveva fatto di tutto per lei, aveva cercato di darle tutto il suo amore, l'aveva accontentata in ogni cosa che potesse e desiderava essere ripagato. Non voleva molto, ma almeno gli auguri. Sbuffò sonoramente; avrebbe potuto farla chiamare in qualsiasi momento e affrontarla di petto, ma non sapeva che cosa le avrebbe potuto dire. In genere quando la faceva chiamare nel suo ufficio così all'improvviso era perché le mancava e sentiva il bisogno di parlarle e sfogare il nervosismo che accumulava durante le giornate più dure, o nel migliore dei casi per farsi fare un massaggio o semplicemente per tenerla stretta in grembo, ma quel giorno non si sentiva in vena di nessuna delle due cose.
Aprì il cassetto per estrarre il sigillo con cui chiudere la busta e intravide il blocchetto di fogli ingialliti che Michelle aveva riempito di disegni. Era molto più brava di quanto pensasse, ma non era un talento. I suoi schizzi infatti erano per la maggior parte frutto di ricopiature o studi anatomici, e le pagine erano piene di mezzibusti, mani, schiene, muscoli. Una volta gli aveva addirittura chiesto di fargli da modello e lui dopo le prime lamentele si era tolto la maglia e le aveva permesso di ritrarlo al solo gusto di vedere la sua espressione concentrata. Il suo busto muscoloso era custodito in un foglio spiegazzato nascosto tra le pagine del libro preferito di Michelle, insieme al fiore rinsecchito che Erwin stesso le aveva regalato ormai molto tempo prima, ma lui non poteva saperlo.

Call of silence /Erwin Smith/Where stories live. Discover now