Sunny

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XI. The dark days are gone, and the bright days are here,
My Sunny one shines so sincere

Il Sole era coperto da una pesante coltre di nuvole quel mattino, ma ogni tanto i suoi raggi riuscivano ancora a baciare la terra. Lo spettacolo che avvolgeva il paesaggio tra le mura era splendido, la rugiada brillava e le fronde degli alberi si muovevano leggermente al passare del vento, ma al quartier generale quasi nessuno stava guardando fuori dalle finestre. C'erano solo una decina di sentinelle sveglie, le restati del plotone sonnecchiavano malamente sui bastioni di pietra o sulle guardiole lungo le mura perimetrali. Una di esse russò tanto sonoramente da beccarsi uno scappellotto dal compagno ancora sveglio, cadendo malamente dalla sedia e preparandosi a srotolare una serie infinita di colorite imprecazioni.

Qualche piano di sotto, in una stanza ancora abbastanza buia, Michelle aprì lentamente le palpebre. Era assonnata e dolorante, e si girò sull'altro fianco per tornare a dormire, crogiolandosi nel calore donatole dalle coperte e del corpo a cui era accanto. Si accoccolò sull'ampio petto di Erwin, non riuscendo a resistere all'idea di rimanere sveglia a guardarlo. Il profilo del suo naso attirava il suo sguardo come una calamita, e quel mattino la sua forza di volontà non era sicuramente abbastanza forte da impedirle di stare lì ad osservarlo. Si sistemò meglio, rabbrividendo al contatto tra le due pelli nude, annusando a pieni polmoni quell'odore vanigliato che quella notte le era stato talmente vicino da entrarle dentro. Erwin era bello come sempre. Il profilo brusco del naso, gli occhi pesantemente serrati e le labbra piene leggermente dischiuse. I capelli erano disordinati e brillanti sotto la pallida luce del giorno nascente, e il grosso petto caldo si alzava e si abbassava ritmicamente ad ogni respiro. Michelle avrebbe voluto ricoprirlo di baci, ma sapeva che si sarebbe ridestato al primo, e voleva lasciarlo riposare il più possibile. Quella notte era già stato sveglio più del necessario e si meritava decisamente un po' di agognato riposo. Al ricordo di ciò che era successo arrossì leggermente, e un sorriso lieve le increspò le labbra.

Avevano finalmente fatto l'amore, e non poteva ancora crederci. In una notte aveva imparato più di quanto i libri le avessero insegnato in una vita, e segretamente non aspettava altro che rifarlo. Erwin era stato dolce e delicato, e Michelle al solo ricordo dei suoi ansiti e del rumore delle sue spinte dovette mordersi il labbro. Era successo tutto un po' a caso a dire il vero. Quando la sera prima era andata a parlare con il Comandante Smith non si aspettava che sarebbe finita nel suo letto quella stessa notte, ma la situazione era precipitata. Erwin le aveva fatto letteralmente di tutto, l'aveva cosparsa di baci e di morsi, l'aveva portata in alto giocando con le sue lunghe dita su di lei e poi aveva completato l'opera. Era stato molto doloroso all'inizio, Erwin era così grosso e lei così stretta, ma dopo un po' di pazienza ce l'avevano fatta. Lui era stato rispettosamente fermo per darle modo di abituarsi, poi aveva iniziato a perdere l'autocontrollo, ritrovandosi presto con il respiro spezzato e continui grugniti di piacere. Si era tolto in tempo per evitare i pericoli del caso, e poi aveva portato anche lei al piacere, collassando al suo fianco non appena finito.
Nonostante il sonno minacciasse di sopraffarli entrambi, lui aveva continuato a dedicarsi completamente a lei, riversando tutto il suo amore nei gesti più piccoli. L'aveva stretta tra le braccia, appiccicando i loro corpi ancora scossi, e l'aveva accarezzata su ogni punto che le sue dita riuscissero a raggiungere. Era stato tenero e dolce come non si era mai dimostrato, e avevano parlato a lungo di argomenti totalmente casuali, finendo poi per crollare nel sonno.

Michelle si alzò per andare in bagno, ma quando le sue gambe la tirarono su sentì una piccola fitta e si fermò, immobile. Non aveva contato che avrebbe potuto provar dolore, e si accorse di come le sue ginocchia fossero comunque troppo deboli per reggerla a dovere. Maledisse sarcasticamente Erwin, dirigendosi lentamente verso la porta del bagno. Provò dolore anche lì, e si ripromise che avrebbe rinfacciato tutto ciò a quel maledettissimo biondo non appena si fosse risvegliato. Maledizione, bruciava da impazzire. Tornò a letto subito per paura che le gambe non la reggessero più, e scorse Erwin con un angolo del labbro alzato verso l'alto. Consapevole del fatto che ormai fosse sveglio si riaccoccolò sul suo petto, non resistendo più all'impulso di tracciare il suo profilo con la punta delle dita. Come suo solito si concentrò sulla gobba del naso, spostandosi poi verso le labbra, che accarezzò con un pollice. Lui sorrise e le lasciò un bacio sul polpastrello, aprendo finalmente i grossi occhi azzurri.
Si guardarono un po', poi lei si sporse e gli morsicò amorevolmente la punta del naso, facendolo ridere.
"Come stai, principessa?" mormorò sarcasticamente, prendendola per la vita e trascinandola a sedere sopra di lui.
"Mi fa male" ammise lei una volta sistemata a cavalcioni sul suo corpo, lo sguardo basso e carico di vergogna. L'ego smisurato del biondo fece un altro piccolo guizzo ascoltando quelle parole, e afferrandole un gluteo con una mano prese ad accarezzarle la schiena con l'altra. Non che fosse felice al suo dolore, ovvio, semplicemente lo inorgogliva un po' sapere quale fosse la causa precisa.
"Mi spiace" rispose mentre lei iniziava a giocare con il pendente verde. "Almeno oggi agli allenamenti ci sarà da divertirsi"
Michelle prese un cuscino e glielo tirò violentemente sul volto tra le risate, alzando il busto e incrociando le braccia al petto.
"Sei carina quando i arrabbi"
"Smettila! Non funziona con me"
Erwin alzò un sopracciglio e le prese i fianchi tra le mani, accarezzandone con i polpastrelli la pelle morbida e calda. La tirò un po' e lei obbedì, risdraiandosi sul suo petto e appoggiando la testa sulla sua spalla. Notò i marchi rossi e violacei che gli aveva lasciato sul collo, e si chiede come avrebbero fatto a coprirli. Non si era guardata attentamente ma non ci voleva un genio per capire che anche lei ne fosse piena, Erwin era stato molto tempo a lavorare su di lei con le labbra, mordendo e succhiando ogni parte che gli fosse disponibile, quindi sicuramente era nella sua stessa situazione. Lo schiocco sonoro dei loro baci dominava ancora i suoi pensieri, insieme agli ansiti e ai mugolii che il Comandante si era lasciato sfuggire raggiungendo il suo climax.

Call of silence /Erwin Smith/Where stories live. Discover now