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"Il vento soffiava leggero e docile, saliva dal mare e raggiungeva i maestosi balconi di Chair Paravel. Là una figura austera osservava il sole tramontare placido dietro le montagne e i suoi raggi, stendevano con eleganza delle lunghe dita di luce sul grande palazzo.

Quelle dorate dita accarezzavano con delicatezza le alte e candide pareti di Chair Paravel facendolo scintillare di un piacevole color avorio. La luce si stendeva sulle lontane pianure e colorava di giallo gli alberi più alti delle foreste. Sul mare si ergeva il primo scorcio delle due lune di Narnia.

Sulle balconate del palazzo dei quattro troni vi erano degli stivali in pelle d'orso bruno oramai vecchi, mezzi sgualciti e macchiati di sangue. Stavano ai piedi di quella figura austera che contemplava la brulicante landa di Narnia che si preparava per la notte.
Infilati negli stivali, dei larghi pantaloni neri che si levavano fino alla vita, marcata da una cinta.
Il petto maschile avvolto in una giacca smanicata di pelle, anch'essa d'orso bruno. Le maniche vecchie e larghe di una camicia coprivano le braccia.
Una fibbia di pelle percorreva il busto di quella figura dalla spalla fino alla schiena: reggeva una lancia dal vivo colore del sangue, dalla lama biforcuta e l'asta ornata di nastri ormai macchiati e ingialliti dal tempo.
Un arma possente ma elegante, dal pomolo dorato con inciso il volto di Aslan.
Il vento proveniente dal mare s'infrangeva su dei lunghi capelli colore della pece, strettamente legati in molteplici trecce su tutto il capo.

Un viso scolpito e ben definito, nel quale vi stavano incastonati due preziosi occhi argento, contornati da lunghe occhiaie violacee che rendevano quel volto cupo.
Ecco quel viso che si alzava verso il cielo e lasciava che il vento gli cullasse i capelli oscuri e intensi in una danza placida e delicata.

Il sole cominciava a scomparire lontano per lasciar spazio alla notte e al suo freddo pungente.

Il bellissimo mare sotto Chair Paravel si muoveva e lento. Gli alberi si preparano alla notte accogliendo gli ultimi raggi di sole.

L'alta e snella figura scese dal parapetto del balcone e diede un ultimo sguardo al meraviglioso paesaggio."

《è proprio bello il tramonto oggi》

"La figura austera si inginocchiò senza indugio."

《non c'è bisogno t'inchini.》
《non importa》
《te l'avrò detto un sacco di volte》
《mi inchinerei a voi anche se io fossi in fin di vita...Re Edmund
《ora alzati》
《agli ordini》

"Eseguì e guardò il suo Re mentre si avvicinava al parapetto per godere anch'egli della maestosità di quella terra."

《tu sei nata qui?》
《si》
《sono sempre stato curioso delle tue origini, sei una figlia di Eva anche tu》
《non mi piace parlarne sire..》
《capisco...》

"Una tromba rieccheggiò sulle mura del palazzo."

《Re Edmund, devo lasciarla, è ora di chiudere i cancelli.》
《va bene》

"Ella s'inchinò ancora e si avviò verso l'esterno."

La donna austera solcava a grandi falcate i corridoi del maestoso palazzo.
Era immersa nel caldo color panna delle pareti e nell'oro scintillante dei decori dell'edificio.
Uscì dal portone principale e raggiunse il cancello."

《buonasera Comandante
《buonasera Ufficiale Rumn》
《a domani mattina..》

"Il cancello le si chiuse alle spalle e la Comandante cominciò la ronda notturna."

[...]

"Rientrò a palazzo e silenziosamente, nel bel mezzo della notte si avviò nel suo ufficio per stilare il rapporto della ronda appena terminata."

𝑺𝒐𝒍𝒖𝒎 𝒊𝒏 𝑴𝒐𝒓𝒕𝒆𝒎 𝑭𝒊𝒏𝒊𝒂𝒕 𝑶𝒇𝒇𝒊𝒄𝒊𝒖𝒎 ● abt Edmund PevensieHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin