3. La festa

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È incredibile come l'odio per qualcuno rilasci su di esso un fascino a dir poco senza fiato.

Sono a casa da sola da circa due ore, Damon e Stefan sono da papa, mamma è  a lavoro e molto probabilmente non tornerà nemmeno a casa.
Per quanto io ami la solitudine, sta sera i miei pensieri invadono il silenzio e sono talmente forti che le uniche vie d'uscita sarebbero state l'alcol e un terribile mal di testa accompagnato da esso.
Se l'alcol è il rimedio, non ci avrei messo molto a trovarlo.

Ormai l'estate è vicina quindi la parola "festa" non è piu usata come sostantivo, bensì come aggettivo da aggregare agli alti milioni di pregi che possiede Lydia.

"DIN DLON" campanello
S: <Lydia ancora suoni? Sai gia dove sono le chiavi di riserva apriti da sola.>
L: <Che ti succede? Mi hai sul serio chiesto di andare ad una festa? Che hai? La febbre?>
Mi mette una delle sue piccole manine delicate sulla faccia stringendola e scuotendola come se fossi un peluche.
S: <Oh mia dolce Lydia, fai del mio sangue, alcool per cui morire> sta volta ero io che le stritolavo il viso.
L: <Si sei davvero simpatica mia signora ma se vuoi davvero andare a una festa dovremmo truccarci e vestirci come si deve...> mi squadra dalla testa ai piedi, sono in pigiama, calzettoni da nonna e sulla faccia penso di avere ancora le briciole dei cornflakes mangiati due ore fa, non posso biasimare la sua faccia disgustata.
S: <Ripetimi un'attimo a chi è venuta questa terribile idea...>
Lydia non rispose, mi prese la mano e mi trascino con leggerezza su per le scale. È il suo momento, la lascio fare ciò che vuole della mia faccia e del mio look.

30 minuti dopo
La festa è qui vicino, nulla di "tanto illegale" o almeno cosi dice Ly , anche se sono sicura che droga e alcolici troppo forti per dei 17enni ce ne sarà piu del dovuto.
L: <Quel vestitino ti sta da dio!>
S: <Anche tu sei una bomba! Ora pero entro prendo la prima bottiglia di  jek daniel che incrociano i mei occhi e mi nascondo in un angolino a berla come una che non vede l'alcool da anni, e se ci penso è proprio cosi, non bevo da troppo tempo.>
L: <Siamo ad una festa, insieme, e per questo mi accontenterò della tua voluta solitudine.>
Le faccio uno occhiolino fingendo di non capire che a lei non va del tutto bene questa situazione. Apprezzo che non mi abbia chiesto di parlare della mia "crisi adolescenziale", so che lei ci sarà sempre per me, ma io e la solitudine viviamo sempre insieme da quando papa ha deciso di lasciare la mamma, e oramai ho imparato a fare del nemico il mio posto sicuro.
L'odore di ascelle pezzate e fumo prevale su tutta la stanza lasciando sul mio volto un espressione a dir poco disgustata.
Non ci misi molto a nascondermi con la mia bottiglia, quasi piena, in una delle tante stanze di questa casa. Sul mio percorso, dalla cucina alla camera buia, cerano residui di persone con vomito e mal di testa, nulla che non avessi mai visto, ma reputo che sia molto divertente osservare come dei piccoli drammi adolescenziali facciano di noi degli alcolizzati o , nei casi piu estremi, dei drogati che si punzecchiano il braccio per distinguere se il loro corpo stia sognando oppure stia solo decidendo se abbandonarsi al coma.
Non ho per nessuna intenzione di uscire da qui, ce l'arietta che entra dalla finestra di fronte a me, il silenzio riempie la stanza, ovvio il massimo silenzio che si possa avere ad una festa, ma la cosa piu bella è he mi sento completamente abbandonata a me stessa.

1 messaggio "Lydia🤍"
-Dylan è qui. Dove sei?
Non riesco leggere, le lettere si stanno muovendo l'una sull'altra...avevo sentito dire che l'alcool bevuto velocemente faceva piu effetto, ma non pensavo fino a questo punto...cazzo.

Sento la porta sbattere con una terribile arroganza, qualcuno aveva appena invaso la mia pausa dal mondo con una risata talmente forte che la mia testa stava e sta urlando "aiuto" in 5 lingue diverse.
Sembra sia solo, ride da se, la sua voce non pare ubriaca ma in questa situazione non ho le competenze per distinguere cosa lo sia e cosa no, l'unica cosa che so è che quanto ragazzo io non lo conosco.
Essendo dietro il letto non mi vide subito, lasciò che mi presentassi prima io per poi lasciare la parola a lui, la sua voce, però, usci con un tono di insicurezza inaspettato da entrambi...
E: <Ethan, mi chiamo Ethan>
S: <E cosa fai qui. La stanza è occupata da me.>
Si avvicinò, si sedette e lascio tra noi uno spazio talmente stretto che riuscivo a sentire il suo alito ricco di alcool.
E: <Sai che succede alle ragazze sole in una stanza?>
Ommiodio, mi sbagliavo è il triplo più ubriaco di me.
S: <È stato un piacere incontrarti ma devo andare>
Mi alzai di fretta, e ci misi due secondi ad arrivare alla porta, sarei uscita, se non fosse che mi prese di forza il braccio e mi spinse contro il suo petto.
E: <Non avrai mica paura di me?!>
S: <Senti...Ethan?!...io non sono quel tipo di persona che scherza e si fa abbindolare da uno stupido ubriaco che prova a sconfiggere le sue debolezze con del sesso. Ora levami le mani di dosso.>
Avevo il fiatone, la mia bocca era impastata dall'alcol e se pur avevo il controllo della maggior parte del mio corpo, la paura mi stava completamente invadendo.
E: <Sei una sgualdrina come le altre se no non saresti qui tutta sola. So che lo vuoi.>
Cosa voglio? Nemmeno sa chi sono...
Un secondo dopo mi prese dal collo, mi strattono sul letto e mi bacio le labbra con tutto l'odio e la forza
che aveva in corpo.
Oltre a divincolarmi e stringere le labbra per non far si che entrasse dentro essa la sua lingua  sapiente di alcool , non potevo fare nulla era terribilmente più forte di me, in questo orribile modo sta provando ha fare di me la soluzione all'odio verso i suoi dolori.
Le sue mani erano ovunque, il mio cervello si abbandono all'idea che quella sera sarebbe stata la peggiore della mia vita, ma la mia bocca per un secondo decise di lavorare da se lasciando uscire il più forte e doloroso grido che potesse mai emanare.
L'urlo riuscì a bloccarlo per due secondi, poi pero riposò le sue mani sudice sulla parte svestita del mio corpo.
Odio questa sensazione di sporco che mi sta marchiando la pelle, è come una malattia che si diffonde man mano su tutto il corpo, l'unica cosa negativa era che la velocità con cui si espandeva andava a ritmo con i tocchi non consentiti che Ethan affondava su di me.
In un esatto istante, riniziai a respirare, tutto d'un tratto sentii qualcuno entrare con violenza, erano in due stavano ridendo, li conoscevo, riconoscevo le risate. Quella sensazione di conoscenza verso la loro risata mi porto a riunire tutte le forse che mi rimanevano per fare l'unica cosa che mi avrebbe salvato la vita...urlare.
Non so come, non so se fosse destino ma tra l'offuscamento delle lacrime presenti nei miei occhi, riuscii a intravedere che una delle due persone all'interno della stanza, oltre a me e a Ethan, era unica persona la quale avevo bisogno.
Damon riconobbe la mia voce, senti il panico e la negazione dentro essa, e fu in quel momento, quando realizzo che la ragazza di fronte a lui ero proprio io, sua sorella, che sferro il suo pugno piu forte sulla faccia di Ethan, lasciando che il mio corpo indolenzito e impaurito fosse completamente lontano da lui.
D: <Prendila, portala lontano da qui e chiama Stefan.>
La voce di Demon sembrava sempre più lontana, lo sentivo sfiorare una quantità inimmaginabile di pugni, volevo fermarlo, dirgli che doveva stare con me e lasciare che la punizione per quel ragazzo venisse dopo della mia salute...ma non riuscivo a parlare.
Sono in braccio a qualcuno, profuma di casa ma non so chi sia, non sento la sua voce e le lacrime nei miei occhi invadono la vista per intravedere chi mi stesse salvando da questo orrore.
Volevo vederlo ma il mio cervello si spense, l'unica e ultima cosa che riuscii a sentire fu l'immensa velocità con cui il suo cuore pulsava sangue all'interno del suo corpo...

Posso odiarti per un istante?Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt