14. La rivelazione

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Entrammo in macchina, ma nessuno parlò di quello che era appena successo, fino a non fossimo arrivati casa.

St: <Che avete combinato?> chiese ancora confuso non avendo assistito a tutta la scena.
D: <Che ne so. Lei piangeva per Dylan e non so che cazzo le ha fatto quello stronzo. > rispose con cattiveria.
Io lo fulminai con gli occhi per le sue parole inadeguate usate per descrivere Dy, poi risposi alla domanda di Stefan. Dovevo dirgli la verità...
S: <Ho preso una cotta per Dylan.>
Entrambi rimasero scioccati.
St: <Ma...lo odiavi...> disse essendo a conoscenza del periodo in cui difendevo Ly dalla delusione che gli causò Dylan.
D: <A lui non piaci?! È per questo che piangi?!> disse ridacchiando per far intendere che secondo lui se fosse stato per quello sarebbe stata una stronzata.
S: <No...ci vogliamo, entrambi, ma non possiamo.>
St: <Ly non ti vorrà mai piu vedere...>
S: <Lo so...> dissi sospirando profondamente.
Mi sedetti al bancone e indicai i due posti vicino a me per far intendere ad entrambi di sedersi.
S: <Quella sera che sei tornato a casa ubriaco, mesi fa, Dylan è rimasto con me e prima che arrivasse Stefan ci stavamo per...baciare...>
Damon era confuso e quasi inorridito mentre Stefan cercava di capirmi...
S: <Ci siamo evitati per un lungo periodo ma poi, in Grecia, ci siamo veramente baciati e siamo stati insieme qualche giorno, nascosti da Ly, per poi, poco dopo, mettere fine a tutto e restare amici.> dissi con della delusione sul fondo della frase.
St: <Vi siete gia mollati...?!> chiese incredulo.
S: <Si...> dissi pure io incredula.
D: <Dovevi dircelo. >
S: <Lo so, ho sbagliato ma non posso perdere Lydia quindi speravo semplicemente di non innamorarmi di lui.> sentii una fitta enorme allo stomaco. Mi portai la mano sulla bocca come se potessi fermare la frase che avevo inconsciamente detto. Ero scioccata e i miei due fratelli lo ero al mio stesso pari.
St: <Lo ami...> ripetè tra se e se.
D: <Tu lo ami?! Lui lo sa?> era spaesato dalla situazione.
S: <Cosa?!> cercai di fingere di non sapere.
D: <Che lo ami stupida.>
Non risposi subito, non perche non sapessi la risposta, ma perché avevo bisogno di un po secondi per elaborare cio che era appena successo.
S: <No...non lo sapevo nemmeno io.> dissi ancora pensierosa.
D: <Capisco perche non lo hai detto a Ly, ma noi, i tuoi fratelli....potevi dircelo.>
Abbassai lo sguardo e iniziai a giocherellare con i fili che uscivano dagli shorts.
S: <Avevo paura pensaste male di me...>
St: <Sei nostra sorella, non penseremmo male di te per una cotta.> disse mettendomi la mano sulla spalla come segno di conforto.
D: <Io non ce l'ho con te, potevi parlarmene, ma vederti cosi mi fa impazzire quindi voglio che tu sia felice.> e mi sorrise.

...ore dopo
PENSIERI DI DYLAN
Sentii squillare il cellulare nella tasca.
Dy: <Pronto.> dissi dimenticandomi di leggere il nome sul display.
D: <Ei.> era Damon.
Dy: <Che succede?> chiesi cercando di capire se fosse ancora arrabbiato o no.
D: <Scusami per oggi, ho perso la testa vedendola piangere.>
Sembrava davvero dispiaciuto ma non riuscivo bene a capire se fosse per il segreto tra me e sua sorella.
Dy: <Va tutto bene.>
D: <Come stai?>
Dy: <Sono stato meglio, tu hai parlato con tua sorella?> chiesi in fine.
D: <Si, ti ho chiamato anche per questo. Lei è persa di te, non era cosi nemmeno con il suo ex, ma tra voi è strano, per il fatto di Ly, quindi se le vuoi bene lasci che sia lei a capire come fare, non costringerla a dirglielo.>
Le sue parole mi provocarono una fitta allo stomaco che aumento il senso di solitudine che avevo dentro.
Dy: <Pensi che tornerà?>
Lo sentii sbuffare ma poi mi diede una risposta.
D: <...Si.> e mise fine alle telefonata.

Lanciai il cellulare sul divano e andai a prendere le casse di birra avanzate in cucina.
"Devi lasciarla capire" certo, devo lasciare che sia lei a decidere se farmi soffrire oppure no.
Quella sera in spiaggia ero sicuro, l'avrei lasciata, sarei tornato e avrei ricominciato la mia vita senza piu pensarci, ma qualcosa andò dannatamente storto.
Vederla davanti alla mia porta, succube di un volo lunghissimo e stancante ma felice, felice di vedermi,rovinò tutto il piano.
Mi scolai l'intera birra e spensi la tv perche stava intralciando i pensieri tra me e me.
Avrei voluto davvero renderla felice, non farla scegliere o anche solo parlarle tranquillamente in pubblico senza il problema che qualcuno ci vedesse.
Nel frattempo presi un altra birra e iniziai a berla.
Ho interpretato mille ragazzi innamorati, ragazzi che amano ragazze, ragazzi che amavano ragazzi o anche solo ragazzi che amavano loro stessi, ma ora, disteso su una poltrona scomoda, sentivo quella sensazione, quella che tutti i personaggi terribilmente innamorati sentivano.
Le farfalle allo stomaco, il vuoto quando ti manca e il senso di completo che ti da un solo suo bacio, tutte racchiuse in un unica persona...me stesso.
Presi la terza birra e affogai il suo sapore amaro dentro il mio corpo diventato dolciastro.

PENSIERI DI SARA
Sentii bussare alla porta.
St: <Permesso.>
S: <Entra pure> dissi da sdraiata sul letto.
St: <Come va?>
S: <Come prima.>
Lui sospirò e si sedette sul letto vicino a me.
St: <Penso che tu piaccia sul serio a Dylan.>
S: <Cosa te lo fa pensare?> chiesi guardandolo negli occhi.
St: <Quando lo hai abbracciato, lui aveva un qualcosa, quel qualcosa di strano negli occhi.>
S: <Come delle scintille?!> sapevo di cosa parlavo, le vidi anche io molte volte.
St: <Si, piu o meno.>
S: <E?!> chiesi non capendo a che punto volesse arrivare.
St: <Le avevi pure tu, prima, quando parlavi di lui.> disse lasciandomi una piccola sensazione strana al cuoricino.
St: <Che hai deciso di fare?>
S: <Non lo so...cosa dovrei fare?>
St: <Forse dovreste risolvere qualsiasi dubbio ci sia tra voi prima che Ly faccia ritorno.>
S: <Hai ragione...>
Dissi ripensando a quello che era successo oggi.
St: <Vieni a cenare?>
Diedi una rapida occhiata all'ora e vidi che erano gia le  sette passate.
S: <Vengo tra due minuti.>
Si alzò e se ne andò dalla stanza.
Presi il cellulare e scrissi un messaggio prima di scendere.

- Scusami, per oggi. Voglio parlarti e chiarire...per favore.

Riposai il telefono e lo lasciai li per non restare ad aspettare una risposta pure a tavola.

PENSIERI DI DYLAN
Ero ubriaco ed erano ormai 20 minuti che il mal di testa lancinante aveva spento qualsiasi mio pensiero.

1 messaggio "Piccola"
-Scusami, per oggi. Voglio parlarti e chiarire...per favore.

Non riuscii a leggere e nemmeno sapevo come risponderle quindi lanciai il cellulare e tornai a finire la mia birra...

10:00 di mattina
La sveglia del telefono iniziò a suonare sovrastando il silenzio di tutta la stanza.
Mi strofinai gli occhi e mi stiracchiai indolenzito dall'essermi addormentato sulla poltrona ieri notte.
Un ticchettio continuo sovrastava la mia testa facendomi impazzire, ogni tik era un po di mal di testa in piu.
Cercai il telefono che si era incastrato tra i cuscini, spensi la sveglia e facendolo notai che ieri notte mi ero completamente dimenticato di rispondere al messaggio di Sara, ma ormai ora era tardi per rimediare al mio errore.
Andai in cucina cercando di ricordare almeno alcune cose avvenute ieri ma non tornava nulla in mente.
Presi la tazza di matrix sistemata nel mobile in alto a destra e nel mentre versavo più caffe possibile al suo interno sentii qualcuno bussare alla porta.
Dy: <Arrivo!> urlai alla quarta volta che sentii il pugno sbattere sulla porta.
In una mano tenevo il caffè, con l'altra aprii cautamente la porta.
I suoi perfetti capelli cioccolato che le arrivano alle spalle, i suoi occhi verdognoli inscuriti dal poco bagliore del sole e le sue dolci labbra carnose entrarono a far parte del mio campo visivo lasciandomi completamente senza fiato.
S: <Ciao...> disse con voce tenera che mi scaldò il cuore più del caffè bollente.
Dy: <Ei...> risposi con la voce rauca che la lascio scioccata.
Dy: <Mi sono appena svegliato> le spiegai.
Lei sorrise e io vidi letteralmente il paradiso.
S: <Ieri non hai risposto e sono passata per vedere se stavi bene.>
Ora, con te qui davanti a me sto bene cazzo...sto bene solo se ci sei te.
Non avrei esitato a dirlo anche a lei, ma il timore di farla star male compensava la parte sicura di me stesso, anche se, il timore, non mi aveva sovrastato.
Dy: <Ora, con te qui va tutto meglio...>

Posso odiarti per un istante?Where stories live. Discover now