One Way or Another

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Prima di iniziare ci terrei che votaste tutti i capitoli e non solo il primo. Lasciate qualche commento ❤️

Un anno prima

New York: la città dai mille volti e dalle infinite possibilità, in ogni angolo si respirano i desideri di milioni di persone e calpestare quelle strade pullulanti di vita in qualsiasi momento è il sogno di tutti.

Poterci vivere sembra quasi surreale finché non succede davvero, poi quando il desiderio si realizza e la tua vita raggiunge l'apice, capisci che non tutto può essere perfetto, nemmeno a New York.

Nella grande mela si respirava l'aria natalizia da settimane ormai e Karen adorava il Natale, i maglioni di lana, le cioccolate calde, le sigarette che consumava ogni tanto sul suo terrazzo giusto per il gusto di farlo.

Fumare la rilassava, quando si prendeva quei pochi minuti per se stessa si estraniava completamente dalla realtà, non esisteva più nulla nemmeno i continui clacson e i motori dei taxi immersi nel traffico newyorkese, gli stessi che in quel momento avevano rotto il silenzio in cui il suo appartamento si trovava.

Viveva in un palazzo vicino alla quinta strada, una casa piccola ma perfetta dal momento che abitava da sola. Si era trasferita dall'Italia per uno stage di fotografia in un grande studio al centro della città.

Per una come lei il cambiamento era stato radicale, era estroversa e timida allo stesso tempo e forse anche per questo motivo non aveva trovato molti amici.

Abituata al suo piccolo paesino di campagna prendere i ritmi di una così grande città le era costata moltissima fatica, ormai era trascorso poco più di un anno da quando aveva messo piede per la prima volta sul suolo americano e c'erano momenti in cui ancora non riusciva a credere di aver realizzato il suo più grande sogno.

C'erano poche cose che amava veramente -non era mai stata una ragazza particolarmente passionale- e una di quelle era dormire, avrebbe passato le giornate sotto il piumone caldo del suo letto matrimoniale senza pensarci due volte, le piaceva talmente tanto che il suo telefono dovette squillare per un paio di minuti prima che lei allungasse una mano per afferrarlo e premere sulla cornetta verde.

Con ancora gli occhi chiusi e un tremendo dolore alla schiena tipico di quando si addormentava sul divano, troppo scomodo per passarci tutta la notte ma troppo comodo per abbandonarlo.

-Karen-

Dall'altro capo del telefono la voce di una signora che aveva ormai superato la cinquantina si fece largo nel mio orecchio «Sei quasi qui vero?»

Il tono fermo di quelle parole nascondeva un velo di preoccupazione, non riuscii subito a capire a cosa si stesse riferendo Ariette, la mia datrice.

Feci vagare lo sguardo sul calendario appeso alla parete della cucina e mi si spezzò il respiro quando realizzai che giorno era.

Quello non era un giorno qualsiasi ma era Il Giorno, nel giro di poche ore il mio destino sarebbe potuto per sempre cambiare e io ero in pigiama con delle occhiaie che mi scavavano il volto e il cuore che aveva iniziato a battere all'impazzata.

«C'è stato un contrattempo, sarò lì tra poco».

Mi alzai di colpo facendo cadere alcune stampe del progetto e cercando di non pestare il portatile sul tappeto corsi in bagno per sistemarmi alla bell'e meglio.

Ero solita prendermi almeno un paio d'ore la mattina per prepararmi, nonostante mi rimanesse sempre molto tempo prima di cominciare a lavorare e non mi capacitavo di come potessi essermi ritrovata in una situazione del genere proprio quella mattina.

O meglio, lo sapevo, ero rimasta sveglia fino a tardi per mettere a punto ogni piccolo dettaglio di quel servizio fotografico a cui stavo lavorando da un mese, era il progetto decisivo o per lo meno così lo aveva chiamato Ariette quando me lo aveva assegnato dopo essere risultata una delle migliori stagiste di quell'annata.

Mi aveva incoraggiata con un discorso che era riuscito persino a farmi emozionare, nonostante la donna fosse il mio capo avevamo da subito avuto un rapporto molto particolare e quando la mancanza di casa si faceva sentire Ariette era sempre pronta a consolarmi.

Questo chiaramente non aveva mai influito sulla professionalità di entrambe. Pensando a tutto questo erano passati dieci minuti e dopo aver chiuso la porta di casa senza nemmeno essermi guardata allo specchio ero salita in macchina immergendomi nelle strade già bloccate dalle migliaia di macchine ferme ai semafori.

Tornai così a concentrarmi su quelle parole che erano state fonte di ispirazione, scolpite nella mia mente.

«E'la tua occasione Karen hai fatto tanta strada, attraversato un continente a soli ventidue anni e portato a termine in modo egregio importanti progetti che di solito sono più propensa ad assegnare a professionisti. Sei una delle migliori stagiste qui e sai che se dipendesse da me quel posto nel nostro ufficio di fotografia sarebbe già tuo ma stavolta sarai valutata dalla commissione esterna, da chi ha organizzato questo stage quindi stupiscili e mostra loro la tua passione e le tue capacità. Comunque vada per noi è stata una vera fortuna averti qui e sono sicura che se otterrai quel posto tra qualche anno la gestione dei nostri affari passerà a te».

Approfittai dello specchio nel grande ascensore per sistemare le onde brune e strinsi la presa sulla cartellina sigillata che conteneva il mio futuro, quando le porte si aprirono con passo veloce mi diressi in sala riunioni mentre un senso d'ansia mi assaliva.

Non potevo farmi rovinare quel momento così presi un respiro profondo e poi entrai nella stanza rivolgendo un sorriso di scuse agli esaminatori.

Erano tre uomini elegantissimi che non appena si accorsero del mio arrivo e dopo aver proceduto con i classici convenevoli di presentazione mi dedicarono completa attenzione. Dentro di me esultavo per come sembrava stesse andando, ai miei occhi apparivano davvero interessati e mi facevano domande. Passò un'ora e mezza da quando i primi scatti vennero proiettati sul grande schermo e al termine della presentazione tutti si complimentarono con me chiedendomi poi gentilmente di concedergli un po' di tempo per discutere.

Ero stata l'ultima stagista ad essere esaminata, per questo nel giro di poco avremmo saputo il nome di chi aveva ottenuto il posto.

Mi recai nella hall con Ariette che mi strinse una mano in segno di affetto, capiva la tensione in quel momento e sapeva che parlare non sarebbe stato d'aiuto. Io ero un fascio di nervi, continuavo a picchiettare la punta del piede sul pavimento senza distogliere lo sguardo dalla porta di mogano della sala riunioni.

Quando finalmente si aprì e quei signori si avvicinarono scattai in piedi lasciando la mano di Ariette e passando nervosamente i palmi sul tessuto della gonna. A quel punto le possibilità erano due: o ero stata presa o tutti i miei sforzi erano stati invani. Fu quello più alto di loro a parlare, cercò di evitare il mio sguardo in completo imbarazzo mentre comunicava la decisione presa.

«Signorina Martinelli ritorni dalla sua famiglia per le feste, le faremo sapere».

Spazio per me!!!

Ciao a tutte questa è la prima fan fiction che io abbia mai scritto, ditemi come vi sembra questo capitolo, ho in mente tantissimi colpi di scena da quando la nostra protagonista incontrerà Zayn, tra pochissimi capitoli ;)
Se vi piace lasciate un commento e votate!!!!

Grazieeee

All for you  ||Z.M|| (Wattys 2022)Where stories live. Discover now