Capitolo 12

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Capitolo 12

Andrea:

Staccai le mie labbra da quelle di Roberta e mi appoggiai allo schienale della sedia -Lo sai che ora non si torna più indietro, vero?-
-Non voglio tornare indietro, voglio vedere cosa ci riserva il futuro- disse Roberta accennando un sorriso.
-Ho una cosa per te- infilai una mano in tasca e feci scivolare un foglio piegato verso di lei.
-Non avevo immaginato che la serata prendesse questa piega, ma sembra appropriato al momento-
Roberta prese il foglio e lo apri, mentre un sorriso che mi scaldò anche l'anima compariva sul suo volto.
Posò l'immagine degli Amanti di Magritte sul tavolo, si alzò e si mise a cavalcioni su di me -Siamo noi gli amanti ?- chiese accarezzandomi un accenno di barba.
-Beh eravamo sconosciuti anche noi, mi sembrava che il velo lo rappresentasse bene- dissi posandole le mani sui fianchi e avvicinandola di più a me.
-E il bacio?-
-Diciamo che ci speravo-
-Adoro il fatto che usi l'arte per spiegarti-
-Ammetto che non è stata una mia idea, il mio amico Alex mi ha dato una mano, è fantastico, vorrei fartelo conoscere, se ti va-
-Ma certo, vi conoscete da tanto?-
-Da quando eravamo ragazzi, è venuto a vivere da me appena ha potuto andarsene di casa, i suoi genitori... -
-Brutta situazione?-
-Già, sua sorella è morta e tutto il resto della famiglia ne ha risentito-
-Mi dispiace molto...- disse esitando un attimo. Sentivo che una domanda era rimasta sospesa tra di noi. -Vuoi chiedermi qualcosa, vero ?- dissi, intuendo la domanda di Roberta.
-So che non ti piace parlarne, ma ... i tuoi genitori?-
Sospirai e feci scivolare le mie mani sotto le cosce di Roberta, dopo di che mi alzai tenendola stretta e mi diressi verso il divano. Mi sedetti e riportai subito le mani su i suoi fianchi.
-I miei genitori... beh chiamarli così è fare un complimento a quei due. Mi hanno tenuto fino a quando non hanno capito che ero troppo imprevedibile per le loro vite super organizzate e quindi mi hanno lasciato in collegio. Ho vissuto praticamente tutta la mia vita la dento. Mi hanno riempito di soldi e poi sono spariti, non li sento da anni oramai-
Roberta posò una mano sulla mia camicia ad altezza del mio cuore e mi guardò.
-Mi dispiace Andrea, ma sono felice che tu me l'abbia raccontato, so che è difficile per te parlarne-
Io alzai le spalle e buttai la testa indietro -Quando ero più piccolo ne soffrivo, ora ho accettato il fatto che sono fatti così, sono degli stronzi, e se fossi cresciuto con loro probabilmente lo sarei anche io-
-Ah perché non lo sei?- chiese Roberta facendomi il solletico sulle costole. 
-Un po' forse, ma solo come facciata penso- dissi ridendo e intrappolando le sue mani nelle mie.
-Voglio farla cadere quella facciata -
-Ci stai riuscendo- dissi abbassando la voce.
Roberta mi posò un bacio leggero sulle labbra poi chiese -Resti con me sta notte ?-
-Speravo lo chiedessi-
-Devo alzarmi presto però domani, devo aprire il negozio-
-Io ho lezione la mattina quindi mi sveglio con te, potrei addirittura prepararti la colazione-
-Non che non mi fida... ma non mi fido delle tue abilità culinarie, ricordi il disastro nella mi cucina ?-
-Ero agitato ! Cercavo di conquistare una bellissima ragazza che mi respingeva-
-Pensi che io sia bellissima?- chiese sottovoce Roberta arrossendo appena.
Passai le dita sulle sue sopracciglia, scendendo seguendo la linea della sua mascella, arrivando fino al collo e proseguendo verso il suo braccio colorato.
-Sei bellissima- dissi piantando i miei occhi nei suoi e intrecciando le dita con le sue.
-Andiamo a letto?- sussurrai posando le labbra sul suo collo.
Roberta annuì appena e sempre prendendola in braccio mi diressi verso quella che sospettavo essere la sua camera.
-Andrea ?-
-Si?- dissi posandola al centro del letto.
-Nulla, sono solo felice che tu abbia insistito tanto-
Mi chinai sopra di lei fino a farla sdraiare sotto il mio corpo -E io sono felice che tu abbia ceduto-

La mia sindrome di StendhalWhere stories live. Discover now