capitolo 2

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Capitolo 2

Era una bella giornata di primavera, il cielo era azzurro e tutti erano felici. Tutti, tutti tranne me.

-Sei uno stronzo !- dissi al ragazzo dagli strabilianti occhi verdi seduto nel posto accanto al mio.

-Dolcezza, non ho fatto apposta- Fissai Roberto che ci guardava dall'altro lato del bar, lui alzò le spalle e posò lo strofinaccio rosso su un tavolo, venendo verso di noi.

-Ragazzi, che succede qui ?- chiese posandomi una mano sulla spalla.

-Il signore qui- dissi indicando il ragazzo dai capelli biondi - Ha rovesciato il suo caffè sulla mia borsa!-

-Ti ho già detto che non ho fatto apposta, ho urtato per sbaglio la tazza e tra l'altro, chi appoggia la borsa su un bancone ?-

-Io, ecco chi !-

-Ehi ragazza, calmati ora - disse Roberto stringendomi piano la spalla. Mi girai verso di lui e afferrai la borsa, che ora presentava un enorme macchia nera.

-Roberto guarda, è da buttare !-

-Ascolta- intervenne il ragazzo -Dimmi quanto l'hai pagata e la risolviamo qui- disse alzandosi e tirando fuori il portafoglio dalla tasca della giacca.

-Non voglio i tuoi soldi, posso comprarmela anche da sola sai !?-

-Ok, allora ci si vede- La mia bocca si spalancò e i miei occhi si sgranarono.

-Non credi di dimenticare qualcosa?- Lui si fermò, si rigirò verso di me e si accarezzò la mascella.

-Mmmm no, io non credo, mi sono offerto di ripagarti la borsa, tu hai rifiutato, ora me ne vado. Che altro vuoi ?- A quel punto mi alzai, ma il tacco della mia scarpa si impigliò nello sgabello e persi l'equilibrio. Chiusi gli occhi vedendomi già sdraiata sul pavimento, ma gli riaprì subito sentendo due braccia muscolose attorno alla mia vita.

-Pensavo fossi arrabbiata con me, se volevi farti perdonare per avermi insultato bastava dirlo- disse con un sorriso malizioso sulla bocca. Alzai lo sguardo incrociando i suoi occhi e posai le mani sul suo petto, spingendolo lontano da me.

-Lasciami- sussurrai. Afferrai la borsa e mi diressi verso la porta.

-Volevo solo delle scuse, ecco cosa volevo. Stronzo- ripetei andandomene e sperando di non vedere mai più quei fantastici occhi.

La mia sindrome di StendhalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora