prologo

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Ero andata a vivere in California e li avevo preso una casa molto grande.

Mia mamma mi aiutava con Jason e insieme eravamo riuscite a crescerlo bene, anzi benissimo.

Aveva 2 anni ed era bellissimo, simile in tutto e per tutto al padre, purtroppo.

Aveva due occhioni caramello, i capelli biondi, il naso alla francese e le labbra a cuoricino, era Justin, ma in versione bambino.

Era un bambino sempre allegro e attivo, non smetteva un attimo di correre, saltare, giocare e io arrivavo a fine giornata sfinita.

Ricordo perfettamente il giorno in cui nacque. Mandai a quel paese quasi tutti i dottori, avevo un dolore assurdo, insopportabile.

Il travaglio, dopo la perdita delle acque durò 7 ore, entrai in ospedale a mezzanotte e alle 7 nacque Jason.

Ricordo ancora il suo pianto.

Il suo nome per esteso era Jason James Bieber, ma io lo chiamavo JJ.

Volevo cambiare il suo cognome, ma mia madre me lo ha impedito.

Dopo quella volta, non ho più visto Justin, ma sapevo che si era fatto una vita anche senza di me, probabilmente con Zendaya.

Un paio di giorni fa era il suo compleanno e ha compiuto 21 anni, io ne avevo 20.

Ero cambiata, ero dimagrita, ero diventata più solare, non mi tagliato più dalla nascita di JJ, avevo i capelli biondi con una frangia davvero carina.

Lavoravo insieme a mia madre come stilista e avevo creato una linea tutta mia, sia maschile che femminile e tra meno di due giorni avremmo fatto le foto per poi pubblicarle sul nostro giornale.

-mamma, ho fame- JJ tirò la mia maglia attirando la mia attenzione. Lo presi in braccio e lo feci attaccare al seno.

Adoravo il modo in cui diceva mamma, era dolcissimo sentito da lui. Solo a pensare che all'inizio volevo abortire mi veniva la pelle d'oca, è valsa la pena tenerlo, anche se in ogni minima cosa che fa è identico a colui che voglio dimenticare, ma lui farà sempre parte di me, della mia vita e mi spazza il cuore il sapere che mio figlio non avrà un padre.

Ogni volta che mi chiede dove sia il suo papà io sono costretta a mentregli, non voglio dirgli che io e lui eravamo solo una scommessa è che lui era nato per sbaglio, ma era una sbaglio per lui, non per me.

Quel bambino era il mio miracolo, un piccolo angioletto sceso dal cielo per farmi capire quanto possa essere forte e quanto una persona possa amarmi davvero, perchè so che il mio piccolo mi vuole bene, mi ama come io amo lui.

Lentamente si staccò e vedendomi triste mi accarezzò la guancia.

-ti voglio bene mamma - disse per poi appoggiarsi alla mia spalla.

-anche io amore mio - gli baciai la testa.

-mamma, voglio papà - disse e delle lacrimuccie iniziarono a ritagli il volto. Non avrei mai permesso che mio figlio piangesse per quella mezza cartuccia di inchiostro sbiadito che si ritrovava come padre. Mi affrettai ad asciugarli le lacrime.

-lo sai che non devi piangere e magari domani proviamo a chiamarlo, forse riesco a passatelo un attimo gli feci un sorriso, falso, ma lui lo apprezzò lo stesso.

Gli avevo raccontato che il padre era un soldato e che era sempre in guerra per difendere le altre persone che avevano bisogno.

Ogni volta che gli raccontavo un episodio finto sul padre lui sorrideva e iniziava a riempirlo di complimenti, che non si meritava affatto.

Ovviamente gielo avevo descritto e ogni volta che gliene parlavo lui diceva frasi del tipo 'il mio papà è bellissimo, forte, mitico' e io non potevo fare a meno di sorridere nel vederlo felice.

A volte lo disegnava a modo suo e appendevamo tutti i suoi disegni sul frigo.

Avevo comprato una casa grande anche se ci vivevamo solo io e JJ, perchè volevo che lui avesse i suoi spazi per crescere e sperimentare. Non ero una di quelle mamme che se ti sporchi ti sgrida, anzi io lo incitano a farlo, il problema non erano i vestiti sporchi tanto c'era la lavatrice, io volevo vederlo felice che si divertiva insieme ai suoi amici e volevo che si godesse l'infanzia come io non avevo mai fatto, volevo che fosse spensierato, senza problemi come lo chiamavamo noi 'acuna matata'

-ok, amore. Ora si va a letto perchè domani tu hai l'asilo e mamma ha il lavoro - lo presi in braccio e lo portai di sopra.

Ci lavammo insieme nella doccia e poi ci misimo i pigiami.

Ci mettemmo sotto le coperte e ci abbracciammo.

-Buona notte amore mio - dissi baciandogli la fronte.

-Buona notte mamma - in meno di dieci minuti eravamo già nel mondo dei sogni.

Drinnnn.........Drinnnn. .....Drinnnn

Spensi la sveglia, mi alzai e andai a lavarmi, mi vestii con una maglia rossa e dei pantaloni attillati bianchi.

Mi truccai e mi arricciai leggermente i capelli.

Andai verso il letto per svegliare JJ e mi spezzata il cuore doverlo svegliare, stava dormendo così bene e sembrava sereno, ma era ora di andare a scuola e io era la prima a dirgli che per me era bruttissimo svegliarsi così presto per la scuola perchè la pensavo proprio come lui.

Gli accarezzai I capelli lentamente, non ero una di quelle mamme che ti aprono la finestra di tolgono le coperte e il cuscino lasciandoti senza calore, io lo svegliato nel modo più amorevole possibile.

-amore, svegliati. È ora di andare a scuola- dopo due o tre richiami aprì finalmente quei bellissimi occhi caramello e si alzò in piedi sul materasso, così lo presi in braccio, lo lavai e lo vestii con una tuta azzurra.

-mamma dov'è Frenky?- Frenky era il suo orsacchiotto.

-è già nel tuo zaino - dissi prendendolo per mano per poi legarlo al seggiolino nel posto dietro di me in macchina.

In meno di dieci minuti arrivammo all'asilo, lo accompagnai dentro.

-ti voglio bene e divertiti - gli diedi un bacio sulla guancia e lui ricambiò.

-ti voglio bene anch'io mamma-

Uscita dal l'asilo andai dritta a lavoro.

-sono arrivati i modelli per la collezione - disse Debby

-ok falli entrare - dissi prendendo il necessario.

Li vidi entrare uno per uno e persi un battito quando lo vidi, no non poteva essere lui. Mi strofinai gli occhi, ma lui era ancora lì davanti a me ancora più bello di prima.

Justin Drew Bieber era tornato.

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