XII. the night of judgment is a love not allowed.

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01.ISMENE

Regno dei angeli, 1971 Dicembre.

I GIORNI PASSAVANO e creavano un ciclo continuo da cui era impossibile uscire. Venivo pian piano inghiottita nel vuoto del tempo e, a volte, quasi l'impressione di essere invecchiata.
Benché il mio corpo era ancora giovane la mia anima era cresciuta troppo in fretta.

Mi ero presa il gusto di imparare, di spendere anni a crescere, elvolvermi, cambiare.
Alla fin fine ero arrivata alla concorrenza troppo in fretta, come un libro che viene sfogliato fino alla fine, ma senza che si leggano le pagine in mezzo. E mi sentivo intrappolata perché avevo ancora la vita davanti, ma non mi era rimasto niente da vivere.

"Ismene è ora di andare a dormire" disse il mio angelo custode entrando dalle porte di camera.
Mi sistemai il corsetto cercando di prendere una boccata d'aria fresca, prima di sganciare la bomba.

"Voglio andare da Aaron, per favore Angelo Thomas"  Sbottai serrando li pugni lungo gli fianchi.

"Il discorso è stato chiuso tempo fa!" Esclamò rigido serrando gli occhioni neri da cerbiatto consapevole di non riuscire a non cedere ai miei; Vetri rotti bastava guardarli per poter capire che non stessi bene con me stessa.

Spesso mi dicevano che i miei occhi esprimevano così tanto dolore è sofferenza che se sarei scoppiata in un pianto disperato invece che lacrime mi sarebbe uscito del sangue.

Ci pensavo spesso quando mi veniva da piangere Non piangere stupida Ismene o gli tuoi occhi piangeranno sangue mi ripetevo in preda al panico. Spesso mi aiutava a ricordare che se avrei pianto l'avrebbero notato tutti è sarebbe stato una vergogna piangere davanti a tutti. Poi per cosa? Per un ragazzo? Un amore non corrisposto?

Per gli angeli amore era sinonimo tortura, altri vita eterna invece per me?

L'amore parola a cinque lettere che comuni mortali usano spesso. Insignificante.

Però ora l'amore era diventato un demone dagli occhi verdi, capelli bianchi, dannatamente cattivo è malvagio, tanto bello da far male.

La cosa scioccante?
Lui mi voleva. O cosi sembrava non appena ci guardavamo, non appena le sue gemme incontravano i miei vetri rotti.

L'angelo mi guardò con occhi preoccupati, mise il palmo della mano sulla mia spalla spostando con delicatezza una ciocca lunga è bianca dietro l'orecchio.

"Mi è impedito lasciartelo vedere" disse con tono peccatore.

"Voglio vedere Aaron, ho bisogno di vederlo. Voglio sapere se sta bene dopo quello che li ha fatto Ivan."

"Sono le dieci passate, non puoi uscire a quest'ora superare il confine del lago nero ti metterà un pericolo, per tutti gli Angeli... Deborah se verrà a scoprirlo mi darà caduto."

Thomas camminava per la stanza con il palmo della mano poggiato sulle sue stesse labbra mentre l'altro era intrufolato tra i folti capelli rossi, lo faceva spesso quando sapeva che stava per fare una cosa eccessivamente sbagliata.

Serrò le labbra in una linea dura.

"Sarò qui prima di mezzanotte è mia madre non verrà a sapere niente, lo prometto"

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