XXVII. The white haired boy.

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PETCH POV

157 giorni, 3768 ore da quando la cicatrice sulla parte destra del petto è ormai diventata solo un ricordo offuscato di quella sera... 157 giorni ma ogni notte quel ricordo mi fotte il cervello, 3768 ore da quando mi faccio di cocaina, hashish è ceno con 10 pasticche. Matthias mi dice spesso che se non la smetterò marcirò sotto 10 metri sotto terra ma se smettessi la cicatrice si aprirebbe è farebbe nuovamente un male fottuto, quindi preferisco che arrivi quel giorno in cui mi sceglieranno il colore della scatola in cui mi soffocheranno.

Non mi piacciono i numeri anche se è abbastanza stupido dato che sono proprio quelli che mi tengono su due piedi, odio in particolare quelli che devi tenere sotto controllo quando si è dei milionari.

- Rallenta. - le gambe di Trixie mi stringono con forza il bacino.

La sua chioma rossa spesso ordinata in questo momento è tutta sparsa sul tavolo da bigliardoche urta contro il muro a causa dalle mie spinte brusche la sua carnagione bianca è ancora tutta bagnata dal champagne che le ho versato addosso, è lucida.

Ho persino perso il conto delle ore tante che sono le posizioni che abbiamo provato però so solo che fra poco dovrò farmi una striscia.

- Petch. - urla il mio nome poi un graffio sulla schiena mi fa bloccare.

No, questo non mi piace. Brucia da morire.

- Sta ferma con quelle fottute mani. - scaccio bruscamente la sua mano minuta dalla mia schiena.

Calmati Petch è solo un segno che stai andando bene.

- Scusami Baby.- sussurra dandomi un bacio sulle labbra che mi pulsano.

Dovrei smetterla di fotterla.

Fottere con lei non mi è mai piaciuto sarà perché è estremamente isterica o perché so perfettamente che prova qualcosa per me, oppure perché sono abituata alle mani delicate di Juliette che hanno paura di toccarmi.

- Basta non mi va più. - sbuffo al ricordo della bionda e del nostro litigio, mi levo nervosamente quella pellicola estremamente fastidiosa prima d'indossare i boxer.

Trixie mi guarda perplessa prima di alzarsi tremolante dal tavolo.

- Ma se non sei nemmeno ven... - si interrompe appena la voce di qualcuno ricopre la sua.

- Cameron vuoi fare un tiro? -

Selene.

La sua figura slanciata scende le ultime scale del seminterrato prima di puntare i suoi occhi freddi sulla rossa seduta dritta sul tavolo da biliardo ormai sporco dei suoi umori, invece Selene indossa perfettamente la sua tenuta da tennis mentre la sua chioma lunga è legata in una lunga coda alta ma la cosa che mi stende ancora di più sono le sue labbra fini che stringono il motivo per cui sono qui.

- Vieni qui. - sussurro alzandomi i ricci dalla fronte sudata.

La bionda si muove lenta mentre le sue labbra contornano perfettamente quel spinello che in men che non si dica finisce sulle mie.

FIRSTLOVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora