il girone dei suicidi

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Fisso lo sguardo su un angolo della classe particolarmente polveroso e mi perdo nel vuoto. La voce grigia e ridondante della professoressa colma la stanza di parole rumorose e pesanti come mattoni. Nessuno sa davvero di cosa stiamo parlando, tutti pensano a morire o a scopare. Mi sento invisibile e trasparente in un mare di lezioni e vocaboli a cui non faccio caso. La classe è silenziosa abbastanza da non dare fastidio all'insegnante e l'insegnante è assorta abbastanza da non accorgersi che nessuno ascolta. Guardo il cielo fuori dalla finestra sbarrata e lo trovo grigio e poco più stimolante della lezione. Guardo più in basso, verso il giardino senza erba della scuola, il cui albero solitario ha già perso le sue foglie. Il panorama è un dipinto fatto di sfumature diverse dello stesso grigio, la città è una giungla di cemento e mi manca il mio letto. Fisso il bianco delle strisce pedonali. La finestra offre uno spicchio minuscolo del mondo di fuori, un pezzo di strada, un cancello che da sul cortile e la metà di un bar sempre vuoto. Mi siedo sempre allo stesso posto, al primo banco vicino alle finestre, e quel panorama l'ho imparato a memoria, resta sempre uguale. Mi chiedo a cosa stiano pensando i miei compagni, se al sesso o ai loro problemi. Magari sono innamorati, ma ne dubito. Nessuno lo è in questa città. Non puoi innamorarti se non sai neanche come ci si sente a vedere un cielo blu. Quando inizierà a piovere chiuderemo le finestre, e poco a poco la mia inizierà ad appannarsi, e lì, non più in grado di vedere il piccolo spicchio di grigio che conosco a memoria e mi tiene malinconica compagnia, anch'io inizierò a pensare a morire o a scopare.

LoraWhere stories live. Discover now