12. Missione protezione | Present;

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"Il quirk di Eijiro mi sembrava straordinario

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"Il quirk di Eijiro mi sembrava straordinario.
Non avevo mai pensato che potesse difendere,
ma anche ferire."

Il pullman fa la sua prima sosta un'ora dopo la partenza. Libero dalle bende di Aizawa, Mineta è il primo a scendere: è chiaro che abbia l'impellente bisogno di un bagno. È davvero un ragazzo strano, ma non me la sento di volergli male per questo: ognuno ha i suoi difetti, in fondo.

Seguo le ragazze fuori dal bus: se mi aspettavo di trovarmi in una stazione di servizio, dove poter prendere qualcosa da bere, da mangiare e usare una toilette decente... beh, devo ricredermi. Ci troviamo nel bel mezzo del nulla, in una piazzola di sosta deserta, dalla quale almeno c'è una bella vista aperta sul bosco immenso che ci circonda.

Sollevo le braccia verso l'alto e mi stiracchio. Tutti intorno a me si stanno facendo la stessa domanda: che cosa ci facciamo qui?

Mi giro a guardare mio padre, che ha un'espressione apatica, eppure sento che sta tramando qualcosa. Vorrei avvicinarmi a lui e chiedere spiegazioni, ma qualcosa mi blocca e quel qualcosa è Kirishima, poco distante da me. Non ci siamo parlati per niente, durante il tragitto, e non voglio che mi veda correre da Aizawa come se fossi una "papona". D'accordo, un po' lo sono, ma lui non deve saperlo, giusto?

Mi ritrovo a fissarlo di nuovo, di sottecchi: ha un sorriso così bello, anche adesso che è confuso. Quando si volta appena in mia direzione, distolgo lo sguardo e mi ritrovo a posarlo su Bakugo.

Lui mi sta fissando.

Lui mi sta... cosa?

No, devo aver visto male. Starà fissando qualcosa dietro di me, sicuro.

Mi guardo intorno: Mina, Hagakure e... Jiro, mi sembra si chiami così la ragazza dal caschetto nero e due simpatici connettori jack che le escono dalle orecchie, stanno parlottando a pochi passi da me; chissà, forse a quello scontroso piace una di loro.

Torno a guardarlo, con le sopracciglia corrugate ma un sorriso divertito sulle labbra, quasi a volergli dire "ti ho sgamato", ma lui sta ancora fissando me. Fa una smorfia innervosita, quindi si gira di scatto e calcia un sassolino con violenza.

Adesso che gli ho fatto? Quello non è normale.

«Ei, Eraser» esordisce una voce femminile, catturando la mia attenzione, «quanto tempo.»

Mi giro e quasi dal nulla appaiono due delle supereroine più colorate e sgargianti della nostra epoca: Pixie-Bob e Mandalay, due delle Pussycats. Si presentano alla classe con uno spettacolino degno dei migliori anime anni Novanta; la maggior parte dei ragazzi è confuso, stralunato. Midoriya è l'unico a mostrare un entusiasmo fuori dal comune: si vede che è proprio un fan dei supereroi. Mi ritrovo a nascondere un risolino dietro la mano.

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