Capitolo 755: Cinquanta cantoniere

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Era ormai tardo pomeriggio. Caterina stava rileggendo una volta di più il brevissimo messaggio che Fortunati le aveva fatto avere il giorno prima.

Il piovano era stato conciso, ma molto diretto, facendole capire che i Salviati avevano mostrato di essere favorevoli alla sua richiesta. Le aveva anche specificato che, nel giro di pochi giorni, avrebbe ottenuto per lei un nuovo permesso per recarsi alle Murate, per continuare, ufficialmente, i suoi esercizi spirituali.

Non faceva cenno, nemmeno velatamente, alla possibilità, per lei, di andare nei boschi o di guadagnare nuove piccole libertà. La metteva in guardia, invece, verso tutto e tutti, facendole intendere che a Firenze l'aria era tutt'altro che salubre e che da un lato aumentavano i malumori verso i francesi e, dall'altro, cresceva l'attesa per le prossime mosse dell'Imperatore. 'Che è dunque bene che sia stia dove si è senza spostarsi', concludeva, rimarcando come, per il momento, conveniva loro attendere di capire da che lato la Signoria si sarebbe messa a guardare con più benevolenza.

Alla Tigre l'unica cosa che interessava davvero, nell'immediato, era sapere quando, di preciso, avrebbe rivisto Giovannino. Fortunati le faceva sapere che a breve sarebbe passato alla villa per parlarle a quattrocchi, ma per ora non si era ancora visto.

Con un sospiro, la donna lasciò la scrivania e andò verso la finestra. Nella luce plumbea di quell'ottobre, era difficile capire se ciò che scendeva lentamente dal cielo fosse acquerugiola o proprio nevischio. Faceva freddo, quello era vero, ma alla Leonessa pareva impossibile che cominciasse già a nevicare... Si era fatta persuasa che nel fiorentino gli inverni fossero più caldi, che non a Forlì...

Qualcuno bussò alla porta, che era solo accostata e non chiusa. Accigliandosi, ma pensando che potesse trattarsi di Bianca, avendo una questione in sospeso con lei, la donna diede subito il permesso di entrare.

Non si sbagliava. Sua figlia, guardinga, si fece avanti e, chiusasi l'uscio alle spalle, restò in attesa, con le mani giunte in grembo e lo sguardo basso.

"Mi avevi detto di venire qui da te, quando fossi stata pronta per parlare..." fece la giovane, azzardandosi a malapena ad alzare lo sguardo.

"Sai già di cosa voglio parlare." disse la Sforza, passandosi un momento una mano sulla fronte e poi incrociando le braccia sul petto.

La Riario deglutì e poi sussurrò: "Dimmelo tu."

Più in difficoltà di quanto credeva sarebbe stata, la Tigre prese tempo, ma poi, rendendosi conto che tergiversare era inutile, se non ridicolo, dato che era stata lei a pretendere quell'incontro, le chiese, a bruciapelo: "Tra te e quell'emiliano è successo qualcosa?"

Bianca non rispose, ma il modo in cui avvampò bastò come conferma alla madre.

Pur essendo la prima a non crederci, la Leonessa domandò: "Ti ha forzata a fare qualcosa che non volevi?"

La ragazza scosse il capo, con una sicurezza che non ammetteva repliche.

"Ti ha sedotta approfittandosi della vostra differenza d'età? Ti ha ingannata con delle promesse? Ti ha convinta a..." in realtà Caterina non voleva sminuire Bianca, provando ad avanzare certe ipotesi, ma la reazione che ottenne fu quella dettata dall'orgoglio ferito.

"Sono stata io a volere che diventassimo amanti." ribatté la Riario, non riuscendo più a trattenersi.

La Sforza non aprì bocca. Quell'ammissione, quasi ringhiata, l'aveva sorpresa. La libertà che aveva sempre lasciato a sua figlia, forse, si esprimeva anche a quel modo, eppure in una certa misura la spaventava.

"Se proprio vuoi saperlo – proseguì la giovane, passandosi nervosamente la punta delle dita sugli occhi – lui non è stato nemmeno il primo."

Ancora una volta, la Sforza non sapeva come ribattere. Era stata lei, dopotutto, a non imporle vincoli, se non un matrimonio fasullo con Astorre Manfredi, sempre lei a chiudere un occhio ogni volta in cui l'aveva vista scambiarsi effusioni con qualche soldato... Poteva forse lamentarsi del fatto che sua figlia avesse fatto di testa sua, scampando a un genere di imposizioni che lei per prima aveva subito e da cui non si era mai ripresa davvero? La risposta era anche troppo semplice: no.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (Parte V)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora