𝐕𝐈. 𝐒𝐔𝐍

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𝗹 𝗦𝗜𝗫𝗧𝗛 𝗖𝗛𝗔𝗣𝗧𝗘𝗥음악

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𝗹 𝗦𝗜𝗫𝗧𝗛 𝗖𝗛𝗔𝗣𝗧𝗘𝗥
음악


❝ 𝖫𝖺 𝗆𝗎𝗌𝗂𝖼𝖺 𝖺𝗂𝗎𝗍𝖺 𝖺 𝗇𝗈𝗇 𝗌𝖾𝗇𝗍𝗂𝗋𝖾
𝖽𝖾𝗇𝗍𝗋𝗈 𝗂𝗅 𝗌𝗂𝗅𝖾𝗇𝗓𝗂𝗈 𝖼𝗁𝖾 𝖼'𝖾̀ 𝖿𝗎𝗈𝗋𝗂 ❞
𝗝𝗼𝗵𝗮𝗻𝗻 𝗦𝗲𝗯𝗮𝘀𝘁𝗶𝗮𝗻 𝗕𝗮𝗰𝗵



Le persone convivevano con la paura, o meglio, con le paure. Paure di forme e origini diverse: paura dei ladri, la paura della morte, la paura della malattia, la paura di non farcela, la paura di rimanere soli. Paure legate a qualcosa che stava accadendo qui e ora e paure legate al futuro, a ciò che sarebbe potuto accadere a loro o alle persone a loro care. La paura era la loro emozione più antica.

Jungkook, invece, aveva paura di suo padre.

Nel mentre che i suoi piedi calpestavano rapidamente il suolo asfaltato dei marciapiedi e il suo corpo zigzagava tra le persone in movimento, il suo cervello era inesorabilmente ottenebrato dal terrore, tant'è che non riusciva nemmeno a pensare lucidamente.

Era da più di dodici ore che non vedeva suo padre, e temeva la sua reazione una volta fatto il suo indesiderato ingresso nell'abitazione che condividevano. Probabilmente i suoi occhi infossati l'avrebbero studiato da capo a piedi con uno sguardo che rasentava il disgusto nella sua forma più pura e veritiera, e forse le sue labbra screpolate si sarebbero arricciate in un ghigno malefico che anticipava esattamente ciò che sarebbe accaduto da lì a pochi minuti.

Jungkook si fermò per riprendere fiato. Con il respiro affannoso e il petto ansante, si sforzò ad alzare lo sguardo e a passare le sue iridi liquide di terrore sulla facciata esterna dell'alto stabile che ospitava il suo appartamento.

Con le gambe tremanti e la mente ancora annebbiata dalla paura, il ragazzo si fiondò all'interno dell'atrio desolato e salì di corsa gli innumerevoli gradini, senza scostare i suoi occhi dalla punta delle sue scarpe malandate.

Presto arrivò davanti alla porta di casa sua e, conoscendo le abitudini dell'uomo che viveva oltre quella soglia rovinata, strinse il pomello d'ottone tra le sue dita e lo ruotò leggermente, senza l'utilizzo della chiave che custodiva nella tasca dei pantaloni. Solo in quel momento, con un sospiro pesante, si accorse di indossare ancora i vestiti di Taehyung, ma promise a se stesso di restituirglieli quanto prima, se mai l'altro avesse voluto ancora vederlo dopo essere scappato in quel modo.

Mettendo piede all'interno del monolocale, dovette strizzare gli occhi a causa del prepotente odore acre che gli punse le narici. Si chiuse la porta alle spalle e, con ancora l'olezzo a punzecchiargli il naso, diede una veloce occhiata davanti a sé, non stupendosi nel ritrovare il parquet ricoperto da una quantità quasi inconcepibile di lattine di diversi tipi di birra. I contenitori erano sparpagliati incurantemente sul pavimento, alcuni di essi stropicciati malamente, mentre altri, in quanto posti orizzontalmente, facevano cadere qualche goccia di liquido ambrato sul legno chiaro del suolo.

𝐀𝐍𝐃𝐑𝐎𝐌𝐄𝐃𝐀Where stories live. Discover now