𝑅𝑜𝑡𝑡𝑜

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New York          10 aprile 2016  23:00

«che ne dici di staccare?» Gli chiese Niall

Erano lì dalle cinque del pomeriggio, stavano componendo la tesi, la melodia, e teoricamente avrebbero dovuto anche studiarla. Harry era in ansia, aveva paura di non essere all'altezza, stava componendo quella melodia, che gli riusciva così bene, una melodia dolce e soave, per abbracciare tutti i pensieri positivi che nell'ultimo periodo, aveva tracciato e segnato la sua mente.

«no nello, voglio continuare. Se vuoi c'è del cibo di sotto» fece spallucce
«haz io ho cenato, sei tu quello digiuno dalle cinque»

«sto bene così, solo vuoi portarmi un po' di latte?»
«certo, tu continua con la chitarra» Harry annuì

Iniziò a suonare la sua chitarra, in maniera dolce e calma, iniziò a canticchiare la melodia che aveva composto, sapeva a chi stesse pensando mentre la componeva, mentre la pensava e mentre la cantava. Non si rese conto di star canticchiando ad alta voce, facendosi sentire appena dalle scale adiacenti al corridoio.

Harry amava la musica, si sfogava e prendeva vita. Pensare a Louis, ogni volta, era sbagliato, lui non poteva dargli ciò che Harry voleva. Qualcosa di stabile e sicuro, nessuno avrebbe preso la briga di risolvere assieme a lui, i suoi problemi.

Louis incontrò Niall di sotto, il quale gli parlò della follia di Harry e del suo voler terminare tutto il prima possibile.

In quel momento Louis, silenziosamente, salì le scale e si poggiò sullo stipite della porta della sua stanza. Il riccio aveva i capelli raccolti, seduto sul letto, indossava una tuta nera, e una t-shirt nera, a piedi scalzi e gambe incrociate.

Aveva la sua famosa chitarra, che a detta sua utilizzava di rado, ed era bellissimo. Louis lo vide in tutta la sua magnificenza, Harry chiuse gli occhi per canticchiare e lo fece anche Louis, ascoltò i suoi suoni gutturali, uscire come una melodia soave. Una melodia dolce era.

Quella voce però, dove l'aveva già ascoltata?

Tossì e bussò, sulla porzione di muro li presente, facendo aprire gli occhi di scatto al più piccolo.

«da quanto sei lì?» chiese con voce preoccupata
«abbastanza da dirti che anche se non hai cantato, sei stato meraviglioso»
«non avresti dovuto ascoltare senza permesso» rispose freddo e distaccato

«scusa io-»
«solo perché la porta è aperta, non ti da il diritto di curiosare, soprattutto in camera mia» tenne la testa bassa, perché se avesse solo provato ad incontrare i suoi occhi, sarebbe sprofondato

«Harry non era mia intenzione!» affermò
«a me non piace che le persone mi ascoltino» si alzò di scatto dal letto, facendo aderire la pianta del suo piede, con il freddo delle mattonelle

«ma perché mai?!» chiese
«perché voglio tenerla per me! Non tutti siamo cantanti come te, che hanno il coraggio di rischiare»
Louis alzò un sopracciglio
«rischiare?»

«si—annuì—ogni volta che componi un testo, corri un rischio. Può piacere oppure no, non si saprà e ci rimetti comunque la faccia» gli spiegò

«Harry ma che idiozie dici?!»
«non sono idiozie!» urlò
«e non urlare con me!» affermò urlando Louis
«sei in casa mia! Quindi urlo!» sbraitò
«ne fai una questione di stato! Non comportarti da bambino! Sei ancora arrabbiato per quella colazione?» chiese retoricamente

«non mi interessa quello che pensi tu» fece spallucce
«sei proprio stronzo»
«si Louis, lo sono. Però dallo stronzo ti fai baciare»
«ma che cazzo urli?!» era shockato
«che c'è non vuoi farlo sapere?» chiese
«ma che importa! È per te idiota! Non sei in te ora, e so che te ne pentirai. Tu sei una persona riservata»

Edward's voice Where stories live. Discover now