Capitolo 3

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Ho fatto una doccia calda, ho indossato una felpa lunga fino a metà coscia. Prendo un libro dalla mia mensola per leggerlo e mi sdraio sul letto. La mia tranquillità viene disturbata da qualcuno che bussa alla porta.
Apro distrattamente e mi trovo di fronte uno Steve Rogers che mi guarda preoccupato.
"Oh..ciao." Dico con evidente tono strano, non mi aspettavo di vederlo. In più sono anche mezza nuda e mi sento a disagio.
"Senti, volevo scusarmi per quello che ti ha detto Tony. È un onore averti con noi in squadra." Dice in un modo così educato. È proprio vero che lui è un uomo d'altri tempi.
"Grazie." Dico semplicemente. Cala un silenzio imbarazzante tra di noi però non smetto mai di guardarlo nei suoi occhi blu e così profondi.
"Ti va di mangiare qualcosa?" Chiede in imbarazzo. In tutto ciò avevo dimenticato di cenare. In realtà non mi va di andare in cucina e vedere gli altri, non mi sento parte del gruppo.
"Gli altri hanno già mangiato." Sembra aver letto nel mio pensiero. Mi convince.
"Okay, metto qualcosa di più comodo." Abbasso lo sguardo verso le mie gambe nude. Lui annuisce semplicemente. Chiudo la porta, metto un pantalone della tuta e un paio di sneakers. Appena esco dalla camera mi accorgo che lui è poggiato di schiena sul muro di fronte. Cavolo se è bello, sembra essere un Dio greco, perfetto, scolpito, gentile.
Raggiungiamo la cucina in silenzio.
"Cosa vuoi che ti prepari?" Mi chiede gentilmente, mi sorride e io penso di essermi incantata a guardarlo. Mi riprendo subito rispondendogli che un semplice sandwich va bene. Lo vedo intento a cucinare e noto tutti i suoi muscoli contratti. Quella maglietta aderente che ha addosso lascia intravedere ogni singolo dettaglio. Mi verrebbe voglia di saltargli addosso in questo preciso istante. Mi porge questo sandwich che ha preparato con tanta premura ed è anche buonissimo.
"È buono." Dico con la bocca piena, facendolo sorridere ampiamente. Che sorriso che ha, è qualcosa di spettacolare. Non lo avevo mai visto così tanto da vicino.
"Sai, sei davvero fortissima. Sei stata forse una tra i pochi ad avermi battuto." Si complimenta con me, sempre in un modo così educato.
"Se può consolarti, sei stato il primo a mettermi a terra." Involontariamente mi lecco le dita, forse in un modo troppo provocante. Me ne accorgo perché Steve deglutisce nervosamente e abbassa lo sguardo.
"Attenta, potrà capitare altre volte." Mi fa l'occhiolino prima di alzarsi per posare i piatti e iniziare a lavarli. Mi alzo e lo raggiungo con l'intento di aiutarlo a sistemare. Restiamo in silenzio per tutto il tempo ma non mi dispiace, stargli così vicino mi permette di sentire il suo profumo inebriante.
"Com'è stato ritornare qui dopo 70 anni?" Gli chiedo curiosa.
"Molto strano direi. Ho dovuto vedere molti film per essere al passo, imparare ad usare la tecnologia!" Ride leggermente coinvolgendo anche me.
"Immagino quanto sia stato difficile. Io più o meno ho una storia simile!" intanto finisco di sistemare i piatti al loro posto.

"Raccontami allora." Mi guarda intensamente con le braccia conserte...perché deve avere uno sguardo così profondo e penetrante.

"Magari un'altra volta!" Gli sorrido dolcemente per poi sorpassarlo con l'intenzione di voler tornare in camera, non riesco a sostenere il suo sguardo.

"EHI!" mi raggiunge facilmente, facendomi voltare verso di lui.

"Sarai dei nostri, vero?" La sua voce è piena di speranze.

"Non ho altra scelta." Mi sono rassegnata ormai, devo sempre obbedire ai comandi di Fury, in fondo lui mi ha salvata.

***

Il mattino seguente mi sveglio presto, con l'intenzione di andare a correre nel bosco. Non voglio avere altri incontri spiacevoli. Indosso gli auricolari e parto. Mentre corro sento una presenza alle mie spalle, purtroppo ho anche i cinque sensi molto amplificati e nonostante la musica riesco a percepire il rumore di altri passi e anche il suo profumo, che però, mi sembra familiare. Concentro le mie forze nel punto in cui ho individuato il rumore e mi trasporto in quel punto, facendo cadere sotto di me il mio presunto 'aggressore', che scopro essere semplicemente uno Steve tutto sudato e colto alla sprovvista. Gli sposto i capelli biondi dalla fronte sudata e ammiro la sua bellezza. Non mi ero accorta per un attimo di essermi seduta a cavalcioni su di lui.

"Mi segui, Capitano?" Ho il fiatone e anche lui.

"Stavo correndo e ti ho vista, volevo solo raggiungerti." sorride e anche questa volta mi incanto a guardarlo. Appoggia le sue forti mani sui miei fianchi e mi ritrovo in un secondo sotto di lui. Arrossisco nel momento in cui il suo bacino si scontra col mio. Non è una situazione sicuramente nuova per me, ma lui mi fa un brutto effetto. Ci guardiamo negli occhi per qualche istante che sembra interminabile.

"Mai abbassare la guardia!" mi rimprovera, se solo sapesse che con lui non è per niente semplice restare concentrata. All'improvviso si alza porgendomi la sua mano, aiutando ad alzarmi.

"Andiamo, Fury ci starà aspettando." Mi sorride dolcemente. Annuisco semplicemente seguendolo.

Alla riunione di questa mattina mi metto in fondo alla stanza, entrando per ultima così nessuno si accorga della mia presenza, tutti tranne Fury.

"Un altro attacco simile è avvenuto a Los Angeles, non penso manchi molto all'arrivo di questi mostri qui a New York. Dobbiamo restare vigili." Mentre parla, Fury scorre sul monitor immagini terrificanti di povere persone dilaniate e di ragazze scomparse che sembrano quasi la mia fotocopia. Se prima avevo un sospetto che i responsabili fossero quei mostri che mi hanno torturata e fatta diventare un "mostro", ora ne ho la conferma. In una foto vedo il loro marchio: un teschio rosso. Se ne accorge anche Fury che, abbassando lo sguardo come un colpevole, cambia immagine. Lui lo sapeva!!

"Oh, bene altri mostri! Come se non ne avessimo già avuti abbastanza!" Noto un chiaro riferimento a me, sebbene lui non sappia che io sia nella stanza.

"Stark, ora basta!" Lo rimprovera Fury.

"Che c'è? Dov'è finita la tua protetta? Chi ci dice che possiamo fidarci di lei e di te? C'è sempre qualcosa che nascondete." Stark ha alzato il tono di voce. In questo momento vorrei scomparire, sembra che ce l'abbia a morte con me! Intanto noto che Steve ha la testa bassa e non si intromette nella conversazione.

"Tu non devi fidarti, devi solo fare il tuo dovere." Nick gli punta il dito contro.

"Il signor Stark ha ragione, noi combattiamo meglio da soli. Lei poi è terrificante." Afferma quel ragazzino di Peter Parker. In due giorni sono stata additata da persone tutt'altro che normali, ma va bene così. Esco dalla stanza sbattendo la porta e vado sul tetto dell'edificio, l'unico posto in cui non mi sento effettivamente giudicata.

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