Capitolo 13

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Quei quattro giorni passano ancora più lentamente. Sono impaziente di agire e di fare qualcosa. Stare così con le mani in mano mi rende insofferente e la cosa non mi piace. Come previsto mia madre mi barrica in camera, fa posizionare due guardie alla mia porta. Questo mi fa ridere perché io posso proiettarmi da una stanza all'altra senza problemi. È quasi l'ora in cui dovrei incontrare Thor alla sala del trono, quindi mi ci proietto nascondendomi dietro un pilastro. Ci sono molte guardie, evidentemente devono impedirmi di lasciare il castello. Se restano qui sicuramente non sarà una passeggiata portare a termine il mio piano. Così esco allo scoperto.
"Principessa, torni in camera!" Mi ordina uno di loro.
"No grazie!" Rispondo sorridendo prima di combattere con ognuno di loro e sconfiggerli senza problemi.
"Mi hai rovinato tutto il divertimento." Sento dire da una voce maschile alle mie spalle.
"Non c'è tempo, dobbiamo andare." Inizio a correre verso l'ala proibita del castello. Sicuramente correre con queste vesti e il mantello non è molto comodo ma ci accontentiamo. Durante il percorso incontriamo moltissime guardie, con cui siamo costretti a combattere per proseguire. Cercano in tutti i modi di ostacolarci anche se, senza evidenti risultati.
Giungiamo davanti ad una grande porta nera. Thor la spinge e davanti a me si mostra una stanza enorme con armi di ogni tipo. Thor subito prende il Tesseract. Io mi fisso a guardare una lancia forgiata in uru, questa lancia è come se mi stesse chiamando. La prendo spontaneamente e la impugno, sentendo una forza inspiegabile scorrermi nelle vene.
Mi giro verso Thor che si è inginocchiato a me.
"Thor, alzati! Che stai facendo?" Lo rimprovero.
"Chi può brandire Gungnir, lancia di Odino, sarà il nuovo re di Asgard. Così recita la profezia." Mi guarda restando ancora inginocchiato. Guardo la lancia nella mia mano e non riesco a realizzare ciò che Thor ha appena detto.
"Thor, non mi sembra il momento. Andiamo." Lo aiuto ad alzarsi e muovendo la lancia ci materializzo sulla Terra.
Arriviamo al complesso che è praticamente deserto, ci guardiamo un attimo intorno.
Cerco di entrare nella mente del Doctor Strange per capire dove si trovano. Non appena li ho localizzati, prendo la mano di Thor e ci materializzo in quel luogo preciso, ovvero una campagna immensa lontana dalla città per fortuna. Lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi è terribile. Ci sono migliaia di alieni e soldati zombie che hanno messo gli Avengers alle strette e continuano ad arrivarne altri per uccidere i terrestri. Mia madre guarda lo spettacolo divertita per poi iniziare a combattere anche lei. Li ucciderà se non la fermo. Penso subito.
Guardo Thor che annuisce e inizia a correre per raggiungere i suoi compagni. Io mi faccio strada camminando con calma in mezzo ai cadaveri degli alieni ripugnanti.
"Perché non te la prendi con qualcuno alla tua altezza." Le urlo mentre è impegnata a combattere con Iron Man e Captain America.
Tutti si girano a guardarmi sbigottiti. Tolgo la corona che indosso e il mantello e mi avvicino a lei sempre camminando.
"Così continui a rinnegare il sangue del tuo sangue." Afferma lei duramente lanciando lontano da lei Iron Man e Captain America. Ora ho tutta la sua attenzione.
"Sebbene il legame genetico, tu non sarai mai mia madre." Dico severamente puntando a terra la mia nuova lancia.
"Tu...hai la lancia di Odino.." sembra essere terrorizzata mentre dice quelle parole.
"Già, sta meglio a me che a te, non credi?" Affermo sarcasticamente.
"Ucciderò fino all'ultimo uomo su questo miserabile pianeta." È arrabbiata, che bello direi.
"No, non lo farai." Dico battendo sul terreno due volte la mia lancia e separando in due zone quella campagna, lasciando da un lato tutti gli Avengers. Isolo quella zona con una barriera magica che non possono oltrepassare. Dall'altro lato resto solo io, con il resto degli alieni ed Hela.
"Noooo! Ti uccideranno!" Urla Thor preoccupato.
Mi giro verso di loro a guardarli sorridente.
"Con voi farò i conti più tardi."
Mi giro di nuovo verso i miei nemici.
Corro verso di loro e combatto uno ad uno quei singoli alieni uccidendoli senza pietà e senza il minimo sforzo. Quando tutti gli alieni sono fuori gioco, mi dirigo verso Hela. All'apparenza potrei dire che sia leggermente terrorizzata.
"Che c'è? Hai paura?" Le dico fermandomi a qualche metro da lei.
"Io non ho paura." Dice a denti stretti, sembra quasi me quando ho dovuto affrontare le grandi difficoltà nella mia vita.
"Allora fatti sotto." Le dico con sorriso beffardo.
Combatto con lei impiegando tutte le mie forze. Non è semplice per lei mantenermi testa. All'improvviso però oltrepassa il mio ventre con un pugnale asgardiano.
La guardo fissa negli occhi con la bocca aperta per il dolore.
Lei mi sorride soddisfatta e alle mie spalle sento urlare Steve, che vorrebbe venire ad aiutarmi ma non può a causa della barriera.
Mia madre non sa che ho imparato a sviluppare anche il potere di duplicare la mia figura. Così, non appena vede che la figura da lei pugnalata si dissolve è come se fosse nel panico. Non si è accorta che io sono realmente alle sue spalle. È a quel punto che io la trafiggo con la mia lancia alla schiena, oltrepassando il suo addome.
"Mai abbassare la guardia." Cito delle parole ormai troppo familiari per me.
"Te ne pentirai." Sussurra con un filo di voce. Sfilo la mia lancia dal suo corpo, sporca del sangue nero come la sua anima. Hela cade ai miei piedi morente.
"Nessuno può controllarmi." Le sussurro mentre vedo la vita lasciare il suo corpo.
Tiro un sospiro di sollievo non appena realizzo che è tutto finito. Agito la mia lancia e mi proietto dal lato degli Avengers spaventandoli.
Intanto ho abbassato quella barriera che ci separava. Tutti mi guardano terrorizzati e fanno più che bene, anche loro la pagheranno. Il primo sguardo si posa su uno Steve con la barba lunga e il viso leggermente sporco di sangue.
"Vi sono mancata?" Chiedo con tono duro, distaccato e arrabbiato.

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