8. Non posso morire anche io

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Ogni passo che facevo mi avvicinava sempre di piú al luogo in cui Lando si trovava chissá in quale stato.
Hanno cercato di calmarlo ma da quanto mi hanno detto nessuno ci era riuscito, solo io ce l'avevo fatta con un semplice sguardo, cosí mi avevano beatamente scaricato sulle spalle come se nulla fosse la notizia che il suo amico ci aveva lasciato e ero io che dovevo comunicarglielo dal momento che ha allontanato tutti, psicologi compresi.
Ero molto appesantita da tutto ció ma dovevo essere forte, ce l'avrei fatta!
Aprii la porta e mi trovai davanti un ragazzo addormentato su un divano circondato da molti fazzoletti e con ancora le guance arrossate per via di quello che doveva essere stato un lungo pianto. Mi si strinse il cuore a vederlo in quello stato.
Poi peró presi dentro un mobile grazie alla mia goffaggine e lui si sveglió.
"Cosa ci fai qui?" Disse confuso
"Io? Emh no io beh...sono qui per..." Non c'è la potevo fare, era troppo per me. "Per sapere come stavi"
"Vattene" fu la sua risposta e ci rimasi abbastanza male
"Senti, so che sei sconvolto ma io cosa centro? Perché te la prendi con me?"
"Perché?? Perché non mi hai permesso di andare ad aiutare quel pilota ad uscire dall'auto! Ci sarei andato ma io non so fare nient'altro quando incontro i tuoi occhi! Quindi si sono incazzato con te perché io non ero con lui quando a fatto l'incidente! Ho guardato la scena impotente, proprio come un fottuto stupido!"
Ora era in piedi e stava gridando, non mi ero resa conto di quanto fossero rossi i suoi occhi...Per quanto volessi, non riuscii ad arrabbiarmi con lui, cosí gli sorrisi e gli dissi: "Lo so che é dura. Ci sono passata anche io. Anche io ho perso qualcuno di estremamente importante per me.
Perché credi che abbia fatto quella scenata quando ho visto che l'unica cosa che mi era rimasta di quella persona l'avevano regalata a un ragazzo che mi conosceva appena? Parlo di mio nonno Lando, nonché uno tra i miei piú fedeli amici.
Perdere qualcuno non significa davvero perderlo, ma lasciarlo andare; che sono due cose molto differenti." Una lacrima mi rigó il volto ma continuai a sorridere
"Io adoravo quell'uomo, era l'unico che mi capiva quando tutto andava male, anche piú di quanto mi capisse mio padre. Quando mi sono resa conto che non era piú con me e che non lo avrei piú potuto abbracciare il mondo intero mi crolló addosso, tanto é vero che persi anche il controllo di un auto e mi schiantai a 300km all'h.
Devi rialzarti Lando, come un vero amico che sa lasciare andare il compagno di avventure quando ce né bisogno."
Lo vidi risedersi sul divano e dopo una pausa disse: "mi hai appena detto che... Che lui é morto?"
Rimasi in silenzio e lo guardai.
Lui capí
Feci per uscire pensando che volesse stare da solo ma mi bloccó la sua voce: "sei l'unica ad avermi visto in questo stato non farne parola con nessuno"
"No Lando ma non te ne devi vergognare"
Detto ció uscii lasciando solo quel ragazzo che fino a un giorno fa pareva cosí felice e spensierato. Cosí bambino a volte; a terminare il suo pianto.
Fuori c'erano sempre molte persone, ma senza il via vai di prima. Tutti erano in silenzio e molti si limitavano a guardare per terra anziché in pista dove una barella portava un corpo avvolto in un telo bianco: le fiamme, morte anche loro.
Rimasi a riflettere su quello che era successo.
Un ora fa quel ragazzo era felice di correre come ogni pilota, e ora era semplicemente morto, privo di pensieri, emozioni..di vita.
Mi venne in mente Lando, che non lo ha neppure potuto salutare.
Lasciai il circuito con gli occhi lucidi e mi diressi verso la sede della McLaren: non potevo permettermi di morire anche io.
Dovevo tornare a correre.

Hey :)
Oggi capitolo un po' sad come la mia vita perché é sabato mattina e sono in pullman per andare a scuola...yee.
Al prossimo cap.
Byee🤍

La speranza dei sogni ~Lando Norris~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora