1- Buongiorno anche a lei

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Mi alzai con un sorriso insolito sul volto, probabilmente dovuto al fatto che Duncan mi aveva fatto passare una serata meravigliosa la sera prima e come al solito mi aveva riempita di attenzioni.
Lato romantico a parte, onestamente alla fine eravamo anche andati a casa sua per sfogare la nostra passione, grazie al cielo i suoi genitori erano divorziati e sua madre era fuori con delle amiche.
Comunque mi aveva anche lasciato un segno rosso sul collo come riuscii a constatare davanti allo specchio del bagno con un po' di frustrazione.
Insomma, avrei potuto coprirlo con un dolcevita ma eravamo ancora in estate e sarei morta di caldo in cinque secondi, quindi lo coprii con tanto fondotinta.
Mi feci una doccia tiepida e poi mi misi i vestiti che avevo scelto con cura nelle due settimane precedenti, tanto poi dopo due giorni avrei riniziato a vestirmi come una barbona.
Appena aprii la porta della camera mi ritrovai davanti mio padre con una macchina fotografica in mano e come al solito usò il flash accecandomi.
- Ma che cavolo...-
- La mia bambina è grande ormai! È il tuo ultimo primo giorno e...-
Iniziò a fare il suo solito discorso che alla fine faceva tutti gli anni, ma ormai mi ero abituata.
Mio padre, Ted Page, aveva una piccola attività da fiorista, negli anni ottanta aveva iniziato con un negozio ma ora aveva cinque negozi sparsi per il paese e la sede la dirigeva lui.
La sua passione era dovuta al suo essere estremamente sensibile, emotivo e a volte sdolcinato, quale modo migliore per comunicare i propri sentimenti se non con i fiori?
Alla mia nascita si era presentato con un vaso pieno di biancospini il cui significato è protezione e speranza.
Quindi sì, ero abituata ai suoi perenni pianti ad ogni mio compleanno, ai miei primi giorni di scuola e quando gli dissi che mi ero fidanzata.
- Tieni tesoro.-
Finito il suo discorso mi porse un bicchiere d'acqua con un rametto di fiori di ciliegio, come ogni anno.
Sorrisi prendendolo delicatamente in mano e lo appoggiai sulla scrivania accanto alla porta di camera mia.
- Nuova avventura?-
- Buon auspicio, sì.-
Mi disse orgoglioso delle mie conoscenze, poi gli scese una lacrima.
- Ormai non ti posso insegnare più nulla.-
Lo abbracciai di slancio.
- Oh papà.-
Gli lasciai un bacio sulla guancia e mi staccai dall'abbraccio sempre sorridendo.
- Avrò sempre da imparare da te.-
Presi lo zaino dalla sedia della scrivania e mi diressi verso la cucina dove mi feci un caffè al volo e mi mangiai una brioche preconfezionata, una di quelle che piacevano a... Mia madre.
Il sorriso mi scomparve.
Mamma faceva sempre colazione con queste robe industriali e senza zuccheri, continuava a dire che era a dieta, peccato che si limitava solo alla colazione o alla merenda perché a pranzo e a cena era una buona forchetta.
Scossi la testa cercando di non pensarci, ma ormai la mia mattinata sarebbe andata così.
Pensai a mia madre anche quando dovetti prendere il pullman per andare a scuola, di solito mi portava mia madre con la sua vecchia Ford che ora era chiusa nel garage da un mese.
In effetti quella era prima volta che prendevo il pullman da sola ed era una nuova avventura, era bello poter vedere così tante persone: ragazzi con la musica nelle orecchie, ragazzi che si vedevano per la prima volta dopo mesi e ragazzi invece che stavano ancora sonnicchiando.
Dopo una decina di minuti il pullman si fermò davanti alla mia scuola e da lì tutti i ragazzi, me compresa, scesero.
La Northon High era esattamente come l'avevo lasciata l'hanno precedente: le finestre erano ancora tutte sporche, sui muri c'erano ancora dediche a ragazze o insulti rivolti ai professori, i muri di mattone rosso e la bandiera della scuola che sventolava con orgoglio sopra il portone d'ingresso.
In pochi secondi individualizzai subito il mio gruppo di amici, Duncan aveva smesso di andare a scuola l'anno precedente perché era di un anno più grande, quindi quell'anno me la sarei cavata soltanto con i miei compagni di corso e con i miei vecchi amici.
Elizabeth, Kendall e Kyle erano i miei più grandi amici, mi avevano accompagnato da quando avevo iniziato la scuola a sei anni fino ad adesso, il nostro ultimo giorno di scuola.
Mi buttai immediatamente tra le braccia di Elizabeth, la mia migliore amica.
- Lizzie!-
- Ma guarda un po', la mia piccola piromane.-
La storia di come diedi accidentalmente fuoco allo spogliatoio delle ragazze tre anni prima era diventata leggenda tra quelli del mio anno, mi aveva causato un lungo periodo di punizione e l'essere costantemente tenuta sotto controllo dal preside.
Non era neanche mia intenzione, io volevo soltanto fumare una sigaretta e saltare la lezione di ginnastica.
Diedi un pugno sulla spalla a Lizzie.
- Idiota.-
Kyle mi prese per le spalle e mi guardò intensamente.
- Nora, sono anni che te lo dico ma tu non mi ascolti mai, però devo dirtelo ancora una volta...-
Fece una pausa d'effetto e poi si inginocchiò davanti a me.
- Vuoi diventare la mia unica ragione di vita comprandomi un caffè?-
Kendall sbuffò e gli diede uno schiaffo sulla testa.
- Ti avevo detto di fartelo a casa.-
- Ma se la macchinetta è rotta non è colpa mia.-
Kyle e Kendall erano gemelli, entrambi erano molto alti, all'incirca un metro e ottanta, avevano la carnagione piuttosto scura perché una loro nonna era sudamericana, gli occhi di entrambi erano verdi con la differenza che Kyle aveva un occhio con una pagliuzza gialla.
Kyle io avevamo un modo di scherzare strano, sembrava che ci facessimo il filo costantemente ma in realtà non era così, neanche Duncan era geloso perché alla fine l'unica cosa che Kyle voleva da me era che gli prendessi un caffè tutti i giorni prima di venire a scuola.
E ogni volta io mi rifiutavo.
Ma forse quella volta perché avevo voglia o perché era una giornata diversa o perché mi ricordava tanto quando mia mamma ed io andavamo a prenderci un caffè prima di entrare, accettai.
- Va bene Reynolds, ma solo per oggi.-
Kyle si alzò in piedi emozionato.
- Davvero? O cazzo Nora, ti amo.-
Gli feci l'occhiolino mentre mi dirigevo al bar davanti all'edificio.
- Anch'io mi amo.-
Mantenni il sorriso fino a che non mi ritrovai a debita distanza, poi si spense. Era ormai dalla morte di mia mamma che non riusciva più a sorridere sinceramente, o almeno qualche volta ci riuscivo ma il più delle volte mi spegnevo e non capivo perché.
Forse avrei dovuto considerare uno psicologo o cercare di parlarne con qualcuno, ma farlo sarebbe stato molto difficile: l'immagine che di me si erano creati tutti quanti era molto diverso da quella che ero io, apparivo una ragazza solare, forte e senza debolezze, pronta a sostenere tutti.
Ma al mio sostegno non ci aveva mai pensato nessuno.
Avevo sempre aiutato chiunque fosse caduto ma nel momento in cui ero io a cadere non chiesi aiuto a nessuno, ero troppo orgogliosa per ammettere che avevo bisogno di una mano.
Quindi pensai che fosse meglio nascondere il mio dolore e che con il tempo sarebbe andato via da solo.
Presi un caffè anche per me e lo sorseggiai, poi guardai l'orologio: le lezioni erano già iniziate da dieci minuti.
Sospirai pronta alla solita corsa di inizio anno, non capivo perché ogni volta il primo giorno di scuola arrivavo sempre in ritardo.
Cercai di non far cadere il caffè ormai freddo di Kyle e corsi verso lo sportello posto all'ingresso della scuola per chiedere il mio orario.
Prima ora aula di inglese con il nuovo insegnante, nonché mio tutor.
Bella figura che avrei fatto.
Trovai l'aula in meno di un minuto, ma mi accorsi per mia fortuna che il professore ancora non era arrivato visto che dall'interno proveniva un rumoroso chiacchiericcio e la porta era aperta.
Non feci in tempo a sospirare di sollievo che qualcuno mi picchiettò la spalla.
Mi girai incuriosita e mi trovai davanti un uomo di circa quarant'anni con un sorriso ironico sul viso, aveva i capelli castano scuro come i suoi occhi, nessuna ombra di barba ed era più alto di me di circa una spanna, abbastanza da dovermi fare alzare lo sguardo per incrociare il suo.
- Buongiorno, sono il professor Downey, inglese. Ora, suppongo che tu faccia parte del mio corso e sei in ritardo, ma sono in ritardo anch'io, quindi per oggi chiudo un occhio, ok?-
Annuii ancora senza fiato per la corsa fatta.
- Bene, oh questo caffè è per me? Grazie.-
Mi tolse il caffè di Kyle dalla mano e face il suo ingresso in classe senza che io potessi impedirgli di fare il "furto".
- Buongiorno anche a lei.-
Sbuffai sottovoce entrando.

Redamancy -R.D.J.-Where stories live. Discover now