6- Ricorda che ti amo

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Duncan non fu tanto felice di sapere che l'avevo chiamato solo perché avevo avuto un'incubo su mia madre, ma almeno mi ero salvata dal dover affrontare il discorso su mio padre.
E poi tanto papà mi aveva promesso che non avrebbe più toccato un'altra bottiglia.
Da quel giorno ne passarono altri tutti più o meno uguali: scuola, caffè, Downey che mi continuava a sorridere, i miei amici che mi prendevano in giro per Duncan e Duncan... Lui era di cattivo umore da un po'.
Probabilmente per lo stress al lavoro, sua madre che gli metteva troppa pressione e il suo dormire poco.
Quando si sovraccaricava di lavoro finiva per esternarsi dal mondo che lo circondava, spesso dimenticava le persone attorno a lui e spariva per giorni.
Quella settimana fu così.
Si dimenticò il nostro appuntamento venerdì sera e quando lo chiamai non rispose.
Misi giù il cellulare optando per una serata da single.
Ero fedele a Duncan, davvero, ma ogni tanto avevo bisogno di tempo per me stessa e di divertirmi come una ragazza senza alcun impegno.
Mi cambiai con un vestito nero aderente, con lo scollatura a cuore, che arrivava a metà coscia, misi dei tacchi neri e poi abbinai una pochette dello stesso colore.
Presi la macchina e mi recai al locale più frequentato della città: l'Eden.
Parcheggiai non molto lontano da lì e mi assicurai di aver preso il documento falso, dopo averne avuta la certezza mi incamminai verso l'entrata fino a che un senso di colpa non si fece strada in me.
Non sarebbe stato giusto nei confronti di Duncan.
Non sarebbe stato giusto nei confronti della nostra relazione.
Ma avevo veramente bisogno di staccare da tutto e da tutti, avrei bevuto e probabilmente avrei flirtato con un tizio a caso, poi sarei tornata a casa e di quella piccola avventura non ne avrei parlato con nessuno.
Mi fissai il piano in testa e, preso un respiro profondo per incoraggiarmi, entrai nel locale esibendo il documento con nonchalance.
"Ok, fase uno superata."
La musica era alta e come al solito azzeccata, i dj del locale erano sempre al passo e sapevano come intrattenere le persone.
Le luci viola e verdi danzavano nell'aria assieme a tantissimi ragazzi che si stavano scatenando, i bassi delle casse mi fecero balzare il cuore in gola e di nuovo mi pentii di ciò che stavo facendo, così mi diressi al bancone posto di fianco a me per prendere un paio di cocktail.
Optai per un sex on the beach seguito poi da un cuba libre.
Poi un altro di coraggio, infatti come per magia mi sentii più sicura di me, andai in mezzo alla pista ed iniziai a ballare con un paio di ragazze che sembravano essere nelle mie stesse condizioni.
Presi il ritmo e confidenza, i tacchi ancora non facevano male ed io volevo divertirmi al massimo.
Dopo una decina di minuti consumai altri tre o quattro cocktail e mi misi in mezzo a un altro gruppo di persone.
Poi la base cambiò, era più sensuale e lenta, iniziai a muovere i fianchi in modo seducente e poco dopo avvertii qualcuno muoversi a ritmo dietro di me.
Sentii delle mani scivolare lungo le mie braccia e toccai con la schiena il corpo di qualcuno, le mani dello sconosciuto finirono sui miei fianchi e un brivido piacevole mi scosse da capo a piedi.
Non pensai a Duncan, non pensai a mio padre, non pensai a mia madre, non pensai a niente.
Ero solo io, pronta a godermi la vita.
Una mano dell'uomo risalì fino a circondarmi il collo, portando la mia testa delicatamente al suo petto e nel frattempo i nostri bacini continuarono a danzare perfettamente sincronizzati.
Ormai sentivo il suo respiro pesante a pochi centimetri dal mio orecchio, provocandomi piacere e un'altra scarica di brividi, poi poggiò le labbra sul mio collo lasciando una scia di baci dalla spalla all'orecchio.
Fu come se mille fuochi bruciassero in me, il mio cuore batteva così forte da sorprendermi che lo sentissi solo io.
Mi morsi il labbro, chiudendo gli occhi, avvertendo le sue labbra spostarsi sempre più vicine alle mie mentre i nostri respiri si mescolavano e i nostri corpi si incastravano.
Voltai il mio corpo verso di lui e, proprio quando le nostre bocche si sfiorarono, aprii gli occhi incastrandoli nei suoi.
Due occhi color nocciola.
Due occhi che conoscevo bene.
- Buonasera Nora.-
Downey accompagnò il suo saluto con un sorriso luminoso, senza nemmeno scostarsi di un millesimo di millimetro da me, cosa che non feci nemmeno io.
Ero in preda allo shock certo, ma ero anche in preda di una discreta quantità di alcool e del piacere che la sua vicinanza mi provocava.
- Professore...-
Indossava una semplice maglietta blu aderente che gli fasciava perfettamente il corpo e una giacca grigia.
"Cazzo se è sexy."
- Il tuo ragazzo è qui?-
Lo guardai scocciata dal fatto che lo avesse tirato in ballo in un momento del genere.
- No.-
Il suo sorriso, se possibile, divenne ancora più luminoso.
- Allora direi che non si offende se faccio questo.-
Appena finì la frase mi baciò.
Fu prima lento e delicato ma, appena risposi, si trasformò in qualcosa di più passionale, senza contare che ancora la sua mano mi circondava il collo eccitandomi al massimo.
Le nostre lingue si scontrarono e si esplorarono, i respiri si fecero pesanti e le mie mani iniziarono a percorrere il suo petto.
Quando ci staccammo per riprendere fiato mi resi conto di quello che avevo fatto.
Mille pensieri si accavallarono uno sull'altro, mi iniziò a mancare l'aria e così feci l'unica cosa che mi pareva sensata: uscire dal locale.
Domanda da un milione di dollari: Downey mi avrebbe seguita e mi avrebbe tormentata, oppure mi avrebbe lasciata andare senza infierire ancora di più?
Ovviamente la risposta corretta è la numero uno.
Appena mi ritrovai ad una decina di metri dall'ingresso del locale mi accorsi che Downey era a pochi passi da me, ma per una volta nella vita non stava sorridendo.
Presi un paio di respiri profondi e cercai di mettere su un discorso sensato per affrontare subito il problema.
- Questo non sarebbe mai dovuto accadere, è stato un errore ed io non sono esattamente sobria. Adesso faremo finta di niente e...-
Downey mi interruppe porgendomi un pacchetto di sigarette.
- Fumi?-
Osservai il pacchetto e poi mi arresi, allungai la mano e presi una sigaretta che mi poggiai tra le labbra, anche lui lo fece prima di tirare fuori un accendino che usò prima lui e poi io.
Iniziai ad incamminarmi verso la mia macchina e Downey mi seguì.
Tirai un paio di volte, lasciando che la nicotina mi riempisse i polmoni e fuoriuscisse salendo in alto nel cielo.
Iniziai a sentire freddo e lui sembrò capirlo perché si tolse la giacca e, avvicinatosi a me, la mise sulle mie spalle.
- Non dovevo venire qui stasera.-
Dissi imbarazzata.
- E perché sei venuta?-
Chiese lui spegnendo il mozzicone di sigaretta buttandolo per terra e schiacciandolo con un piede.
Mi leccai il labbro inferiore prima di rispondere.
- Duncan... Ha dimenticato il nostro appuntamento e...-
Downey scoppiò a ridere come se fosse incredulo, sì passò una mano tra i capelli e sul suo viso comparve di nuovo il suo maledettissimo sorriso.
- Quel ragazzo è veramente un'idiota. Come può dimenticarsi di te?-
Arrivammo al mio veicolo e tirai fuori le chiavi per aprirlo.
- Senta, davvero, facciamo finta che questa cosa non sia mai successa, va bene?-
Si appoggiò con la schiena alla portiera posteriore con un ghigno.
E adesso cosa voleva?
- Vuoi veramente metterti a guidare in queste condizioni?-
Alzai gli occhi al cielo.
- Sono piuttosto lucida.-
Scoppiò a ridere di nuovo nemmeno avessi detto la battuta più divertente del mondo.
Si morse il labbro poi con lo stesso ghigno di prima.
- Ancora sei la ragazza più incoerente del mondo: abbastanza sobria da guidare ma non abbastanza da decidere chi baciare.-
Aggrottai lo sguardo.
- Cosa intende?-
Si avvicinò al mio orecchio sfiorandolo con le labbra.
- Che se sei piuttosto lucida allora eri piuttosto consapevole di volermi baciare.-
Boccheggiai senza sapere cosa dire, poi decisi di ignorarlo ed entrare in macchina, ma prima che potessi mettere in moto mi bussò al finestrino.
Si abbassò per potermi guardare negli occhi.
- Sai, questo Duncan potrà anche dimenticare gli appuntamenti che ha con te, ma io no. Domani ti passo a prendere alle dieci del mattino, vestiti elegante.-
Poi passò lo sguardo sul mio corpo e sorrise.
- Se ti vesti così va anche bene.-
Ignorai il suo commento e lo salutai.
- Buonanotte professore.-
- Buonanotte Nora.-
Guidai con prudenza fino a casa, dove mi buttai sul letto senza nemmeno struccarmi.
Mi cambiai mettendo una maglietta larga ed un pantalone da basket dei Chicago Bulls.
Prima di dormire decisi di dare un'occhiata al cellulare e quello che vidi mi fece venire le lacrime agli occhi.

'Ciao amore, scusa se mi sono dimenticato, ma ho staccato dal lavoro alle nove'

'Mia madre poi ha iniziato il solito discorso sul fatto che sono un buono a nulla'

'Non che questo mi scusi, davvero mi dispiace un sacco.'

'Possiamo rimediare domenica sera?'

'Amore? So che sei arrabbiata ma ti prego rispondimi.'

'Non meriti questo trattamento, lo so.'

'Ricorda che ti amo, buonanotte.'

Mi trovai a piangere in preda ai sensi di colpa.
Non risposi ai messaggi.
Non risposi al suo "ti amo".



Redamancy -R.D.J.-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora