8- Ci credi ai colpi di fulmine?

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Elizabeth Downey era una donna di una bellezza pazzesca.
Non assomigliava per niente a suo fratello: era bionda, occhi azzurri e qualche centimetro più alta di Robert.
Il suo corpo era tonico e con delle forme mozzafiato, probabilmente sarà stata una terza o di più.
Insomma, al confronto mi sentivo Shrek.
Per tutta la cerimonia non feci altro che guardarla mettendo in dubbio la mia eterosessualità, certo anche suo marito non era male, ma lei... Beh cazzo.
Durante il rinfresco rimasi al fianco di Downey per non sentirmi troppo fuori luogo, cosa che accadde lo stesso perché essendo lui il fratello della sposa era circondato da persone che si congratulavano e iniziavano a parlare senza mai smettere.
Ad un certo punto si alzò lasciandomi seduta ad un tavolo, sola e senza nessuno con cui parlare.
Per i primi quindici minuti scrollai il cellulare, notando altre chiamate perse di Duncan e vari messaggi che non aprii per evitare una crisi isterica.
Mandai un messaggio a mio padre per dire che stavo bene e poi aprii Instagram.
Dopo un po' sentii qualcuno schiarirsi la voce dietro di me, voltandomi mi ritrovai faccia a faccia con un ragazzo di circa vent'anni biondo con gli occhi azzurri.
- Di solito si chiede "della sposa o dello sposo?", ma hai l'espressione di una che è stata trascinata qui contro la sua volontà e che chiaramente non conosce nessuno.-
Misi via il cellulare, felice di poter conversare finalmente con qualcuno.
- È così evidente?-
Si sedette accanto a me con un sorriso divertito.
- Beh è pieno di gente e di alcool, ma non sembri molto entusiasta.-
Sospirai con un sorriso stanco.
- In effetti è così, sono stata portata qui con la forza e sono prigioniera del mio aguzzino.-
- Chi sarebbe questo essere mostruoso?-
Chiese lui interessato, ma prima ancora che potessi rispondere Downey si risedette alla mia sinistra.
- Jude! Come stai?-
Posò una mano sulla mia spalla circondandomi con il suo braccio.
Il ragazzo, Jude, lo guardò malamente.
- Tu sei l'aguzzino, Robert?-
Arrossii imbarazzata mentre Downey ridacchiò.
- Temo di sì, Nora è stata prelevata stamattina senza sapere nemmeno dove la stessi portando.-
- E la lasci così tutta sola?-
Jude mi fece l'occhiolino e sentii la presa di Downey farsi più forte.
- Puoi stare certo che non accadrà di nuovo.-
Era chiaro che ci fosse tensione tra i due e fortunatamente una signora si avvicinò a Jude chiedendogli di seguirla.
Il ragazzo sospirò, poi si allontanò dal tavolo salutandomi con un sorriso.
Downey mantenne la presa sul mio braccio finché non scomparve dalla nostra vista, poi allentò un po'.
- Ti ha infastidita?-
Chiese con un tono preoccupato.
Aggrottai lo sguardo confusa.
- No, in realtà mi stava tenendo compagnia visto che ero sola.-
Mi lasciò un bacio sulla tempia lasciandomi di sasso.
- Come ho già detto: non accadrà più. Specialmente con quello stronzo in giro.-
Lo guardai sorpresa della sua rabbia, non l'avevo ancora visto così.
La mascella serrata, lo sguardo assottigliato pronto a incenerire chiunque e il respiro pesante.
- Posso sapere chi è?-
Downey sospirò.
- È una sorta di fratellastro, in realtà non c'è legame di sangue ma... Sua madre è la madre di Elizabeth, quindi è suo fratello.-
Cercai di fare mente locale.
Cavolo che famiglia complicata.
- A proposito, è bellissima Elizabeth, complimenti!-
Dissi cercando di alleggerire l'atmosfera.
Funzionò perché a Downey brillarono di nuovo gli occhi.
- Lo so, è fantastica. Dopo te la presento, andreste d'accordo e poi... Vorrei che ascoltassi quello che lei ha da dire sull'amore.-
Annuii senza sapere cosa dire.

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Il ballo padre-figlia ovviamente si trasformò in ballo fratello-sorella.
Downey era stato di parola, non aveva abbandonato il mio fianco per tutto il pomeriggio, ma arrivato quel momento si era scusato e aveva raggiunto sua sorella sulla pista da ballo.
Partì "slipping through my fingers" degli ABBA e i due iniziarono a volteggiare per la sala.
Downey appoggiò la testa a quella di sua sorella e li vidi ridere e scherzare tra loro.
Presa dalla scena non mi resi conto che lo sposo si era seduto accanto a me, almeno finché non iniziò a parlare.
- Ho dovuto faticare per guadagnarmi la fiducia di Robert, ma anche senza quella avrei sposato lo stesso Elizabeth.-
Sussultai.
- Dovete essere molto innamorati, siete una coppia meravigliosa.-
Dissi con onestà.
Lui sorrise.
- Grazie... Ci credi ai colpi di fulmine? Io non ci credevo, poi l'ho conosciuta ed è stato... Beh, mi ha stregato completamente. Sono perdutamente innamorato, sia dei suoi pregi che dei suoi difetti e so che anche lei mi ama allo stesso modo.-
Lo osservai con invidia.
A sentirlo parlare in quel modo mi resi conto che la mia relazione con Duncan era ben lontana da questa.
Ma non tutti sono destinati al vero amore, non tutti lo troveranno.
- Redamancy... "Riamare", amare profondamente qualcuno ed essere ricambiati con la stessa intensità, è la sensazione più bella del mondo.-
Non risposi, continuai a guardare i due fratelli riflettendo su quelle parole.
Finita la canzone Downey diede un bacio sulla fronte di Elizabeth e la lasciò a suo marito.
Notai una lacrima solcargli il viso e sorrisi comprensiva.
- Vuole uscire professore?-
Downey non ci pensò due volte e mi porse il braccio al quale mi aggrappai prontamente.
All'esterno non c'era nessuno, l'aria fredda serale ci colpì e la musica si fece ovattata.
Il cielo era ormai scuro e mi sorpresi della velocità con cui era passata la giornata.
Tirai fuori dalla pochette un pacchetto di sigarette e ne offrii una a Downey che accettò ben volentieri.
Dopo un paio di tiri mi guardò con un piccolo sorriso.
- Ora che ci penso non hai l'età per fumare.-
Gli lanciai un'occhiataccia espirando una nuvola di fumo.
- Vogliamo seriamente aprire il discorso sulla mia età?-
Downey alzò le spalle.
- Touche.-
Finimmo allo stesso momento la sigaretta e da dentro partì un lento.
Downey mi prese tra le braccia poggiando una mano sul fianco, di nuovo al suo contatto rabbrividii e un sospiro di piacere uscì involontariamente.
Mi aggrappai a lui lasciandomi guidare dai suoi passi e dalle dolci note che danzavano insieme a noi in quella fredda serata senza stelle.
Senza accorgermene appoggiai la mia fronte nell'incavo del suo collo beandomi del suo profumo pungente mischiato all'odore di tabacco, il mio cuore batteva all'impazzata tanto che avrebbero potuto sentirlo anche dentro.
Feci l'errore di alzare la testa e guardarlo negli occhi, perché persa com'ero nel suo profondo color nocciola non mi accorsi che i nostri volti si erano fatti sempre più vicini.
Poi accadde.
Le nostre labbra si mescolarono per la seconda volta in due giorni.
Non era passionale come quello della sera prima, era delicato, piacevole, in grado di esprimere mille sensazioni con un solo e delicato tocco.
Ci staccammo rimanendo lo stesso a pochi centimetri di distanza, con i respiri pesanti ed una luce negli occhi che non sapevo spiegare.
Quella volta non scappai.
Riprendemmo il nostro ballo senza dire altro, entrambi spaventati di rovinare l'atmosfera aprendo la bocca per dire qualsiasi cosa.
Non proferimmo parola, nemmeno quando rientrammo con un tacito assenso per salutare gli sposi, ringraziarli e congedarci.
Il viaggio di ritorno fu accompagnato da una canzone di John Legend, "conversations in the dark", sembrava essere scelto apposta.
Quando la canzone finì Downey spense la radio lasciando cadere il silenzio nell'abitacolo della macchina, silenzio che non ci lasciò fino a che non riconobbi la via e casa mia a pochi metri da me, fu allora che parcheggiammo.
Downey si lasciò andare sullo schienale con un sospiro prima di voltarsi verso di me con uno sguardo indecifrabile.
In un normale romanzo quello sarebbe stato il momento migliore per confessare i propri sentimenti e baciarsi come se non ci fosse un domani.
Un romanzo in cui i due protagonisti hanno avuto il colpo di fulmine.
Un romanzo che parla di vero amore.
Ma non era quello il caso.
Nel momento in cui si protese in avanti per baciarmi posai la mano sul suo petto, stavolta per allontanarlo.
- La ringrazio per la giornata professore, congratulazioni per il matrimonio e... Beh, buonanotte.-
Coprì la mia mano con la sua e si avvicinò lo stesso per lasciarmi un bacio sulla guancia.
- Buonanotte Nora.-
Praticamente scappai dalla macchina, percorrendo velocemente il marciapiede fino ad arrivare alla porta di casa mia.
Aprii il portone d'ingresso e non respirai fino a che non fu chiuso alle mie spalle.
Avevo commesso lo stesso errore, ma stavolta non avevo scusanti.
Non avevo bevuto.
Mi maledissi per la mia debolezza mentre mi infilai il pigiama per andare a dormire, poi mi struccai e guardandomi nello specchio cercai di riprendermi.
Decisi che avrei iniziato ad evitare Downey.
Per il bene mio e di Duncan.

Redamancy -R.D.J.-Where stories live. Discover now