Brittana

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Fandom: Glee
Richiesta: /No
Trama: Santana ha mentito alla sua famiglia dicendo di avere un ragazzo, perciò quando sua zia si sposa, i suoi genitori non vedono l'ora di incontrarlo. Ma Santana non si perde d'animo e chiede l'aiuto del suo migliore amico Blaine, niente potrebbe andare storto, giusto? 
Attenzione: leggermente angst, ma c'è comunque una sorta di lieto fine. Come per la OS precedente, lievissimi accenni ad omofobia.

You can't be mine and I can't be yours

Dovevo resistere soltanto per due giorni. Non poteva succedere assolutamente niente di catastrofico per due giorni; era questo il motivo per cui avevo deciso con cura la data d'arrivo e di partenza. Sapevo che Blaine ed io non avremmo potuto fingere a lungo, però potevamo entrambi stringere i denti e resistere semplicemente per quarantotto ore. Inoltre, la protagonista era mia zia, perciò il mio amico ed io saremmo passati in secondo piano in un batter d'occhio. Era praticamente un piano a prova di idiota. Non era nemmeno necessario che ci baciassimo ed eravamo naturalmente affettuosi l'uno con l'altro, soprattutto perché Blaine era stato il mio supporto emotivo da quando avevo accettato la mia sessualità e lui aveva condiviso i suoi timori riguardo la propria con me. 

Dovevo ammettere che in un primo momento, le cose andarono esattamente come avevo previsto: mio padre scherzò sul fatto che doveva tenere le mani a posto, mia madre ci mise in stanze separate e il mattino seguente al nostro arrivo, mia zia chiese il mio aiuto per sistemare gli ultimi dettagli della cerimonia. Blaine sarebbe rimasto con mio padre, tuttavia avevamo studiato le nostre risposte alle ipotetiche domande che avrebbero potuto farci (anche perché la maggior parte dei dettagli erano reali) e ci eravamo promessi di contattarci solo in casi estremi. Riuscii ad affrontare l'interrogatorio di mia madre senza alcun problema, trovando persino il tempo di dare dei consigli utili alla novella sposa che sembrava essere sull'orlo della crisi isterica. Il problema si presentò sotto forma della sorella dello sposo. 

<<Scusami per il ritardo, Pamela. C'era un traffico tremendo>>, disse la ragazza, respirando in maniera agitata come se fosse arrivata fin lì correndo. Mia zia le sorrise per tranquillizzarla, indicandole poi il camerino per lasciarle comprendere che doveva andare a cambiarsi e vedere così se c'erano delle ultime modifiche da apportare al suo vestito. Lo sposo aveva i suoi testimoni e la ragazza era stata così dolce da offrirsi come damigella per mia zia, che non aveva molte altre persone a cui affidare l'incarico.
Osservai la ragazza entrare nel camerino, chiedendomi silenziosamente se il destino si divertiva a prendersi gioco di me perché ancora faticavo a credere che potesse essere possibile. Mi morsi nervosamente il labbro inferiore, avvicinandomi poi a mia zia. 

<<Vado a vedere se a Brittany serve una mano>>, le dissi, poggiandole una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione. 

<<Sei proprio un tesoro, Santana>>>, ripose sorridendo. Feci per andare verso il camerino, ma la voce di mia madre mi fermò.

<<Come fai a conoscere il suo nome? Pam era così agitata che non vi ha nemmeno presentate>>, disse lei con un tono di voce curioso. Sbarrai gli occhi, sforzandomi di tenere il tono della voce il più neutrale possibile.

<<Ha dimenticato di presentarci al momento, però questo non vuol dire che abbia ripetuto il suo nome una trentina di volte da ieri sera>>, dissi, aprendomi in un piccolo sorriso forzato che mostrai alle due senza nemmeno voltarmi del tutto in loro direzione. Temevo che avrebbero potuto cogliere un segno che mi tradisse.

<<Effettivamente sto diventando molto fastidiosa>>, esclamò mia zia, scoppiando a ridere insieme a mia madre. Approfittai di quel momento per andare verso i camerini, fermandomi direttamente di fronte all'unica porta chiusa. Bussai.

<<Sono io>>, le dissi. 

<<E' aperto>>, mormorò. <<Sapevo che saresti venuta>>, aggiunse subito. Mi chiusi in fretta la porta alle spalle, notando che nel frattempo aveva avuto modo di cambiarsi ed indossare un bellissimo abito rosa cipria che le arrivava fino al ginocchio. Il colore mise in risalto la sua carnagione e il modo in cui i capelli biondi le incorniciavano il viso, rendevano i suoi occhi azzurri ancora più luminosi di quanto ricordassi.

<<Mi dispiace. In questi giorni sono stata una grandissima cogliona e ti ho trattato malissimo, ma...quando ho saputo che conoscevi la mia famiglia, ho smesso di pensare chiaramente>>, mormorai, abbassando gli occhi in segno di vergogna. 

Avevo lasciato Lima perché sentivo che mi stava bloccando; mi impediva di essere pienamente me e perciò mi ero recata a New York, dove ero così piccola ed insignificante che nessuno mi avrebbe prestato attenzione, non importava cosa facessi. Ma soprattutto, ero lontana dalla mia famiglia. Conoscere Brittany era stata come una boccata d'aria fresca per me e in pochi giorni mi aveva stravolto il mondo, mostrandomi tutto ciò che mi ero lasciata sfuggire perché avevo paura di amare. Sicuramente, lei e Blaine erano stati due pilastri fondamentali nel processo che mi aveva condotta ad accettarmi e sarei stata persa senza di loro. Una parte di me aveva ritenuto più facile non parlare della mia vita a Lima con la ragazza, perciò quando dopo quasi due mesi insieme avevo scoperto che era la sorella del futuro marito di mia zia, mi ero sentita morire. Com'era possibile che in una grandissima città come New York io incontrassi proprio qualcuno che, in un modo o nell'altro, mi avrebbe ricondotta dalla stessa famiglia che sapevo non mi avrebbe accettata? Abuela sarebbe impazzita se avesse scoperto che mi piacevano le ragazze ed i miei genitori le avrebbero dato corda, arrivando persino a ripudiarmi. Proprio perché volevo evitare quel dolore, me ne ero andata via e la vita si divertiva a punirmi per aver raccontato una menzogna dopo l'altra.

<<So che è difficile fare coming out, soprattutto con la tua famiglia. La mia ci ha messo un po' ad accettarmi, ma sono sicura che continuino a fingere che io sia etero. Perciò, se temevi che potessi raccontarlo ai tuoi genitori o metterti nei guai, ti sbagli di grosso. Non avrei mai potuto farti del male>>, disse.

<<No, Britt. Non è questo il problema. Ovviamente, so che non mi avresti mai fatto del male. Il problema sono io. Ho così tanta paura di perdere i miei genitori che il pensiero di avervi nella stessa stanza...ho dato di matto e come succede ogni volta che vado nel panico, mi sono ritrovata a trattare male le persone che ho intorno. E' auto distruttivo, lo so, ma questa meravigliosa ragazza che amo con tutta me stessa mi ha fatto conoscere una psicologa e insieme stiamo lavorando su questo mio tratto>>, mormorai, contenendo a stento le lacrime. Brittany venne verso di me, mi asciugò le lacrime e poi mi strinse tra le sue braccia. Se qualcuno ci avesse viste, avrebbe potuto pensare che eravamo due amiche commosse perché una persona di nostra conoscenza stava per sposarsi. Ma io e lei conoscevamo la verità: ero una ragazzina follemente innamorata che aveva il privilegio di stringere tra le proprie braccia il suo mondo intero; l'amore della sua vita. 

<<Tra l'altro, Kurt mi ha chiesto di dirti che se gli tocchi il fidanzato, ti farà a pezzi una volta tornati a New York>>, disse con leggerezza, riuscendo persino a strapparmi una risata. La guardai negli occhi, accarezzandole delicatamente il volto e ringraziando qualsiasi forma divina esistente per averla messa sul mio cammino.

<<Ti amo così tanto che mi spaventa, certe volte>>, mormorai.

<<Ti amo anche io. Più di ogni altra cosa al mondo>>, disse, sorridendomi. 

<<Ragazze? Tutto bene?>>, domandò mia zia, bussando alla porta. Britt ed io ci ricomponemmo come meglio potevamo, poi, proprio mentre stavo per aprire la porta del camerino, lei mi disse: <<Mi concederai un ballo?>>, sussurrò.

<<Anche mille>>, risposi prima di aprire la porta. Solo per un altro po', avrebbe dovuto fingere di non essere mia. Ed io avrei dovuto fingere di non essere sua.

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