Bau Ladies/Reader

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Fandom: Criminal Minds
Richiesta: Sì/No
Trama: Lo so, lo so, non l'ha chiesto nessuno però morivo dalla voglia di scrivere qualcosa del genere.
In seguito ad un'intervista che la porta a Quantico, Reader si ritroverà a dover riflettere su cosa vuole il suo cuore.
PRECISAZIONI:
-Elle ed Emily coesistono (ovviamente).
-JJ non ha mai conosciuto Will, ma si accenna comunque ad Henry e Michael.
-Non ci sono spoiler riguardo la serie, ma vengono leggermente accennati l'arco di Doyle, quello del Re Pescatore e quello della missione in Oriente.
-Non si parla di una relazione poliamorosa, però leggendo la os capirete il perché del titolo.
-Non ho preso in considerazione anche Penelope perché nella mia testa lei e Derek sono endgame.

"Three is a magic number"

Le conobbi dopo un'intervista approvata dal mio capo con il capo dell'Unità Analisi Comportamentale Aaron Hotchner. La sua squadra si era trovata in un malinteso in seguito ad un caso particolarmente complesso e cercavano qualcuno a cui poter raccontare quello che accadeva, perciò l'uomo si era messo in contatto con il mio capo che era un suo ottimo amico e lui aveva deciso di inviare me perché, a detta sua, ero l'unica che avrebbe potuto trattare un argomento simile. Concretamente, l'agente Hotchner fu l'unico con cui parlai per l'intervista ma una volta terminata, prese in considerazione l'idea di farmi conoscere la sua squadra. Aveva scritto in volto di essere molto affezionato al team e voleva che io vedessi con i miei occhi quanto fossero speciali. Lo erano senz'ombra di dubbio, lo seppi dal primo momento ma ne ebbi la conferma quando mi ritrovai a lavorare con loro in future occasioni. Ma la prima volta che li vidi, non potetti evitare di crearmi un'opinione personale su ognuno di loro.

Spencer risvegliava in chiunque un istinto protettivo, nonostante il fatto che conoscesse tutto il conoscibile del mondo e aveva palesemente la pelle dura per ciò che aveva subito durante l'infanzia (non mi parlò mai nei dettagli di cosa gli accadde, tuttavia era un ragazzo prodigio e immaginai che non fossero stati gentili con lui). 
Derek possedeva un forte istinto protettivo nei confronti della sua squadra, infatti non si rilassò finché qualcosa che feci o dissi lo convinse che non ero per loro una minaccia. Da quel momento, l'uomo freddo e distaccato divenne adorabile, spiritoso e con un naturale lato da don giovanni che, tuttavia, non diventava mai volgare o fastidioso.
Penelope mi diede l'impressione di essere un raggio di sole portato sulla terra per fare del bene ai comuni mortali. Era così dolce, così simpatica e dopo nemmeno dieci minuti di conversazione mi portò a piegarmi in due dalle risate.
David era protettivo quanto Derek del suo team, tuttavia grazie alla sua esperienza in ambito di profiling non sembrò vedermi nemmeno per un attimo come una minaccia (ed ebbi poi modo di scoprire che era un ottimo cuoco). Ai miei occhi, divenne subito come quello zio simpatico di cui si vantano tutti i nipoti e che pretendi ti invidino tutti gli amici.

E poi c'erano loro tre. Emily che mi accolse con un ghigno quasi arrogante stampato in volto, perché quella che stavo incontrando era la sua squadra e avrei scoperto che non esisteva di meglio. Jennifer, o JJ, che si presentò con un'espressione dolce ma una stretta di mano decisa come a volermi mostrare che non dovevo osare intralciarli. Infine, Elle che si limitò ad un cenno del capo e prese poi a studiarmi in silenzio. Non ero una profiler, perciò non seppi comprendere cosa aveva trovato in me che la portò quasi subito ad abbassare le spalle- ed immaginai anche le sue difese.

Prima di potermene rendere conto, terminai per essere vittima del loro fascino. Emily aveva un modo particolare di catturare l'attenzione di chiunque, perciò quando ti rendevi conto che i suoi occhi erano concentrati su di te e nient'altro riusciva a farti sentire speciale. Lo notai quasi subito, quando incontrai le quattro donne in un bar durante una loro "serata tra ragazze". Le altre tre erano intente a ballare, mentre noi due insieme attendevamo che fossero pronti i drink. Era consapevole che uomini, ed alcune donne, la guardavano con attenzione ed interesse perché provavano a capire se era impegnata o meno. Eppure, nessuno di loro sembrò importarle e i suoi occhi non si allontanarono dai miei nemmeno un attimo. Come se non bastasse, allungò la mano verso il mio volto e mi spostò una ciocca di capelli dal volto.

<<Dio, sei così bella>>, sussurrò morendosi il labbro inferiore. Non mi piacque per niente la sensazione che prese posto nel mio stomaco in seguito a quella frase. 

JJ, invece, era più delicata con i suoi approcci. Quando la conobbi, era inizialmente l'esperta in comunicazioni del team e perciò le nostre strade si erano incontrate spesso durante varie conferenze stampa e, come mi avrebbe rivelato in secondo momento, era contenta nel condividere con me le informazioni fondamentali di un caso perché sapeva che avrei reso giustizia alla storia e non avrei provato a distorcere la realtà dei fatti per trarne vantaggio personale. Ma dietro agli sguardi teneri, i tocchi leggeri e le parole dolci sapevo che in lei c'era una fiamma che desiderava venire fuori e nel momento in cui anche lei passò ad essere una profiler, la vidi con soddisfazione acquisire più sicurezza in sé. 

Il mio rapporto con Elle era sempre stato il più complesso da decifrare. Era fredda e distaccata all'inizio, però nei suoi occhi potevo vedere che era stanca di nascondersi. Voleva che qualcuno le si avvicinasse, che le chiedesse cosa le succedeva e che l'aiutasse ad uscire dal labirinto nel quale si era palesemente persa nell'intento di evitare agli altri di ferirla. Con ogni piccola conversazione tra di noi, mentre pian piano i suoi sorrisi diventavano più ampi quando mi parlava, mentre i suoi occhi sembrarono acquisire sempre più luminosità, non potetti evitare di chiedermi se non voleva che fossi io a fornirle il filo che le avrebbe salvato la vita. 

Certe volte, non potevo evitare di immaginarmi con una di loro al mio fianco. Se pensavo a JJ, vedevo perfettamente una casa con uno spazioso giardino perché lei aveva giocato a calcio al liceo e sicuramente avrebbe voluto insegnare a giocare anche ai bambini. Perché sì, non vedevo bambini nel mio futuro però con quella donna al mio fianco, non mi sarebbe dispiaciuto nemmeno averne una decina. In quella fantasia, quindi, certe volte Jennifer era intenta a giocare con un piccoletto dai capelli biondi come lei che decideva di far vincere fingendo di non riuscire a fermare la palla scoordinata che lanciava verso la rete. Allora, lei esultava comunque ed apriva le braccia per poterlo stringere e baciargli i capelli disordinati. 
Altre volte, ero io a stringere quel bambino che dormiva tra le mie braccia sul divano perché JJ tornava tardi da lavoro e lui provava ad attenderla sveglio. Quando finalmente ritornava, JJ si avvicinava a noi due, poi baciava me sulle labbra e prendeva il piccoletto in braccio per portarlo in camera sua. Sempre in quella fantasia, lui si svegliava, si stringeva meglio contro le sue spalle e alzava lo sguardo per potermi lanciare un'occhiata assonnata e un sorriso.

Nei pensieri che riguardavano Emily, c'era quasi sempre lei che mi insegnava una lingua diversa. Aveva viaggiato molto da piccola a causa del lavoro della madre, perciò sapeva ambientarsi in fretta in un paese e rendeva sua la cultura di ogni luogo che aveva visitato. Ma Parigi era sempre stata la sua città preferita, dunque si concentrava particolarmente sul francese e nel momento in cui comprendeva che me la sarei cavata da sola, mi portava in Francia. Lì, lei mi conduceva tra le strade spigandomi quello che ricordava, mostrandomi persino la vecchia casa sicura in cui aveva trascorso quasi sette mesi della sua vita lontana da coloro che amava perché altrimenti sarebbero stati in pericolo. E come in ogni fantasia che prende luogo a Parigi, anche la mia non poteva non terminare con un bacio appassionato in cima, o ai piedi, della Torre Eiffel. 

Le fantasie con Elle erano quasi sempre più viscerali: scoprirla dentro e fuori, farmi raccontare tutto quello che aveva subito e stringerla forte quando non si sentiva abbastanza. La vedevo seduta sulla poltrona dalla terapista che vedeva da anni, comunicandole che c'era qualcuno nella sua vita con cui si sentiva libera di essere semplicemente se stessa. Ma Elle, oltre a questo, era anche adrenalina pura e perciò riuscivo ad immaginare incontri in cui avremmo fatto qualcosa di insensato o pericoloso. La maggior parte delle volte erano semplicemente montagne russe, anche se c'era un'immagine ricorrente che si impossessò della mia mente dopo che me lo aveva raccontato: ad una fiera, aveva lasciato che degli uomini si prendessero gioco di lei quando aveva detto di voler provare a vincere uno dei premi più grandi allo stand dove si spara contro le lattine. Aveva ovviamente buttato giù tutte le lattine quasi ad occhi chiusi e si era appropriata del pupazzo più grande quasi sbattendolo in faccia a quelli che la guardavano increduli. Ecco, da allora le mie fantasie mi portavano al suo fianco in quel momento e, insieme, facevamo il dito medio a quegli uomini mentre mi passava il pupazzo e mi baciava.

Ritornare alla realtà era sempre un pugno allo stomaco. Mi ricordava che era tutto nella mia testa, che forse mi sbagliavo di grosso e i segnali che avevo colto me li ero inventati perché non frequentavo qualcuno da tempo e le tre agenti erano estremamente affascinanti. Altre volte, ancora più duro, era il pensiero che forse ricambiavano davvero e che se così fosse stato, presto o tardi mi avrebbero messo dinnanzi ad un'ardua scelta. Una che non credevo di poter compiere.

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