Heather Morris/Reader

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Fandom: Glee (per il contesto in cui si svolge la one shot)
Richiesta: /No
Trama: A volte le persone si innamorarono della persona sbagliata...o no?

Hotel room

L'ultima tappa del tour di Glee toccò tutti a livello emotivo. Avevamo già trascorso così tanto tempo insieme durante le riprese della serie, tuttavia era la prima volta che trascorrevamo ogni singolo minuto del giorno insieme: dormivamo nelle stesse stanze, facevamo colazione negli stessi luoghi, visitavamo le stesse attrazioni. L'ultima tappa, come stavo dicendo, portò verso fine serata ad una piccola scissione. Alcuni andarono a dormire, contenti di poter finalmente tornare a casa (perché l'esperienza era stupenda, tuttavia si sentiva la mancanza della propria famiglia), altri decisero di recarsi in giro per la città per commettere delle ultime follie insieme. Alla fine, Heather ed io passammo un altro po' di tempo nel ristorante dell'hotel, prima che un cameriere ci dicesse con poca gentilezza che dovevamo andare via perché loro dovevano chiudere. Prima di ritornare in camera, però, lei decise di comprare una bottiglia di vino e mi chiese se mi andava di salire con lei per poterla condividere insieme e chiacchierare per altri pochi minuti. 

Poche ore dopo, lei era lì, stesa sul letto con gli occhi chiusi e la mano poggiata contro lo stomaco che si abbassava ed alzava lentamente. Il movimento della sua gamba, come se stesse seguendo un ritmo silenzioso, era l'unica cosa che mi consentiva di comprendere che fosse ancora sveglia e perciò mi presi il mio tempo per osservarla. Mi ero convinta di aver superato la cotta che era nata nei suoi confronti, invece dal battito irregolare del mio cuore mentre studiavo il suo volto rilassato, compresi che avevo solo imparato ad ignorare i sentimenti che mi tormentavano. 

<<Non addormentarti proprio ora>>, dissi per provare a smorzare il nervosismo che si impossessò della mia mente. Le lanciai contro un cuscinetto preso dalla poltrona sulla quale sedevo, facendola sobbalzare di scatto.

<<Sei una stronza!>>, esclamò ridendo, prendendo l'oggetto che l'aveva colpita per lanciarlo contro di me. Risi, allungando la mano per poter evitare che terminasse contro il mio volto. 

<<Poi, non potrei addormentarmi. Questo letto è troppo scomodo>>, mormorò, mettendosi in piedi per recarsi verso il comodino. <<E questo vino è terribile>>.

<<L'hai pagato più di cinquanta dollari>>, dissi, aprendomi in una piccola risata.

<<Sì, perciò lo finiremo comunque. Ma fa schifo>>, rispose, avvicinandosi a me con il calice mezzo pieno. 

<<Vuoi che mi ubriachi? Che domattina mi sia impossibile persino aprire gli occhi>>, la presi in giro.

<<No, voglio che ti ubriachi affinché non possa partire con noi. Voglio che ti dimentichino qui>>, ribatté, inarcando un sopracciglio con fare malizioso. Mi portai la mano contro il petto, nascondendo poi il mio sorriso dietro al calice di vino per poterne bere un sorso. Terminato il bicchiere, mi misi in piedi anche io per poterlo poi posare e lanciando un'occhiata all'orologio elettronico poggiato sul suo comodino, mi decisi ad andare via. 

<<Si è fatto tardi. Io dovrei...>>, mi fermai, indicando la porta alle mie spalle. Lei annuì, tuttavia nessuna delle due sembrò desiderosa di muoversi. Heather si limitò a sollevare il proprio calice per continuare a bere, facendo così in modo che una piccola goccia le cadesse lungo il mento. Istintivamente, alzai la mano per poterla asciugare prima che le sporcasse la maglia e ritrovai il mio dito fermo sotto il suo mento, come se non desiderasse spostarsi da lì. I suoi occhi azzurri passarono dalla mia mano, ai miei occhi, alle mie labbra e poi di nuovo ai miei occhi.

<<Resta?>>, chiese in un mezzo sussurro. Mi limitai ad annuire, approfittando del fatto che il mio indice fosse ancora sotto il suo mento per poter muovere il suo volto e baciarla come desideravo fare da tempo. Non ero abbastanza ubriaca: la mattina seguente avrei ricordato tutto, mi sarei maledetta per aver ceduto ed aver rovinato la nostra amicizia. Sapevo che le cose sarebbero cambiate tra di noi e avrei ripensato a questo momento, che per me doveva essere colmo di gioia, con estrema tristezza per aver perso una delle poche persone di cui mi fidavo ciecamente. Ma a lei sembrò non importare, poiché presto, iniziò a sussurrarmi all'orecchio tutte le cose che voleva fare con me. A me. Poi, mi ritrovai a sentirla mugolare il mio nome implorando di più. Poi le nostre mani si strinsero con forza, come se fossimo una l'ancora dell'altra. Poi, con quegli occhi stupendi pieni di felicità mi disse che voleva farlo da tempo. Poi si addormentò ed io passai gran parte della nottata a chiedermi se non avevo appena commesso un errore madornale. Non poteva significare per lei quello che significava per me. Aveva agito spinta dall'alcol, probabilmente in mattinata mi avrebbe chiesto scusa, mi avrebbe implorato di fingere che tra di noi non fosse accaduto niente e lo avrebbe classificato come un errore da non commettere mai più. Non poteva volere me. 
Non so dopo quando tempo, riuscii a divincolarmi dalla sua presa e mi affrettai a vestirmi al buio, perché doveva andare via il prima possibile. Lanciai un'occhiata al suo volto contento e privo di preoccupazioni, poi mi chiusi la porta alle spalle e giunsi alla conclusione che non avrei mai avuto il piacere di vedere di nuovo quell'espressione. 

Nelle settimane che seguirono, feci il possibile per evitarla. Come se il destino fosse dalla mia parte, forse dopo aver compreso di avermi già rovinato la vita, i nostri turni sul set terminarono per non combaciare per quasi un mese. La serie si stava aprendo a nuovi personaggi e Ryan sentiva il bisogno di dare un po' di spazio in più alle loro storie, perciò alcuni attori avevano persino meno ore rispetto ad altri. La mia guardia era così bassa in quel periodo che quasi mi venne un attacco cardiaco quando entrò nel mio camerino senza preavviso, chiudendosi la porta alle spalle e poggiandocisi contro con le braccia incrociate al petto.

<<Dobbiamo parlare>>, disse con espressione seria.

<<Sono in scena fra poco>>, dissi, sperando che il suo buon senso avesse la meglio. Scosse la testa.

<<Lea ha avuto un problema e non potrà girare oggi pomeriggio, perciò gireranno quante più scene possibili adesso. Mi sono offerta di venire ad avvertirti>>, spiegò. Sospirai, sedendomi sulla scomoda sedia dove mi sistemavano il trucco e i capelli. 

<<Sono quasi due mesi che mi ignori>>, disse, stringendo le sopracciglia. <<E sei sgattaiolata via, nel bel mezzo della notte come se avessimo fatto qualcosa di sbagliato>>, esclamò, serrando la mascella.

<<Vuoi dirmi che non è stato un errore dettato dall'alcol?>>, chiesi, piegando la testa di lato. Nemmeno un'attrice brava come lei avrebbe saputo fingere la sorpresa e la tristezza che vidi impressi nei suoi occhi, perciò compresi di aver detto una grandissima cazzata.

<<Odio da morire il tuo modo di prendere decisioni al posto delle persone. Siamo state insieme, però tu non hai voluto affrontare la cosa fingendo che non sia mai accaduta>>, borbottò.

<<Perché avevamo bevuto e, per ironia, eravamo a Las Vegas. Tutto quello che succede a Vegas, resta a Vegas>>, mormorai, alzando le spalle.

<<Non questo, brutta idiota!>>, disse a voce alta, camminando verso di me per potermi colpire con forza sulla spalla. Toccai il punto dolente col palmo della mano. 

<<Credi che io me ne vada in giro a portarmi a letto tutti i miei amici e co-star? Credi davvero che avrei mandato tutto all'aria se non avesse significato nulla per me?>>, chiese. La guardai negli occhi, trovando estrema frustrazione e quella stessa emozione positiva che non sapevo ancora nominare ma che avevo già visto riflessa lì un milione di volte.

<<Mi dispiace>>, mormorai, abbassando lo sguardo verso i miei piedi.

<<Mi sono innamorata di te. Non so quando, né perché, né come...so solo che mi sono convinta che non avresti mai potuto ricambiare e non ero pronta ad affrontare un rifiuto da parte tua. Mi sono detta che se andavo via, non ne avremmo dovuto parlare ed io avrei potuto fingere che non era mai accaduto. Credevo che lo avresti voluto anche tu>>, aggiunsi, sentendomi in colpa. Si inginocchiò davanti a me, poggiandomi le mani sulle gambe per potersi tenere in equilibrio. Sospirò.

<<Anche io mi sono innamorata di te. Quella sera, ero così felice che non stavo nella pelle. Non puoi comprendere quanto mi ha ferita non trovarti al mio fianco...credevo non mi volessi. Mi si è spezzato il cuore>>, ammise. Le accarezzai la guancia, sorridendole con dolcezza.

<<Sono una cogliona. Lo so. C'è qualcosa che posso fare per farmi perdonare?>>, chiesi.

<<Portami fuori a cena, per un paio di volte, e potrei trovare in me la forza di perdonarti>>, disse, facendomi un occhiolino. Risi, mettendomi poi in ginocchio davanti a lei.

<<Passerò il resto della mia vita a mostrarti che non sono così stupida e che so prendermi cura delle persone che amo>>, sussurrai, poggiando la mia fronte contro la sua.

<<Lo spero, perché non ho intenzione di lasciarti andare>>. 








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