2. H.E.S.

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-"Non posso credere di aver preso il massimo dei voti."-

-"Sì e io sono stato bocciato. Un'altra volta."-

Jared avvolse un braccio attorno alle mie spalle, mentre ci spostavamo verso l'uscita dell'Università.

-"Che ne dici di prenderci qualcosa?"-
Mi propose il ragazzo, ma la mia testa era altrove.

Continuavo a pensare a quelle foto e a chi fosse il loro autore.
Di certo non era una persona felice, né tanto meno espansiva.

-"Devo andare a consegnare un compito a Mr. Bennet."- dissi, mentre mi coprivo al meglio con l'ombrello.

Una pioggia battente si stava riversando sulla città e il freddo faceva uscire delle piccole nuvolette di fumo dalle nostre bocche.

-"È tipo strano, no? Il tuo professore ti chiede di portargli un compito a casa. Vuoi che ti accompagni?"-

Aveva ragione. Era strano.
Sapevo che si era portato a letto metà delle matricole. Se pensava di ottenere qualcosa da me, si sbagliava di grosso.

Era un bell'uomo. Capelli corvini e sguardo di ghiaccio. Aveva una trentina d'anni. Nessuno sapeva come fosse finito a insegnare lì, ma era in gamba, nonostante tutto.

-"Non ti preoccupare, Jar. Ci vediamo stasera."-

Il ragazzo mi baciò la fronte e mi fece un cenno con la mano. Le ragazze intorno a noi, ci fissarono.

Metà università aveva una cotta per Jared.
Io ero una delle poche immune al suo fascino e per questo eravamo buoni amici.

Sapevo che moltissime nostre compagne passavano i giorni a riempirmi di frecciatine, ma non mi importava.
L'amicizia di Jar era la cosa che davvero importava.

-"A dopo, Kate."-

Mi infilai il cappuccio del mio cappotto e corsi nella fermata della metro più vicina, sperando che il tempo mi desse una tregua.

***

Non fu così. Non bastava la pioggia quel giorno, si aggiunse anche il vento. Un vento forte, che quasi riusciva a spostarmi.

Ero completamente bagnata fradicia e le mie infallibili Timberland erano infangate.

Mi maledii mentalmente per aver deciso di passare per Hyde Park.
Avevo risparmiato una buona mezz'ora, ma ero riuscita a conciarmi come una disperata.

Più tardi, mentre costeggiavo il Tamigi, una folata di vento ruppe il mio ombrello che volò via.

-"Sì e poi?"- urlai al cielo, infastidita e infreddolita.

Mi voltai a fissare l'ombrello che ormai si perdeva nella nebbia. Solo io potevo uscire con un tempo del genere.

Feci per andare avanti, quando qualcuno mi arrivò addosso.

Se non fosse stato per i suoi pronti riflessi, sarei caduta. Invece mi trovavo tra le braccia forti di un ragazzo.

Alzai lo sguardo al sentire una risata. I miei occhi, glaciali, incontrarono quelli verdi e luminosi dello sconosciuto.

Il ragazzo davanti a me indossava un cappotto nero e a differenza mia, era completamente asciutto.

Mi sorrideva, lasciando vedere due bellissime fossette ai lati della bocca.
Aveva dei capelli ricci che erano gonfi e poco definiti, a causa dell'umidità.

Mi sembrarono passare minuti, invece durò tutto pochi secondi.
Quel ragazzo sembrava un modello e io sembravo una scappata di casa.

-"Scusami, non essere spaventata."- disse, sorridendomi.

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