15. Talk.

4.7K 289 10
                                    

Demons, Imagine Dragons.

Midnight, Coldplay.

La stanza in cui mi ero nascosta era davvero bella. Probabilmente era riservata agli ospiti.
Chiusi la stanza a chiave e mi sdraiai sul letto matrimoniale che occupava praticamente metà camera.

Avevo abbandonato le mie scarpe sul pavimento e cercavo di ignorare le fitte ai piedi. Comunque facevano meno male della mia testa, che rischiava di scoppiare.

Perché Harry aveva raccontato di noi a Louis? Lo odiavo. Lo odiavo perché io avevo saputo mantenere il suo segreto, ma lui, lui no.
Con tutte le ragazze che frequentava, perché vantarsi di me?

La cosa più assurda era che mi preoccupavo di più per la mia reputazione che della reazione di Carter. Odiavo passare per una delle tante di Harry, perché non lo ero affatto.
Voleva giocare a questo gioco? Bene, avrei giocato in modo più furbo.

Mentre stavo pensando a tutto questo, sentii qualcuno bussare insistentemente alla porta. Più che bussare, era un tentativo di spaccare la porta a pugni. I colpi martellanti delle mani contro il legno non facevano che aumentare il mio mal di testa.

-"Apri questa dannata porta, Catherine!"-

Povero Harry. Se mi aveva chiamato con il mio nome completo, era seriamente arrabbiato.
Lo ignorai, prendendo le scarpe.

Sapevo che in un modo o nell'altro sarebbe entrato nella stanza e io non volevo vederlo. Aprii le finestre che davano su una piccola terrazza.

Se avessi fatto attenzione, sarei riuscita a raggiungere le scale antipatico giusto di fianco alla balconata. Avrei buttato prima le scarpe, poi avrei saltato. La distanza non era molta.

-"Che cazzo hai intenzione di fare?"-

Harry mi cinse il bacino e mi spinse dentro la stanza. Era furioso. Non l'avevo mai visto così arrabbiato.

-"Come diavolo hai fatto ad entrare?"- sbottai contro di lui.

-"Jace mi ha dato la chiave di scorta."-

-"Puoi andartene. Non voglio parlarti."-

Harry tirò le punte dei suoi capelli in modo nervoso. La sua mano destra era stretta a pugno sul suo fianco. I suoi muscoli erano così tesi che sembravano addirittura più accentuati.

-"Ho notato. Volevi saltare come una fottuta scimmia nel vuoto per evitarmi!"-
Feci per parlare. -"No, stai zitta. Potevi farti seriamente male. Non hai un minimo di rispetto per te stessa?"-

-"Ma che cosa stai dicendo? Sei pazzo!"-

-"La verità! Da quando ti conosco non fai che metterti in pericolo. Sei andata in giro sbronza di notte, tieni la fottuta chiave del tuo appartamento in giardino e ora volevi saltare da un balcone all'altro!"-

Dio, mi dava sui nervi. Perché mai si preoccupava della mia sicurezza?
L'unico pericolo per me stessa qua era solamente lui. Lui che mi incasinava la vita e che pretendeva che poi io ne avessi poi cura.

-"Non ti deve interessare quello che faccio, hai capito?!"-

-"Hai baciato Carter, come può non interessarmi?!"- Urlò Harry.

Le vene del suo collo si erano ingrossate in un modo spaventoso.
Non c'era più traccia del suo modo lento di parlare. C'erano solo grida e sperai che nessuno dei presenti ascoltasse la nostra lite.

-"Ho baciato anche te eppure non ti interessava!"-

-"Credi davvero che non mi interessasse?-
Harry mi guardò e sembrò stranamente ferito. -"Sei più stupida delle ragazze che mi scopo!"-

Questa era decisamente la cosa peggiore che mi avesse mai detto da quando ci eravamo conosciuti.

Pensavo che avrei sentito dolore, invece sentivo solo una grande rabbia.
Eppure ero così stanca di essere arrabbiata. Ero così stanca di litigare con lui, che deposi le armi. Per una persona orgogliosa, darla vinta a qualcuno, significava essere al limite delle forze.

-"Che cosa vuoi ancora? Grazie a te perderò l'amicizia con Carter e mi hai anche reso ridicola davanti ai tuoi amici. Quindi che cosa vuoi ancora?"-

-"Vi siete baciati, ma lo vedi solo come un amico?! È assurdo!"- sbuffò Harry, come se cercasse di capire davvero cosa fosse Carter per me.

-"È solo un bacio. Pensi che frequenti tutti quelli che mi faccio?"-

Usai la sua stessa frase.
Volevo fargli capire quanto fosse assurdo ciò che aveva fatto e non trovavo modo migliore di utilizzare un po' di sarcasmo.

Lo vidi sgranare gli occhi e uscire dalla stanza. Si passò nuovamente la mano tra i capelli e tirò un pugno al muro. Le sue nocche si tagliarono mentre rivoli di sangue colavano dalla sua mano destra.
Prima che potessi aiutarlo, se ne era già andato.

***

Quella sera Violet mi aveva riportato a casa e aveva dormito con me. Voleva che le raccontassi tutto e l'avevo fatto.
Le raccontai di Harry, di come l'avevo conosciuto e del modo malato in cui litigavamo.

Carter invece non mi aveva mandato nemmeno un singolo messaggio.
Da una parte, ero sollevata. Dall'altra ero furiosa. Non aveva il diritto di essere arrabbiato con me. Noi non eravamo fidanzati o cose di questo genere. Non l'avevo nemmeno sfiorato, quando avevo baciato Harry.

La lezione del professor Bennet, inoltre, era particolarmente noiosa e mi permetteva di pensare fin troppo.
Per me una lezione era buona solo se riusciva a non farti pensare alla tua vita al di fuori del college.

Mordicchiavo la penna mentre Mr. Bennet spiegava quanto Jane Austen avesse influito sulla letteratura europea.
Personalmente, Jane Austen era la mia scrittrice preferita, eguagliata solamente dalle sorelle Brönte.

La vibrazione del mio telefono mi svegliò dal coma totale nella quale ero caduta.
Era un messaggio da un numero sconosciuto. Lo aprii subito a causa della mia curiosità innata.

- Posso parlarti? -

Il mio cuore iniziò a battere più velocemente del solito, quando lessi la firma. H.E.S. Nonostante fossi felice nel vedere che mi avesse cercata, la cosa più salutare per me era cercare di dimenticarlo.
Decisi di ignorare il messaggio, ma ne arrivò un altro pochi minuti dopo.
Stupido visualizzato.

- So che mi odi e hai ragione. Vuoi delle scuse? Ok, scusa. Possiamo vederci al nostro Starbucks? -

Cercai di digitare velocemente una risposta, ma Harry mi precedette.

- Ho bisogno di parlare con te, per favore. -

-"Miss Anderson, c'è qualche problema o può degnarmi della sua partecipazione?"-

Mi morsi il labbro, nervosa. Odiavo discutere con i professori. Ero la prima della classe e tenevo molto allo studio.

-"Avrei un grandissimo problema personale, in effetti. Me ne andrò quindi e mi scusi ancora."-

-"Solo perché è Lei e solo perché è la prima volta che abbandona le mie lezioni."-

Sorrisi e borbottai delle scuse mentre uscivo dall'aula. In un tempo record mi infilai in metropolitana e raggiunsi quello che Harry definiva il 'nostro Starbucks'.

Perché stavo correndo da lui? Perché stavo andando ad ascoltarlo.
Le risposte che cercavo arrivarono quando i miei occhi si posarono sulla vetrina della caffetteria. Harry era lì. Alzò lo sguardo come se la mia presenza fosse una sorta di richiamo e in quel momento, tutti i miei propositi andarono in fumo. Eravamo solo io e lui, come al solito.

Entrai nella caffetterie affollata, quasi come quel giorno in cui ci eravamo rincontrati, mentre mi avvicinavo a quel disastro che assomigliava solo un po' al ragazzo che conoscevo.

Ciao a tutte!
Visto che brava? Sto aggiornando sempre in fretta. Allora questo capitolo è un po' di passaggio. Nel prossimo ne succederanno delle belle. Che ne pensate del comportamento di Cath? Beh fatemi sapere con un po' dei vostri commenti che amo tanto.
Se vi va, votate.
Un bacio.
C. x

The Photograph  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora