11. Control.

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If I lose my self, One Republic.

Of the night, Bastille.

No control, One Direction.

Harry's point of view

Erano le due e mezza di notte. Blackfriars road era deserta. Faceva freddo, un freddo glaciale.
La mia auto era parcheggiata giusto sotto il suo palazzo.

Cosa avrei dovuto fare ora?
Chiamarla? Non avevo il suo numero. Lei aveva il mio, ma non mi aveva mai chiamato, né tantomeno scritto.

Avrei potuto citofonarle, ma avevo la netta sensazione che non mi avrebbe mai aperto.
Ero un fottuto idiota.
Non sapevo neanche a che piano abitasse.

A chi potevo chiedere aiuto? Non di certo a Carter.
I miei amici? L'avevano conosciuta stasera, tranne Jace. Lui la conosceva già, ma non mi sembrava così intimo con lei.
Ma certo, la sua ragazza. Quella Violet era sua amica.
Doveva pur sapere come entrare nel palazzo.

Non persi tempo e digitai il numero di Jace. Mi rispose al terzo squillo, dopo che gli avevo imprecato contro.

-"Haz, che vuoi?"-

-"La tua ragazza. Ho bisogno di parlare."-

-"Vuoi la mia ragazza? Ma che cazzo.."-

Era chiaramente ubriaco. In sottofondo sentivo la voce di Violet che cercava di strappargli il telefono.
Aveva capito che cercavo lei.

-"Harry, dimmi."-
Sospirai, ora potevo passare all'azione.

-"Sono sotto casa di Cath. Puoi dirmi se c'è un modo per entrare? Ho bisogno di scusarmi con lei. Per favore non parlarne con Carter."-

Violet mi sembrava quel tipo di amica protettiva ed infatti ci pensò su prima di rispondermi. Pregai silenziosamente che mi credesse e che mi aiutasse.

-"C'è una chiave proprio nella casetta degli uccelli lì a lato. La più grande apre il portone del palazzo, la più piccola apre la porta del suo appartamento. Abita al secondo piano. La porta a sinistra."-

Quale persona sana di mente nasconderebbe le sue chiavi di riserva in una casetta degli uccelli? Gli zerbini, passati di moda?

Cercai nel giardino quella dannata casetta e la trovai. Infilai la mano e presi le chiavi.

-"Ti devo un favore, Violet."-

-"Harry, non fare cazzate."-
Con questa frase chiuse la chiamata.

Misi in tasca il telefono ed aprii il portone. Una strana sensazione di sollievo mi invase.

Ero nervoso per la reazione di Cath, ma mi sentivo anche elettrizzato. Mi sembrava di tornare indietro nel tempo.

Corsi su per i due piani di scale, osservando l'edificio in stile vittoriano. Non avrei mai pensato che Cath potesse abitare in un palazzo così antico.

Arrivato sul pianerottolo aprii anche la porta del suo appartamento, cercando di non fare rumore. Le luci erano spente e davanti a me non c'era che il buio.
Accesi la torcia del telefono per farmi strada, quando ad un tratto la stanza si illuminò.

Cath era in piedi appoggiata allo stipite della porta. Strabuzzò gli occhi, chiaramente sorpresa.
Indossava un pigiama lungo, che le stava molto bene. Sembrava quasi dolce.

-"Che cosa ci fai qui? Come sapevi dov'era la chiave?"-

Improvvisamente mi arrabbiai con lei. Insomma potevo essere un ladro e lei non si era neanche scomposta.

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