Capitolo 1

21 9 2
                                    

«Lo vedi? Giorgio mi copre la visuale!» è da circa mezz'ora che provo a notarlo ma con scarsi risultati dato che, un suo compagno di squadra, l'ha praticamente oscurato con il suo corpo.
«Abby basta, andiamo a cambiarci. Vedrai che prima o poi vi incrocerete.» cerca di tirarmi Valentina ma la prima cosa che faccio non appena mi volto è fulminarla con lo sguardo.

«Che c'è?» mi guarda accigliata e sbuffo. Ha nuovamente pronunciato il mio nome in pubblico. Ok non proprio in pubblico dato che in questa parte di campo ci siamo solo io e lei ma pur sempre all'aperto, con il rischio che qualcuno possa sentire.
«April...» le sussurro e la vedo sbattere la mano sulla fronte.

«Hai ragione, scusami. Non dovevo.» mentre si scusa, delle voci mi invitano a prestare attenzione a ciò che sta succedendo nell'area maschile.
Sta sorridendo e scherzando con alcuni compagni finché il più "anziano" del gruppo non lo rincorre urlando il suo nome.
Oltre ad allenarsi, hanno stretto una bella amicizia e vederli ridere e scherzare è una gioia per gli occhi.

«Lo stai mangiando con lo sguardo, ne sei consapevole?» annuisco e guardo la mia amica che si incolla alla rete che separa i campi interessandosi a ciò che sta accadendo.
"Ragazzi negli spogliatoi! Allenamento concluso."
Il mister urla queste parole facendoci scattare e precipitare fuori i campi per paura di essere viste.

«Io mi domando il perché continuo ad appoggiarti in queste pazzie post allenamento.» Le sorrido mentre continua a parlare tra sé e sé.
«Vacci a parlare no? È semplice!» si rivolge a me questa volta.
«Si e cosa gli dico? Ciao Daniel sono April, mi piaci da sempre, precisamente da quando ti ho visto per la prima volta in tv.» mi immedesimo nella parte e Valentina scuote la testa.
«Sei incorreggibile amica mia, non capisco dove stia il problema.

Ti piace da tre anni, praticate lo stesso sport, sei riuscita ad entrare nella squadra opposta alla sua, ci alleniamo nello stesso posto. C'è solo una benedetta rete che vi separa. Cosa c'è di male?» prende il borsone ed esce dallo spogliatoio mentre la seguo sbuffando.
«Ci sono due motivi per i quali non mi avvicino. Il primo è la timidezza e la paura di un eventuale rifiuto. Il secondo è che c'ha una fidanzata e non mi va di rovinargli la storia.» percorriamo il corridoio uscendo fuori e arrivando all'auto gialla della mia amica.

«Il primo motivo lo puoi benissimo risolvere mettendo apposto la tua testa, per il secondo dovresti fregartene. Pensa a te stessa ragazza! Non pensare a ciò che potrebbe accadere e adesso sali dai, ti porto a casa.» faccio ciò che mi dice e non appena partiamo poso la testa sul finestrino.

Milioni di pensieri non mi lasciano tregua e chiudo gli occhi cercando di focalizzare la sua immagine. È davanti a me, sta palleggiando e di tanto in tanto alza lo sguardo per sorridermi. È così bello, così solare, così...
«Abby, siamo arrivate.» così rompiscatole come la mia amica che interrompe i miei pensieri. Apro gli occhi e la guardo male.
«Non dirmi che lo stavi pensando!» slaccia la cintura e scende senza attendere risposte.

«Ma cosa dici, stavo dormendo e mi hai svegliata!» mento e per fortuna è mia madre ad interrompere la conversazione, uscendo di casa.
«Vale! Abby cara. Terminato l'allenamento?» si avvicina per salutare la mia amica e subito dopo abbraccia me.
«Si signora, stiamo preparando il prossimo incontro. Abby ha solo rischiato di rompersi una gamba ma tutto sommato è andato bene.» inizia a ridere mostrandomi la linguaccia.

Mia madre ride e si allontana per recarsi al supermercato a far la spesa.
«Andiamo in camera?» mi volto per invitare la mia amica a salire ma la ritrovo già su per le scale.
«Non suoni più?» tocca i tasti bianchi del piano che si trova in camera mia per chissà quale motivo.
«No, non ho tempo.» non capisco come ci sia finito qui. Da piccolina, mia madre biologica mi insegnò a suonare qualcosina e con gli anni, in totale segreto, andavo in mansarda e dedicavo qualche ora alla musica.
Tutto ciò mentre i miei genitori adottivi non erano in casa.

Quítame Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora