Capitolo 9

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La mia mente è ancora proiettata al fascio di fiori presente in camera. Non riesco proprio a capire chi possa essere S e come faccia a conoscermi, se sappia altro di me oppure se conosca la mia vera identità anche se ne dubito fortemente visto che a Milano sono April Napoleoni la figlia di Rosa e Riccardo.
«Abby, ancora che pensi ai fiori?» mi volto e la mia amica è in piedi al centro della camera pronta ad ascoltare le mille paranoie e domande che occupano la mia testa. «Credimi sto cercando di capire ma non mi sovviene nulla.» rivelo e mi volto nuovamente osservando il paesaggio fuori dalla finestra.

Dopo cena sono tornata subito in camera mentendo a Sam dicendole che avevo un forte mal di testa e che dovevo assolutamente riposare altrimenti l'indomani mi sarei svegliata male. Ovviamente la prima cosa che ho fatto è stata quella di controllare i miei followers su Instagram con l'intento di trovare qualche indizio che mi aiutasse a capire di più. La risposta? Nulla, solo i miei colleghi e fan accaniti dei Golden Stars. «Vado su, ho bisogno di stare sola.» esco dalla camera e prendo l'ascensore che mi porta dritta nella terrazza. Da qui l'aria è decisamente più fresca ma il panorama da mozzare il fiato. Un tramonto stupendo fa da sfondo alle montagne e poco più distante si riesce ad intravedere il mare, così cristallino, così limpido.

«Non mi aspettavo di trovarti qui» quella voce ancora che riesce a farmi tremare. Non mi volto, lascio che le sue parole accarezzino la mia pelle senza far incrociare i nostri occhi.
«Perché non mi guardi? Non ti sei neppure girata per controllare chi fosse.» si piazza davanti e finalmente riesco a studiare tutti i lineamenti del suo volto. È di una bellezza disarmante, mi viene da pensare che sia molto meglio del tramonto che sta per morire e lasciare spazio ad un cielo blu che si ricoprirà molto presto di stelle.
«Ho riconosciuto la tua voce, non c'è stato bisogno di controllare.» pianto i miei occhi nei suoi e scorgo un accenno di sorriso nascere nelle sue labbra.
«Siete state forti oggi. Congratulazioni.» si complimenta stavolta però posizionandosi al mio fianco. Vorrei poter fare lo stesso ma purtroppo non appena cerco il suo sguardo noto solo delusione a causa della partita persa.
«Mi spiace che a voi non sia andata come avevate programmato» lui mi guarda con insistenza fino a farmi abbassare gli occhi.

«La stessa cosa che è accaduta a tavola prima.» sussurra e riporto gli occhi su di lui non capendo a cosa stia facendo riferimento.
«Parlo del tuo sguardo che non appena incrocia il mio cambia direzione.» Colpita e affondata. È così che mi sento adesso. Mi ha beccata, ha scoperto ciò che non volevo capisse ma a quanto pare non sono una brava stratega.
«Cosa dici...è solo che mi viene altro in mente e allora abbasso lo sguardo per rifletterci.» bugia più banale non potevo inventare. Adesso se ne uscirà con una delle sue, mi prenderà in giro e tornerò a piangere da Valentina maledicendomi per essere
così stupida. Finirà così ne sono sicura.

«A cosa pensi? Se posso sapere sempre, forse non sono io il protagonista dei tuoi pensieri se sei sempre così assente.» sospiro e si piazza nuovamente di fronte oscurando la meravigliosa vista del paesaggio. Non che averlo così vicino mi dispiaccia ma questa cosa mi spaventa, mi rende vulnerabile, iniziano a tremarmi le gambe e a sudarmi le mani, inizio a perdere il controllo di me.
«Alla mia vita Daniel, a chi ero, a chi sono, e chi diventerò soprattutto.» cerco di essere sincera senza rivelare nulla del mio passato.
«Non so niente di te, chi eri April? Chi sei?» domanda ancora stavolta prendendo il mio viso tra le sue mani e facendomi sobbalzare. Un contatto del genere non l'abbiamo mai avuto e mi spaventa da morire ciò che sta succedendo. Daniel non mi ha mai dato tanta retta e così dal giorno alla notte sembra interessato alla mia vita, alla mia persona, a chi sono, a chi ero.

«Parlami, lascia che tutto ciò che pensi esca fuori dalle tue labbra. Non devi aver paura, parlare fa bene, sfogarsi fa bene. È una cosa che tutti facciamo quando stiamo giù.» continua ad accarezzare le mie gote che in questo momento sono diventate dello stesso colore del pomodoro e si avvicina ulteriormente annullando le distanze tra i nostri corpi.
«Non ne ho voglia Daniel ...» sussurro concentrandomi solo sugli occhi altrimenti rischio di scoppiare e combinare qualche disastro. Non posso permettermi di baciare Daniel anche se è l'unica cosa che il mio corpo desidera in questo istante, congiungere le sue labbra con le mie e non lasciarlo andare, dare una possibilità a me stessa con il ragazzo che mi piace.
Cerco di allontanarmi ma non me lo permette così mi tira a sé e mi stringe in un abbraccio, uno di quelli che ti fanno sentire al posto giusto nel momento giusto, uno di quelli che non vorresti mai slacciare, uno di quelli che ti scalda il cuore, uno di quelli della persona che ami.

Si, perché non penso che ormai sia un taboo, sono innamorata di Daniel da quando i miei occhi l'hanno visto per la prima volta in tv quel sei gennaio di qualche anno fa, quando l'ho visto per la prima volta sui social, perché ovviamente sono andata a cercarlo subito e ne ho parlato con l'unica persona che al momento potesse comprendermi meglio di chiunque altro. Mi sono innamorata del suo essere così vero, della sua passione e dell'amore che mette quando gioca a calcio, del suo carisma e della sua bellezza che mi ha fin da subito lasciata senza parole.

«Andiamo giù? Così rientriamo nelle nostre camere che domani si torna a Milano.» sussurra ancora senza lasciarmi andare. Annuisco contro il suo petto e slacciando l'abbraccio afferra la mia mano e mi trascina dentro l'ascensore.
«Buonanotte April.» schiocca un bacio sulla mia guancia e va via lasciandomi ancora mezza interdetta davanti alla porta della mia stanza che prontamente si apre e una Valentina in pigiama e con i capelli arruffati mi trascina dentro.

«Dove sei stata? Perché ho sentito la voce di Daniel?» domanda e prima di tutto le chiedo se stava dormendo visto le condizioni disastrose dei sui capelli.
«Certo. Sono le ventitré passate, secondo te stavo giocando a carte?» sobbalzo non appena vedo l'orario sul grande orologio posto sopra l'armadio.
Le racconto tutto senza omettere nessun dettaglio e poi vado a cambiarmi per andare a letto.
Crollo immediatamente sognando gli occhi blu dell'attaccante di cui sono innamorata.

S.A.
Buongiorno lettori! Rieccomi con il nuovissimo capitolo!
Prometto di essere più presente con gli aggiornamenti!
Nel frattempo godetevelo!

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