"Co' sta faccia la vedi, Laura?"

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Un Professore 1x02

Simone

"Si può sapere che fine hai fatto? Perché non mi rispondi mai?" mi ha chiesto Laura nel messaggio vocale di questa mattina. L'ho ascoltato alla fine di una corsa, ancora sudato, dopo aver sputato veleno su mio padre al termine dell'ennesima discussione. E d'un tratto mi è sembrato tutto chiaro.
Sono due giorni che non vado a scuola. Il mal di stomaco non è che una scusa su cui marciare, la verità è che avevo bisogno di un po' di tempo per rimanere solo ed elaborare. Non potevo riuscirci con lei che mi sta col fiato sul collo.

Oggi, invece, ho capito. Quando la tua anima è pronta, lo sono anche le cose. Così c'è scritto nell'Enrico V di Shakespeare. E quanto vorrei che fosse vero. Perché io invece c'ho una paura...

È per questo che sono passato al garage di Manuel alle tre del pomeriggio. Per mettere a tacere 'sta paura. Per ricordarmi da quanto lontano proviene.

"Manuel!" lo chiamo, chiudendomi alle spalle la pesante porta in ferro. È là in fondo, alle prese con una moto. Un paio di occhialini trasparenti a proteggergli gli occhi. Il rumore metallico di una sega circolare che riempie la stanza.
Alza lo sguardo appena sente la mia voce, e lo saluto con un cenno della mano.
"Ciao"
"Ciao"
Getta distrattamente l'attrezzo da lavoro sul tavolino alla sua destra e si toglie gli occhialini.

Io mi avvicino con le mani nelle tasche del giubbotto.
Mi guardo intorno. È così diverso quell'ambiente, di giorno. Ci sono almeno tre tipi di ciclomotori diversi, una bicicletta appesa alla parete, altre cianfrusaglie sparse in giro, e odore di bruciato.

"Senti, ho sentito Matteo, m'ha detto che manco tu stai andando a scuola...?" gli dico quando sono abbastanza vicino.

"No" mi risponde, e inarca le labbra in un sorrisetto lieve, che fa sorridere di riflesso anche me. "Devo finì 'sta moto, l'ho promessa a 'n amico" mi spiega con disinvoltura, senza alzare lo sguardo dalla moto in questione, eppure con quel sorriso tenero ancora disegnato sul volto.

"A 'n amico eh?" gli faccio il verso io, che la verità la so, l'ho scoperta. E no, non è questa. Solo allora Manuel alza lo sguardo su di me. Ha le labbra socchiuse e gli occhi furbi, curiosi e dolci come quelle di un bambino. E invece è 'na volpe. Ti fa credere qualunque cosa voglia, con quello sguardo lì.

"Quante cazzate che spari... È per quello che vai d'accordo con mi padre, v'assomigliate eh?"
Lui annuisce, e torna a guardare la moto. Ha sul volto l'espressione strafottente di sempre, quella faccia da schiaffi che ti fa mettere in dubbio persino come ti chiami. E la cosa incredibile è che allo stesso tempo riesce a sembrare il più trasparente degli esseri umani. Ti toglie le difese, Manuel. Lo fa senza rendersene conto.

"Ti sei dimenticato che l'altra sera ero là?" lo canzono, indicando la finestra lì in alto. Quella dietro la quale, la sera del tatuaggio, ho assistitito alla scena di quel gigante che gli ha messo le mani al collo. "Ho visto... e sentito tutto"

"Ah hai visto e sentito tutto?" ripete lui, facendomi il verso anche con la mano. E ha sul volto un'espressione tranquilla che fa a pugni col ricordo che ho di quella sera. Quando l'ho visto sbattuto al muro da quel tizio dal nome improbabile, e ho sentito tremare le gambe al posto suo.
"Eh sì"
"No, non m'o so' scordato" mi dice, guardandomi in faccia e abbassando lo sguardo subito dopo. Il tono di voce diverso.
"Quindi è vera la storia? Che gli hai rubato la moto... per sistemarla... fargli vedere quanto sei bravo..."
"Eh" alza le spalle lui. Le labbra dischiuse nel solito sorriso. "Così funziona, prima la riparo e poi gliela riporto. Così... se la rivendono, no?"
"E te che ci guadagni?"

"Mamma mia quante domande aò" ride lui. E il suo sorriso fa ridere anche me. È la seconda volta che mi ritrovo a sorridere, da stamattina. Anzi, in realtà credo sia la seconda volta dopo non so neanch'io quanto tempo. Io, che pensavo di essermi dimenticato come si faceva.


"Mo' devo andà da Laura..." sono le prime parole che dico dopo qualche istante di silenzio.
E mi rendo conto che vengono da sole, senza che sia io a comandarle. Non so neanche perché lo facciano, in realtà. Avevano bisogno di uscire, forse. Sono rimaste lì dentro per troppo tempo, e adesso implorano pietà. O magari solo la salvezza di Manuel.

Sento il cuore battere forte nel petto e adesso è davvero tutto più chiaro. So quello che devo fare e sono pronto, anche se ho una gran paura...

Manuel se ne accorge e mi squadra spaurito.

"Co' sta faccia la vedi Laura?" mi domanda. E percepisco, nella sua voce e nel suo sguardo docile, tutta l'inconsapevolezza che lo contraddistingue in questo momento. "Ma che stai a andà a un funerale, aò?"

E io come faccio a spiegarti questa paura, Manuel? Questa paura che mi prende la gola e non mi fa respirare, come te la faccio capire se non la capisco neanche io? Hai gli occhi ingenui e incontaminati di chi non sa niente e niente sospetta. E allora mi limito a risponderti, triste: "Eh sì. Sembra proprio un funerale..."

Poi me ne vado.
"Oh, se vedemo!" è la penultima cosa che dico, dandoti le spalle.

"Se vedemo al cimitero, se vedemo!" mi rispondi tu, prendendomi in giro.

"No! Tiè!"

E mi fai sorridere di nuovo, Manuel. Anche se dentro muoio di paura.

Indelebile || Simone e ManuelWhere stories live. Discover now