"Lo sai tené 'n segreto?"

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Da qualche parte ho letto che solo il cielo ti parla in pieno viso. E in effetti è la sensazione che provo ogni volta che lo guardo. Soprattutto in sere come questa, in cui le stelle si fanno vedere a bizzeffe e sembra che vogliano farsi messaggere del dialogo silenzioso tra te e l'infinito senza perdersi niente, assolutamente niente. Le guardo dall'asfalto su cui sono disteso, a bordo piscina - una birra in mano e il fiato corto. E vorrei aver imparato prima, da loro, a pesare le parole prima di dirle. Oppure a dire quelle giuste, in pieno viso, appunto. Ma come fai quando ti si offuscano i pensieri? Quando le parole, quelle sbagliate, ti si affollano in gola ed escono tutte insieme, senza che tu abbia il minimo controllo su di loro.

Manuel se n'è appena andato.
E io non ho fatto niente per fermarlo.
Ma com'è che si fa, quando qualcuno ti colpisce alle spalle?
Quando all'improvviso è buio, e non senti più niente, e ti si intorpidiscono le mani e i piedi, e la paura ti paralizza i pensieri, come si fa? Come si fa a pesare quello che hai da dire, quando vorresti solo urlare?

Era stata una serata bellissima, e leggera.

Era da un sacco di tempo che la vernice rossa di Paperella non brillava così, nascosta com'era dalla polvere di anni e di cose successe. L'abbiamo anche accesa, e per un istante il rombo del motore nuovo mi ha riportato alla mente le gite al mare con papà e quei pomeriggi in cui bastava gridare al vento la parola libertà per sentirsi più leggeri.

"Sei contento?" mi ha domandato Manuel alla fine. E io gli ho risposto di sì. I suoi occhi brillavano.

A cena si è finito tutto il gateau di nonna. Aveva ragione papà, era davvero buono. Poi l'abbiamo aiutata a sparecchiare e io non so se è per la leggerezza di Manuel, per quella sua sfacciataggine che fa impazzire nonna, o perché è il primo vero amico che ho e la complicità che si crea quando siamo tutti insieme tra queste mura mi rende ogni cosa più sopportabile. Ma la sensazione che provo a volte è che a questa famiglia, a questa casa, manchi un pezzo. Come un puzzle a cui manca un solo, piccolo, tassello, per essere completo. E quando Manuel è qui, quando lo vedo muoversi tra le nostre cose, aprire i cassetti della cucina, o ridere con gli occhi mentre mi guarda ripiegare la tovaglia con precisione maniacale... è come se quel tassello tornasse al suo posto. Come se il puzzle fosse finalmente completo. Lo sento, lo riconosco. Lui è il motivo per cui questa opaca quotidianità mi sembra ancora sopportabile, questa casa abitabile, e viceversa.

Quando siamo corsi in giardino - in mano due birre appena tirate fuori dal frigo e nello zaino di Manuel del tabacco da condividere sotto le stelle - nonna stava caricando la lavastoviglie e per certi versi sembrava anche lei più leggera.
Abbiamo raggiunto la piscina a piedi, appoggiato lo zaino per terra, rollato una sigaretta che poi avremmo condiviso, e ci siamo seduti schiena contro schiena, a contemplare il cielo, e respirare piano. Ero in pace. Quella pace che ho cercato ovunque fino a poco tempo fa, e che è a portata di mano ogni volta che sono accanto a lui.

Poi quella domanda.
"Lo sai tené 'n segreto?"

Detto con la sua voce lieve, mandando giù un sorso di birra, mentre io in silenzio soffiavo fuori il fumo della sigaretta e guardavo quella nuvoletta bianca dissolversi davanti ai miei occhi.
"Quale segreto?" gli ho domandato, passandola a lui.
"Ho conosciuto una"
Me l'ha detto così, a bruciapelo. Che poi è il modo in cui si dicono le cose quando non sai il male che possono fare. E per un lungo, interminabile, istante il mio cuore si è fermato.
"Un'amica de mi madre, c'avrà trent'anni" ha specificato poi, come venendo a richiamarmi nel puntino lontanissimo dell'Universo in cui ero andato a nascondermi.
"In che senso conosciuto?" ho indagato con l'ultimo filo di voce raccolto, girando appena la testa verso di lui. Il diaframma che aveva dimenticato come si respira.
"Nel senso che l'ho riportata a casa" ha soffiato fuori lui, leggero, insieme al fumo della sigaretta. "Poi quando siamo arrivati... ci siamo baciati"

No, Manuel.
Questo no, ti prego.
"Cioè, m'ha baciato lei" ha specificato, passandomi la sigaretta con un morbido "Vuoi?" in risposta al quale mi sono affrettato a negare con uno schiocco di lingua sul palato, volgendo lo sguardo da un'altra parte.
"Che è, non ce credi?" ha squittito quindi, il tono di voce di un bambino che ha trovato la figurina più importante, quella che tu cerchi da mesi. "Guarda che è vero eh" ha riso poi, voltandosi.

Ed è come un bambino contrariato, allora, che gli ho risposto: "Ma che ti frega se ci credo o meno! Eh?"
Silenzio.
"E poi piantala di raccontare stronzate..."
"Beh che c'hai adesso...?" mi ha domandato, candido e incosciente.
Ed è stato in quel momento, in quel momento esatto, che ho sentito qualcosa salire.
Come l'acqua di un torrente che diventa fiume, e fa paura.

"Che ne racconti troppe di stronzate, va bene?"
Come un fiume, un fiume in piena. Che prende e trascina tutto quello che trova.
"Le rapine, le spaccate... Mi hai preso per un bambino di tre anni? La vuoi dì la verità per una volta?"
"La verità?" ha mormorato lui, contrariato. "E quale sarebbe la verità?"
"Sta nel tuo zaino la verità, va bene?" indicandolo a voce alta. "Stavo cercando le chiavi della moto e ho trovato il fumo!"
"E quindi?" ha incalzato lui voltandosi verso di me, e interrompendo il contatto, quel contatto di schiene che ci teneva su fino a qualche istante prima.
"E quindi spacci!"
Dritto in faccia, guardandolo negli occhi.
Come un'onda. Che se ne frega degli ostacoli che trova, e passa sopra senza tregua.

"È quello che sei, quello che fai... uno spacciatore!"
"Ma te chi cazzo sei per giudicà! Ma che sei 'no sbirro che me guardi dentro lo zaino?"
Dritto in faccia.
"Non è che stai a rosicà solo perché io c'ho una che me batte i pezzi e te vai in bianco da un po'?"
Senza tregua.
"Io a rosicà?"
"Eh"
"Perché tu hai perso la testa per una che manco te se 'ncula e non te ne accorgi?"
Manuel che sgancia lo sguardo dal mio e si alza.
"E poi lo vedi che stai a cambià discorso?"
"Sto a cambià discorso perché te dovresti fà i cazzi tuoi Simò!" alzando il tono di voce. A ricordarmi che è lui il più forte, tra i due. Soprattutto adesso. A sbattermi in faccia, come quel giorno in palestra, che ho oltrepassato il limite. E a farmi tornare al mio posto.
"Ma vaffanculo va!" è l'ultima cosa che ha detto - a pochi centimetri dal mio viso e come fosse una parola sola - prima di afferrare lo zaino, alzarsi e andarsene.
Lasciandomi qui come un idiota, a seguirlo con lo sguardo mentre scompariva nel buio, intorno solo il frinire dei grilli e dentro la cassa toracica un cuore che batteva all'impazzata e che non pareva più il mio.

Non ho idea di quanto tempo sia passato. Da quanto sia qui da solo e dove Manuel sia andato.
So solo che da quando è successo sono disteso nel punto esatto in cui eravamo seduti a parlare, tra le mani una birra ormai finita e sullo stomaco un peso che mi incolla a terra, a ricordarmi dov'è il mio baricentro e perché non devo dimenticarlo mai.
Nella testa mi risuonano le parole che ci siamo detti poco fa, e più ci penso più mi sento stupido.
Più ci penso, più vorrei cancellarle.

Non so che mi è preso, non so neanche perché gli ho risposto così.
Mi ha infastidito. Mi ha infastidito e mi ha spaventato.
Perché non è questo che voglio essere, per lui. Non l'amico ingenuo con cui vantarti che ti vedi con una più grande. Mille altre cose voglio essere, ma non questo. Io voglio essere lo sguardo che cerca in classe quando è interrogato, quello che gli lascia l'ultimo pezzo di gateau anche se è buonissimo e vorrebbe finirlo, il suo compagno di giochi e di cazzate, la persona di cui si fida.
E ho paura.
Ho paura di una persona a cui non posso dare un volto.
Ho paura che lei mi tolga qualcosa, qualcosa che Chicca non mi toglierà mai.

Perché anche se so qual è il mio posto, e che quel posto non sarà mai di nessun altro, temo il vuoto. Temo di dovermi privare di lui, temo di doverlo condividere.

Temo che sia di un'altra e che lo sia con tutto se stesso, lasciando a me le briciole.


Ha un nome questa cosa?
Si chiama gelosia?

Indelebile || Simone e ManuelOnde histórias criam vida. Descubra agora