Capitolo 3

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-Non ho bisogno dell'aiuto di una sporca mezzosangue!-

Lily si aggirava per il castello, rimurginando sul discorso di Silente. La conclusione era semplice, racchiusa in ancora più semplici parole: erano in pericolo. I mezzosangue in prima linea, ma anche tutti quelli che si opponevano alla supremazia del Signore Oscuro rischiavano. Mezzosangue. Sangue sporco. Non ricordava più nemmeno quando quella parola aveva smesso di ferirla, probabilmente il culmine della sopportazione era stato raggiunto quando Severus si era unito ai Mangiamorte e dopo di ciò quella parola era diventata una routine. Era una nata babbana, ma questo non le aveva mai impedito di essere una strega eccellente. Eppure Voldemort sosteneva che non era degna di portare tra le mani la bacchetta. Avrebbe dato via tutto pur di dimostrare la sua fierezza nell'essere una strega. La prima persona a cui l'avrebbe dimostrato sarebbe stata Severus, colui che un tempo era il suo migliore amico. La seconda era James Potter, che la riteneva incapace di difendersi. E la terza era lei. Aveva bisogno di dimostrare a se stessa di essere davvero una Grifondoro. Il quadro della Signora Grassa era vuoto e probabilmente tutti i suoi compagni di Casa erano già dentro. Come primo giorno non poteva andare peggio. Lily decise di scendere verso il campo di Quidditch e di riprovare a tornare dopo. L'aria fresca le pungeva il viso e, quando gli occhi si abituarono al buio della notte, scoprì di non essere sola. Un ragazzo era seduto su una panchina vuota; la rossa lo riconobbe subito dai capelli disordinati e dagli occhiali in bilico sulla punta del naso. Sbuffando si nascose sotto le tribune, sperando di non essere notata. James sembrava preoccupato, il solito modo di fare arrogante e sicuro di se era stato, stranamente, sostituito. Lily lo vedeva nel modo in cui muoveva freneticamente le ginocchia e in cui incurvava le spalle. Faceva scivolare la bacchetta da una mano all'altra, in un movimento ripetitivo e senza senso. La rossa provò l'infondato desiderio di avvicinarsi e interrompere quel processo. Fece qualche passo incerto, ma, ad un certo punto, James raddrizzò le spalle e lei ebbe come l'impressione che la maschera fosse ricaduta sul suo volto.

-Evans!- esordì, senza voltarsi. Lily si bloccò, ignara di come lui avesse fatto a cogliere la sua presenza. Immaginò un ghigno incresparsi sulle sua labbra e strinse i pugni. Cosciente che ormai era stata scoperta, imbarazzata, gli si avvicinò.

-Potter.-

-Ora mi spii?- domandò lui, girandosi.

Lily divenne rossa e distolse lo sguardo. Non riusciva a trovare una scusa valida. Perché era rimasta lì? E soprattutto perché si era nascosta?

-Non ti stavo spiando. Sono capitata qui per caso.- James sembrò valutare la situazione e sorrise soddisfatto.

-Farò finta di crederci, stai assumendo la tonalità dei tuoi capelli. Uno a zero per me.- Lei avvampò ancora di più, se possibile.

-Che ci facevi qui? Come hai fatto a vedermi?-

-Quante domande.- La rossa alzò un sopracciglio, capendo che lui era in difficoltà. Stavolta fu lei a sorridere.

-Stai temporeggiando. Potter in imbarazzo, eh?- James sì voltò leggermente, ma lei vide il rossore sulle sue guance. -Uno a uno.-

-Okay, te lo concedo, Evans.- Lei incrociò le braccia, appoggiandosi alle tribune. La luna splendeva nel cielo notturno. Sembrava una grossa mozzarella addentata da un lato, pensò Lily e sorrise a quella bizzarra constatazione. Il ragazzo annullò, con qualche passo, la distanza tra loro e le mise una mano sulla spalla, sfiorandole il collo. Il vento le solleticava la pelle scoperta in modo piacevole. Aveva i brividi, eppure non sentiva freddo. Qualcosa le diceva, spiacevolmente, che a crearle quella sensazione fosse la pelle a contatto con quella di Potter. James la stava osservando attentamente, incurante del fatto che Lily lo fissava seccata. Era presa in un conflitto interno che la metteva in subbuglio. Non riusciva a negare quanto lui fosse attraente. Le braccia forti, le gambe lunghe e scattanti, le labbra piene e rosa, gli occhi nocciola. E quei capelli neri, così dannatamente disordinati, come se fossero continuamente mossi dal vento. No! Assolutamente no! Non parlare così di James. Una vocina tuonò imperiosa nella sua testa. Lily si rilassò pensando che una parte di lei ragionava ancora. Poi, come un pugno nello stomaco, un'altra voce intervenne. Da quando lui si chiama James?

-Che hai? Sembra che voglia prenderti a schiffi da sola!- osservò dubbioso il diretto interessato.

-Sei davvero stressante, Potter!- Lily sventolò la mano, congedandosi, e andò di corsa verso il castello non riuscendo a ignorare, però, il ghigno divertito su quelle labbra.

Lei continuò a correre, salendo le scale e superando -finalmente- il ritratto della Signora Grassa. Si chiuse nel suo dormitorio, dove le sue amiche stavano già dormendo da un pezzo. Vide, su un letto, Alice Prewett profondamente addormentata. Emmeline Vance era nascosta dalle coperte, uscivano solo dei riccioli biondi. Facendo il minimo rumore si diresse in bagno e si infilò nella doccia. Lasciò che l'acqua tiepida le scivolasse sul viso, rinfrescando la mente. Aveva la mente confusa, una parte di lei reclamava la verità sul comportamento di James, l'altra si rifiutava di avere un minimo interesse verso Potter. Si asciugò velocemente e si mise il pigiama, ancora con i capelli umidi. Si distese nel letto e tirò la coperta. Sfiorò istintivamente il punto in cui poco prima era posata la mano di James Potter. E, finalmente, al buio senza essere vista da nessuno, nemmeno da se stessa, si concesse di sorridere.

Solemnly SwearWhere stories live. Discover now