Capitolo 11

135 4 2
                                    

Kira lavorò sulla sua tecnica per due settimane fino a ottenere una vera e propria trappola.
Aveva capito che prima doveva tessere una specie di rete intorno alla vittima, poi avvolgerla e aspettare qualche minuto per poi stimolarla completamente nell'illusione.

Aveva provato questa tecnica solo su degli animali, ma aveva funzionato perfettamente.

Passavano i giorni e non succedeva niente di interessante. A scuola il suo legame con Mina si rafforzava di giorno in giorno, anche con Shinso andava tutto molto bene, però sentiva che le mancava qualcosa, sentiva un vuoto.

Da quando era stata rapita sentiva le sue certezze vacillare, così scriveva al ragazzo, il loro legame prima sottile si stava rafforzando, rendendoli sempre più dipendenti dall'altro.

Cosa pensi dei villan?

Le chiese il ragazzo.

Io... Non lo so più, credevo che i villan fossero solo malvagi, cattivi per scelta, ma poi ho incontrato una persona che mi ha fatto pensare che forse i villan non hanno avuto scelta,che i villan non sono altro che vittime degli hero.

Scrivendo quel messaggio la ragazza cercò di comunicare tutti i suoi dubbi, le sue parole venivano dal cuore, erano vere, ma lei non riusciva ancora a capirlo.

Era ancora in parte convinta che gli Hero fossero davvero i buoni, però dal suo rapimento era cambiata, in modo quasi impercettibile, ma era cambiata.

Che ne diresti di incontrarci?

Va bene, potremmo fare sabato al Demon?

Non credevo conoscessi quel locale, sembravi una così brava ragazza.

Le apparenze ingannano.

E così quel sabato sera, Kira si vestì con un top di pelle nero e una gonna aderente che le arrivava poco sotto la metà coscia, mise anche degli stivali neri fino al ginocchio.

Sapeva di essere bella e di attrarre gli uomini e anche le donne, non era una ragazza innocente, dopotutto era cresciuta per strada e nonostante avesse solo sedici anni a differenza di molti suoi coetanei aveva fatto già diverse esperienze.

Si aggiustò un ultima volta il fiocco rosso che portava in testa, per farsi riconoscere dal ragazzo, e uscì di casa.

Mentre camminava dei ragazzi le fischiarono e lei gli fece l'occhiolino.

Sapeva di essere diversa, molte si sarebbero offese e lei pensava che fosse un comportamento schifoso, ma sapeva anche che questo mondo non era giusto, quindi se avevi un bel viso usalo per ottenere ciò che vuoi.

Appena entrata nel locale la ragazza viene illuminata dalle luci rosse, gialle e blu, all'interno si sente un forte odore di alcool e sudore.

La gente balla in pista, alcuni ragazzi bevono al bancone del bar e altri si limitano a parlare o meglio limonarsi l'un l'altro.

Trovare il ragazzo non sarà semplice, dovrà girare il locale tre volte per riconoscerlo.

Doveva portare dei guanti neri.

Lo trovò su uno sgabello in una zona leggermente più appartata del locale.

Ma la sua vista la sconvolse.

Spazio persona
Lo so che la teoria sta prendendo una piega banale ma prometto di renderla più interessante.

Nero Donde viven las historias. Descúbrelo ahora