Capitolo 1

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Sofia era una ragazza semplice, una di quelle persone che appena guardi capisci essere genuina. Esteticamente era una bellissima ragazza, il viso era circondato da dei lunghi capelli corvini che, forse troppo spesso, le coprivano quei suoi occhi castani. Lei era la prova della frase "gli occhi sono lo specchio dell'anima", attraverso quelle sue piccole fessure color nocciola si poteva capire molto più di ciò che avrebbe mai detto; probabilmente per questo li copriva spesso: non voleva che nessuno conoscesse ciò che era realmente. Non era molto legata alla sua famiglia, lei e suo papà erano sempre stati in due, anche quanto effettivamente c'era sua mamma, colei che le segnò la vita nel modo più permanente possibile. Nonostante i periodi brutti della sua vita per la mora c'era sempre stato Federico. Il ragazzo, nonché migliore amico, era definibile come la persona della sua vita. Tra loro non c'era mai stato niente di sentimentale che andasse oltre l'amicizia, questo perché erano come fratelli, lui per lei e lei per lui: sempre. I due vivevano insieme a Torino dove il moro giocava per la squadra bianconera anche se, molto spesso, viaggiavano o per partite in trasferta o per semplice curiosità. In ogni periodo però c'era qualcosa che la riportava a Firenze dal padre, e quell'estate furono gli Europei.
Quel giorno Sofia si svegliò bruscamente per via del suono del campanello della casa del padre, nella sua testa iniziarono a viaggiare delle parole diversamente gentili per colui che lo aveva suonato, scese le scale, aprì la porta e, sorprendentemente, vide il suo migliore amico.
«Con quel sorriso alle 8 di mattina mi fai già venire voglia di sbatterti la porta in faccia, su entra e racconta.» disse Sofia
«Ciao anche a te, spero tu stia bene, oh si io tutto bene tranquilla.» le rispose il ragazzo in tono sarcastico.
«Si ok, quindi?»
«Mi hanno convocato a Coverciano.»
«Aspetta, tu mi stai dicendo che sei stato convocato dalla nazionale?»
Lui iniziò a sorridere e da lì la ragazza poté comprendere che fosse tutto vero. Coinvolta dall'enfasi dell'amico lo abbracciò pensando a quanto fosse fiera di lui.
«Allora che vuoi fare oggi?» le chiese dopo.
«Devo uscire con le ragazze, però stasera si festeggia... a proposito quando devi partire per il ritiro?»
«Tra una settimana circa, comunque per stasera perfetto, ti vengo a prendere per le 21 va bene?»
«Si va bene, poi ci sentiamo.»
«Perfetto, ora scappo che devo andare a chiamare papà.» la salutò con la mano allontanandosi verso l'auto.
Mentre la ragazza chiuse la porta sentì un rumore di passi provenire dalle scale, si girò e vide il padre con una faccia decisamente poco sveglia.
«Il buongiorno si vede dal mattino pa'.» scherzò mentre l'uomo si avvicinò alla cucina
«Fai poco la spiritosa, piuttosto è il caso di dire al tuo ammiratore di non venire alle 8 del mattino a suonare il campanello.»
«Ma che ammiratore, era Fede che mi avvertiva della sua convocazione per gli Europei.»
«Ah già, sai ho molta fiducia in quel ragazzo, sono sicuro che farà bene. Parlando di nazionale, ho una proposta da farti, hai da fare quest'estate?»
«Non penso, forse qualche viaggio... perché?»
«Sai il responsabile dei social e fotografo della squadra non potrà esserci e, dato che è una cosa che ti piace e che mi fido di te, pensavo ti facesse piacere.»
«Ma certo che mi farebbe piacere, spero solo di esserne all'altezza, però non dirlo a Fede, vorrei fargli una sorpresa.»
«Ma certo, terrò la bocca chiusa. Ora vado, ci vediamo per cena. Ciao tesoro.»
«Ciao pa'.»
Sofia si cambiò e decise di andare a fare un giro al parco con le sue amiche, Thessa e Vian.

Le tre ragazze si erano conosciute al liceo, tutte e tre frequentavano la stessa classe del liceo linguistico

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Le tre ragazze si erano conosciute al liceo, tutte e tre frequentavano la stessa classe del liceo linguistico. Sofia e Vian si erano trovate come vicine di banco per cui legarono subito, Thessa invece arrivò in classe ad anno iniziato ma, grazie al suo carattere estremamente estroverso, legò subito con le prime.
«Ciao ragazze, che mi raccontate?» le salutò la ragazza non appena le vide arrivare da lontano.
«Nulla di che, sto cercando di capire cosa fare quest'estate.» rispose Thessa.
«Anche io, tu piuttosto che ci dici?» aggiunse Vian.
«Papà mi ha proposto di andare a dare una mano per la preparazione degli Europei, che ne dite di venire qualche volta? Ci saranno tanti bei calciatori.» disse ridendo
«Ti faremo sapere.» risposero le amiche.
Decisero di andare a pranzare in un ristorante lì vicino, così da avere il tempo di tornare a casa e prepararsi per la serata.
Appena Sofia tornò a casa notò che il padre non era ancora tornato per cui si prese la libertà di dormire senza che lui la incitasse ad uscire di nuovo, si svegliò dopo qualche ora e si fece una doccia per poi vestirsi e aspettare l'amico.

«Ciao Fe'

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«Ciao Fe'.» salutò l'amico che era fuori dalla porta come la mattina.
«Ehilà bellezza.»
«Scemo... allora che facciamo?»
«C'è un locale nuovo, ci saranno anche alcuni compagni della nazionale, magari trovi quello giusto.»
«Certo certo, se per te va bene posso chiedere anche a Thessa e Vian.»
«Si certo, ai ragazzi non dispiacerà affatto.» le rispose ridendo.
Salirono in macchina e dopo qualche minuto di viaggio arrivarono in questo locale, entrarono e si sedettero su dei divanetti aspettando le ragazze e gli amici di Fede.
«Eccole che arrivano.» fece notare la ragazza all'amico indicando le ragazze.
«Ed ecco anche i ragazzi.»
I due videro arrivare un gruppetto di ragazzi ma tra di loro fu uno ad attirare l'attenzione della mora. Era alto, con i capelli molto corti e, probabilmente, tinti color platino, indossava una camicia bianca di un tessuto molto sottile che faceva intravedere tutti i suoi tatuaggi. La ragazza andò alla ricerca delle sue amiche che però trovò vicino a due ragazzi per questo, rimasta sola, si recò al bancone per poi sedersi e ordinare qualcosa da bere.
«Ciao, piacere Federico.» sentì una voce dietro di sé.
«Sofia piacere.» si presentò la ragazza.
«Allora tu sei la famosa ragazza di cui parla sempre Fede, beh pensare che credevamo non esistessi.» le sorrise lui.
In quell'istante Sofia sentii una tremolio alla pancia, una sensazione veramente strana, ma era come se le loro menti e i loro corpi fossero destinati ad incontrarsi.
«Beh, purtroppo o per fortuna sono qui in carne ed ossa.» rispose lei cercando di evitare di arrossire come una scema.
«Ti posso offrire da bere?» disse il ragazzo sedendosi accanto a lei.
I due iniziarono a parlare quando, ad un certo punto, gli squillò il telefono e si allontanò rispondendo per poi tornare con un'aria dispiaciuta.
«Scusa ma devo andare, mi stanno cercando.»
«Non ti preoccupare, è stato un piacere.» a quelle parole il biondo sorrise per poi sparire tra la folla. Rimasta sola Sofia decise di tornare sui divanetti dove erano Federico e gli altri suoi compagni.
«Ed eccola qua, allora com'è il Berna?»
«Certo che sei proprio stupido, piuttosto i tuoi amici hanno intenzione di fare qualcosa con Thessa e Vian o vogliono stare li come due scemi?» commentò sarcastica cercando di evitare la domanda.
«Oh tranquilla, Manuel e Teo ci sanno fare, tu dagli tempo e vedrai.»
Più tardi l'amico la accompagnò a casa insieme alle sue due amiche che si fermarono da lei a dormire, ne avrebbero approfittato per raccontare la loro conclusione di serata. Purtroppo però, tutti gli ipotetici discorsi furono rimandati al giorno dopo dato che non appena toccarono il cuscino le amiche collassarono; Sofia invece si mise a pensare al calciatore conosciuto la sera e, con il suo sorriso in mente, si addormentò.

Il pezzo mancante || Federico Bernardeschi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora