Capitolo 15

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Sofia restò immobile, poteva benissimo credere di star sognando se a un certo punto non sentì la voce dell'amico chiamare tutti quanti  per tornare in hotel.
Il giorno dopo tutti partirono per Monaco e a Coverciano rimasero solo lei, Sebastian e qualche componente dello staff. In quei due giorni in attesa della partita i due giovani non parlarono mai di quanto accaduto quella sera, nessuno voleva tirare fuori quell'argomento come se farlo avrebbe potuto fare esplodere una bomba; probabilmente era veramente così. La sera della partita poco prima del fischio iniziale la mora decise di chiamare Chiesa per incoraggiarlo; la chiamata andò bene ma, prima di chiudere, l'amico le disse di cercare una cosa sul suo comodino che aveva lasciato apposta per lei.
Sofia si alzò immediatamente e, proprio su quel mobile, vide una busta con su scritto il suo nome; ci mise un secondo per capire di cosa si trattasse: era la lettera di Federico. La prese e tornò in camera dal suo ragazzo.
«Cos'era?» le domandò lui freddamente mentre l'arbitro fischiava l'inizio della partita.
«La famosa lettera.»
«Che due coglioni.»
«Cosa?»
«Sempre lui in mezzo.»
«Dio, ancora quel discorso?»
«Si cazzo, non è possibile che la mia ragazza parli sempre di un suo ex, se permetti mi sono rotto.»
«Ma sempre quando, ma capisci che quello che dici non ha alcun senso?»
«Ma come no? La sera del nostro primo appuntamento,la sera del ristorante, tutte le volte se ne parla, pensi che io sia scemo? Pensavo saresti riuscita ad andare avanti ma è chiaro che non è così.»
«Non capisco dove vuoi arrivare...»
«Sei innamorata di lui. Prova a dirmi di no. - la ragazza rimase in silenzio totale - Fanculo.» disse Sebastian che poi si alzò, prese le sue cose e sbattè la porta. Fu un rumore talmente forte che la ragazza sobbalzò, poi però rimase immobile a fissare la maniglia. Sapeva di dover corrergli dietro, ma allora perché non lo fece?
Il pomeriggio del giorno successivo i ragazzi tornarono ma Sofia non ebbe la forza di uscire dalla sua stanza.
«Siamo in semifinal- Che hai combinato, dov'è Sebastian?» disse entrando in camera il suo migliore amico.
«Noi abbiamo litigato ieri, e beh ecco... se n'è andato.» disse lei in modo impassibile,  come se avesse finito le lacrime.
«Mi spieghi che è successo? Andava tutto così bene, non capisco.»
«Sono andata a prendere la lettera e lui si è incazzato dicendo che in ogni discorso saltava sempre in mezzo Federico e ha detto che sono innamorata di lui.»
«Ed è così?» lei si limitò ad annuire a quella domanda.
«E cosa aspetti? Lui pure è pazzo di te, vai a prendertelo.»
«Ma che scherzi? Mi farà ancora stare male, e non ne posso più Fede, davvero.»
«Ma almeno hai letto la lettera?»
«Non ne ho avuto il coraggio.»
«Secondo me dovresti, solo dopo averlo fatto potrai prendere una decisione lucidamente, fidati del vecchio saggio.»
«Comunque, con quella ragazza? Sta andando avanti?»
«Sisi, lei beh è stupenda, vorrei fartela conoscere.»
«Ma certo, dimmi solo quando. Ah già, scusa ma avevo detto a papà che avremmo dovuto parlare, ci vediamo.» lo salutò lei lasciandolo solo nella sua stanza.
Arrivò nell'ufficio del padre e, vedendolo vuoto, decise di entrare.
«Ehi, ti va di parlare?» gli domandò con un tono insicuro.
«Certo, siediti. Allora Sofia come va? Sinceramente.»
«Beh Sebastian se ne è andato. Ha detto che mi vede innamorata di Federico.» gli raccontò lei molto schietta.
«Cavolo, ma è vero?»
«Io...non lo so, mi sento molto confusa. È tutto così complicato.»
«Sai, certe volte bisogna smettere di pensare. Se provi qualcosa per lui vai a dirglielo. Io conosco quel ragazzo e, credimi, non lo ho mai visto così felice come quando stava con te. È una fortuna trovare la persona giusta e, da padre, ti dico che secondo me lui lo è. Dovete solo far si che le vostre vite imparino a viaggiare sullo stesso binario; ma ne varrà la pena.»
«Detto da te si che ha senso. In realtà ero venuta qui per chiederti come andasse quella storia dell'affidamento.»
«Procede molto bene, dovrebbero portarci qui Filippo tra qualche giorno, per te non è un problema vero?» le domandò lui preoccupato.
«All'inizio pensavo di sì, in realtà penso che per lui sia la cosa migliore. Poi lo sai, ho sempre voluto avere un fratellino.» disse lei cercando di rassicurarlo.
La mora si alzò per uscire quando si accorse di dover dire ancora una cosa a suo padre.
«Ah pa' - disse appoggiando la mano alla maniglia della porta - Filippo è un bel nome.» concluse per poi uscire dalla stanza.
Il giorno dopo Sofia decise di andare a fare due passi, ma mai si sarebbe immaginata di poter trovare colui che, ormai, nella sua mente aveva un posto fisso.
«Sofia aspetta. - sentì la sua voce dietro di lei e provò ad accelerare inutilmente. - Ho sentito che il ragazzo ha fatto le valigie.»
«Le voci girano in fretta.»
«Posso sapere cosa è successo?»
«Non eravamo compatibili come pensavamo. Comunque ora vorrei stare sola.»
«Andiamo, possiamo parlare un attimo?»
«Scusa ma no, non mi va per niente.» disse la ragazza iniziando a camminare per allontanarsi il più possibile dal ragazzo.
Federico seguì con lo sguardo il suo corpo allontanarsi da lui, ancora una volta in mente non concepiva come potesse finire tutto così; rientrando riconobbe i due amici di Sofia e si avvicinò.
«Buongiorno ragazzi.» li salutato prendendo posto di fronte a Chiesa.
«Se devi chiedermi qualcosa di Sofia ti dico già che possiamo cambiare argomento.» lo fermò Fede non appena lo vide aprire bocca.
«Ti prego, solo una cosa.»
«Eddai Berna, lei si è appena lasciata, datevi del tempo.» gli fece notare Nico.
«Proprio per questo, non capisco perché. Mi ha detto che non erano compatibili ma andiamo, lui era cotto di lei. Chi si fa da Torino a Firenze dopo solo qualche giorno di relazione?»
«È proprio questo il punto. Lui era cotto di lei, l'ha lasciata apposta per questo.»
«Non capisco.»
«Certo che sei proprio scemo. Svegliati bello, lei è innamorata di te non di quello.» concluse Nico mentre si alzò per andare all'allenamento insieme all'amico.
Bernardeschi rimase immobile, non riusciva a credere che si fossero lasciati per causa sua, però doveva saperlo. Avrebbe fatto di tutto per saperlo. Quel giorno raggiunse il campo e fu uno dei migliori ad allenamento, qualcosa in lui era cambiato; forse la speranza, o la sicurezza, sicuramente era un nuovo inizio. La sua stagione era stata complicata, per questo avere la fiducia di Mancini significava tanto per lui, era felice di ciò anche se aumentava la sua pressione per la semifinale degli Europei che si sarebbe tenuta l'indomani. Dopo allenamento, sapendo che Sofia non era a Coverciano, decise di sfogare tutta la sua adrenalina con il sacco da box, momento che fu interrotto dall'aprirsi della porta dopo circa due orette.
Sofia stava rientrando quando le squillò il telefono.
«Ehi So' come va?» le chiesero Giacomo e Jorginho dall'altra parte del telefono.
«Ciao ragazzi, potrebbe andare meglio, voi?»
«Tutto bene, senti ci dispiace per Seba e tutto, vorremmo aver fatto di più.»
«Tranquilli, non era destino. Ma voi avevate bisogno di qualcosa?»
«In realtà tuo padre prima ci ha chiesto di andare in palestra a preparare l'occorrente da portare domani; ci faresti questo favore?» le chiesero loro con un tono così indifeso e supplicante che non poté rifiutarsi; arrivò in palestra quando, non appena si aprì la porta, riconobbe il ragazzo dai tatuaggi.

Il pezzo mancante || Federico Bernardeschi Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu