Capitolo 12

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La sera della partita arrivò, le ragazze arrivarono allo stadio tutte pronte per la partita Italia-Galles e, dopo 40 minuti, arrivò il primo goal per gli Azzurri firmato da Matteo. Appena segnò Vian saltò in piedi sventolando la maglia con su scritto Pessina mentre urlava il suo nome. Un altro evento particolarmente incisivo fu circa 10 minuti dopo l'inizio del secondo tempo quando un giocatore del Galles si prese un cartellino rosso per un intervento falloso su Federico, che però non si fece troppo male.
La partita terminò con quel punteggio e le ragazze andarono ad aspettare i calciatori quando furono fermate da una ragazza con un aspetto familiare.
«Ciao, scusate sapete dov'è Federico Bernardeschi?» Sofia lo guardò stranita e, proprio mentre stava per chiederle chi fosse, arrivò Federico.
«Sei stato bravissimo, sono fiera di te.» urlò questa ragazza correndogli incontro per poi baciarlo.
Sofia capì. Capì perché quella ragazza le sembrava familiare: era Veronica.
I suoi occhi rimasero spalancati e, non appena incrociò quelli del ragazzo scappò in macchina, dallo specchietto vide uscire correndo il biondo, ma ormai era partita.
Erano passati ormai un po' di giorno da quella sera, Sofia era tornata a Torino e si era licenziata, non avevo intenzione di tornare a Coverciano, sicuramente non quell'estate; alcuni dei ragazzi con cui aveva più legato le stavano vicino, oltre ovviamente a Chiesa.
Bernardeschi aveva scritto un sacco di volte a Sofia, voleva parlarle, scusarsi, chiarirsi ma nulla. Voleva dirle molte cose, che lui non c'entrava con quanto accaduto, che non voleva stare con Veronica, voleva solo lei: solo lei riusciva a completarlo. D'altro canto la ragazza non voleva averci a che fare, si sentiva in colpa perché credeva di aver frainteso il loro rapporto, un errore che non avrebbe sicuramente più fatto.
La mattina del 26 giugno si svegliò prestissimo per una chiamata dell'amico il quale, da giorni, le chiedeva di andare a vedere Italia-Austria, la partita degli ottavi; a questa domanda aveva risposto sempre di no, non voleva rischiare di vedere Federico, ma quella mattina decise di accettare: andare lì non significava per forza averci a che fare, inoltre non poteva non andare a quella partita, sentiva che sarebbe stata un'ottima serata per l'amico.
Così preparò la valigia e prenotò il primo volo disponibile per Londra; durante il viaggio ascoltò la sua playlist che, ormai puntualmente, riproduceva quella loro canzone.
La partita era arrivata ai supplementari e, proprio quando non ci si sperava più, Sofia iniziò a saltare: Chiesa aveva segnato. Appena finì la partita corsi ad aspettarlo, fortunatamente uscì subito e si abbracciarono.
«Hai visto?» le chiese lui ancora carico di adrenalina.
«Ma certo che ho visto, sei stato il migliore.» si complimentò lei staccandosi da lui, decisero poi di andare a cena: era una di quelle sere in cui avevano bisogno l'uno dell'altra.
Chiesa iniziò a parlarle di quanto fosse felice che nella sua vita tutto stesse andando bene, la carriera stava andando alla grande e aveva anche conosciuto una ragazza. Aggiornò la ragazza su come stesse andando a Coverciano e su come stesse suo padre; poi arrivò il momento delle sue domande.
«Sai, tuo papà mi ha aggiornato su tuo fratello, mi ha detto che le pratiche stanno andando avanti.»
«Già, sono molto felice per lui, ma devo ammettere che sono leggermente agitata.»
«Te la caverai anche stavolta, lo fai sempre. Comunque, so che non ne vuoi parlare, ma Berna continua a chiedermi di te. Non so più come rispondergli.»
«Perché non gli dici di lasciarmi in pace. Anzi, digli che gli chiedo scusa per aver frainteso il tutto, io e lui non stavamo insieme, poteva fare qualsiasi cosa volesse senza darmi alcuna spiegazione.»
«Secondo me però dovresti tornare, manchi molto a tutti. Io ti sento sempre, ma ad alcuni manca la "ragazza di Coverciano". Teo e Manu non sanno più con chi parlare delle tue amiche, Nico e Giacomo non si divertono più a sfottere nessuno: "senza i suoi assist non è lo stesso", dicono sempre. Manchi anche ai veterani non credere, Jo e Chiellini non trovano nessuno migliore di te con cui fare colazione alle 7 del mattino.» sentendo quelle parole a Sofia venne una voglia matta di tornare, con quei ragazzi si era sentita veramente a casa e mancavano anche a lei.
«Ci penso dai, ti farò sapere campione. Andiamo?» gli domandai dopo che finirono di mangiare.
Lui annuì e così uscirono, i due fecero una passeggiata per le strade tranquille di Londra, non potendo ancora immaginare cosa sarebbe successo in quella città tra un po' di giorni.

Il pezzo mancante || Federico Bernardeschi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora