Capitolo 7

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Il giorno dopo Sofia si svegliò sentendosi a pezzi. Si era illusa un'altra volta. La cosa che più la tormentava era un'altra, non riusciva a capire come una sola persona potesse avere quest'influenza su di lei. Era come se il suo umore, dal momento in cui incontrò quegli occhi verdi, dipendesse esclusivamente da loro. Ogni comportamento di quel ragazzo poteva farla sentire in due modi: o sopra le nuvole o completamente a pezzi e, per come era andata la sera prima, sicuramente l'aveva distrutta.
«Ciao Sofia.» la salutò Barella non appena la ragazza aprì la porta.
«Ehi Nico, entra pure. - lo invitò lei sorpresa - Scusa ma mi sono appena svegliata.» lo guardò imbarazzata facendo riferimento al suo pigiama.
«Ma va tranquilla. Volevo solo sapere come stessi, sai per ieri sera...»
«Tranquillo, è stata solo una delle tante delusioni che ho ricevuto.»
«Mi spiace sentirti dire questo, capisco se non ne vuoi parlarne. Però sappi che sono qui se hai bisogno.»
«Grazie Nico.» lo ringraziò abbracciandolo, nella sua testa in realtà riecheggiava il desiderio di essere tra le braccia di un'altra persona.
«Ora vai che se no fai tardi agli allenamenti scemo.»
«Si ora vado.» la salutò ridendo mentre usciva dalla porta: erano queste le persone di cui lei aveva bisogno.
I giorni successivi passarono molto in fretta, tra foto agli allenamenti, interviste e tentativi della ragazza con lo scopo di evitare Bernardeschi.
Arrivò il 10 giugno ovvero il giorno in cui saremmo dovuti partire per andare a Roma in vista della partita del giorno dopo.
Appena gli Azzurri arrivarono all'hotel ognuno si sistemò nella sua camera, subito dopo i ragazzi furono convocati dal commissario tecnico per le ultime rifiniture riguardanti la partita.
La ragazza rimase sola e decise di vedersi un film su netflix per passare il tempo ma, durante la scena più bella, sentii qualcuno bussare alla porta.
«Nico giuro che se quando apro sei ancora lì ti... - Si fermò. Non era Barella. - Che ci fai qua?» era Bernardeschi.
«Ciao, ti va di parlare?» le chiese lui con un tono diverso dal solito.
« No grazie. - disse secca lei tentando di chiudere la porta ma che il ragazzo riuscì a bloccare con il braccio - Va bene allora, sentiamo.»
«Ascolta mi dispiace per l'altra sera, non so che diavolo mi sia preso... veramente scusa.»
quei suoi occhi verdi erano sinceri ma, forse per paura, lei non riusciva a fidarsi.
«Ok, ti dispiace. Ora se mi fai il favore di lasciarmi finire il film.» conclusi freddamente sbattendo la porta.
Bernardeschi si sentiva in colpa, non sapeva come rimediare. Nella sua vita sentiva di non riuscire a godersi le cose belle della vita per colpa di quel suo stupido orgoglio, per una volta che aveva trovato una ragazza che gli interessava veramente aveva dovuto rovinare tutto, questo era ciò che pensava: aveva rovinato tutto.
Una volta tornato in camera il pensiero di lei arrabbiata con lui gli continuava a frullare nella testa, domani aveva anche una partita importante e con questo spirito non sarebbe mai stato in grado di affrontarla, aveva bisogno del perdono di quella ragazza che ormai nel suo cuore si era fatta strada.
Pensò di poter provare a chiedere aiuto a Chiesa, era certo che avrebbe avuto qualche consiglio da dargli, in fondo i due si conoscevano da quando giocavamo nella Viola, in più lui e Sofia erano migliori amici da una vita.
«Avanti. Ah sei tu, dimmi tutto.» disse Nicolò aprendo la porta al biondo.
«Ho bisogno di Fede.» disse lui con un tono scontroso.
«È occupato, puoi tornare dopo.»
«Non credo, aspetterò qui.» pronunciò quella frase con un tono particolarmente di sfida.
«Fino a prova contraria sei in camera mia, non so quali problemi tu abbia con me e sinceramente non mi interessa, ma è comunque il caso che tu torni dopo.»
«Ah non lo sai? Davvero? Ti facevo più intelligente, la prossima volta evita di provarci con Sofia davanti a me magari.»
«È questo il problema, sei geloso?»
Il ragazzo non fece in tempo a rispondere che Chiesa entrò in camera e, non appena li vide vicini, li separò.
«Perché non ci diamo una calmata tutti quanti? Siamo una squadra, evitiamo che qualsiasi cosa esterna influisca su questo e sulle partite ok?» entrambi annuirono, si strinsero la mano e Nicolò andò poi in bagno, finalmente Bernardeschi poteva parlare con l'amico in pace.
«Senti, oggi sono andato da Sofia per provare a chiarire ma, come puoi immaginare, non è andata bene. Per questo volevo chiederti una mano.»
«Sai che non posso. Poi lei sta ancora molto male, pensava di star legando con te e tu l'hai trattata di merda; in più non la conosci, è molto più sensibile di quello che sembra.» era proprio questo il punto: si era negato la possibilità di conoscerla.
«Lo so lo so, per questo ho bisogno del tuo aiuto. Ti prego Fede, ho bisogno di una seconda possibilità da parte sua.»
«Va bene. Allora... beh innanzitutto devi farle vedere che vuoi recuperare seriamente, lei ha bisogno di dimostrazioni. Anche se, conoscendola, costruirà dei muri tu devi cercare di sfondarli. Ah, la cosa più importante, non farla sentire sbagliata.»
«Dio Fede, grazie, giuro che non farò stronzate.» gli disse mentre uscì fuori dalla stanza, Federico Bernardeschi era di nuovo in campo.
Quella sera era prevista una serata un po' particolare per via della prima partita degli Europei dell'indomani. C'era questa tradizione prima delle partite più importanti, tutti quanti dovevano fare delle pizze; era un modo per rafforzare lo spirito di squadra, un aspetto fondamentale per il padre di Sofia.
La ragazza fu la prima ad arrivare, dopo di lei arrivarono Nicolò e gli altri ragazzi, il primo salutò la mora per poi andarle incontro.
«Pronta per fare la pizza?» le chiese estremamente energico.
«Certo, vedrai che mi supplicherai per mangiare la mia al posto della tua.» gli rispose mentre iniziarono a seguire gli altri.
«Ma sentila, poco sicura di sé la ragazza.»
«Nicolò Barella, mi stai sfidando?» gli domandò Sofia con aria di sfida.
«Potrei...»
Appena arrivarono dove avevano allestito il tutto tutti si posizionarono lungo un tavolo, la ragazza si mise di fronte a Nicolò, ciò a cui non aveva pensato era il posto libero vicino a lei, posto che fu occupato dal numero 20 bianconero.
Iniziarono tutti a impastare quando, ad un certo punto, Sofia tirò della farina in faccia a Nicolò che le rispose immediatamente, così iniziò una battaglia di farina che finì per coinvolgere tutti i ragazzi. Mentre la ragazza stava cercando di correre per scappare dal calciatore nerazzurro, ormai alleato con Chiesa, sbatté contro qualcuno.
«Oddio scusa» si scusò girandosi per vedere chi fosse.
«Ma va tranquilla, vedo che ti stai divertendo.» affermò Bernardeschi facendo riferimento alla faccia di lei sporca di farina.
La ragazza gli sorrise e tornò alla sua postazione poi, una volta finito, lei e gli altri ragazzi portarono le pizze in cucina.
«Bella pizza.» a quelle parole la ragazza si girò di scatto.
«Fede sei tu, mi hai spaventato.»
«Scusa, non era mia intenzione, vedo che le cose tra te e Nico vanno bene.» le fece notare il suo migliore amico.
«Si, siamo amici, mi piace stare con lui, mi trasmette molta leggerezza.» gli rispose lei un po' confusa non riuscendo a cosa stesse alludendo l'amico.
«Tutto qui? Non ti interessa? Perché, beh ecco, può essere che lui mi abbia detto di avere un interesse nei tuoi confronti.» gli confidò.
«Ma no, per me è solo amicizia, magari vado a parlargli. - disse avviandosi verso la porta - Ti aggiorno poi ok? Grazie ancora di tutto Fe'.»
La ragazza uscì e tornò in salone dove vide i ragazzi ridere, con lo sguardo cercò Nicolò e, non appena lo trovò, si avvicinò a lui.
«Ehi, ti va di parlare un po'?»
«Certo, andiamo fuori?» lei annuì e i due uscirono. Sofia appena si rese conto dell'aria che tirava iniziò a tremare.
«Vuoi?» le chiese porgendole la sua felpa.
«Non ti dispiace?» Barella fece cenno di no, così lei la indossò.
«Senti, ho parlato con Fede e mi ha detto che gli hai confessato di avere un interesse nei miei confronti...»
«Ah fantastico. Beh penso sia oggettivo che tu sia una bella ragazza poi, si insomma, sto bene con te.» affermò lui leggermente imbarazzato.
«Anche tu sei un bel ragazzo, e mi trovo molto con te, però per me si ferma li...»
«Tranquilla, non sarà di certo un palo ad abbassare l'ego di Nicolò Barella. Amici?» disse ridendo.
«Amici.»
«Dato che siamo amici, posso farti una domanda?»
«Certo.» rispose lei sicura.
«Con Bernardeschi, si insomma c'è qualcosa tra voi?» la ragazza a quella domanda, forse per il nervosismo o per l'imbarazzo, fece un sospiro quasi divertita.
«Sinceramente non lo so, è lui che fa il misterioso. Io sarei più che felice di conoscerlo. Sai, sei il primo a cui ammetto questa cosa, penso che mi piaccia. Si, mi piace.» il ragazzo la guardò e non appena i loro sguardi si incrociarono i due scoppiarono a ridere. Poco dopo decisero di entrare e Barella, quasi per consolare l'amica, le appoggiò un braccio sulle spalle e arrivarono in salone. La ragazza restituì la felpa e incontrò gli occhi di Chiesa al quale fece un cenno per fargli intendere che fosse tutto quanto risolto.

Il pezzo mancante || Federico Bernardeschi Where stories live. Discover now