Capitolo 10

298 9 0
                                    



La mora arrivò al campo dal pade e lo sente parlare al telefono: la sua voce era particolarmente nervosa, aveva gli occhi spenti; la ragazza non li vedeva così da tanto, più precisamente da quando aveva smesso di parlare con la madre.
Mentre si avvicinava a lui notò che egli aveva abbassato il cellulare, ciò significava che la chiamata era terminata, così parlò.
«Ehi pa'.»
«Ciao tesoro, ti devo parlare.»
«Si, Fede me lo ha detto. Dimmi tutto.»
«Non qui, ti va se stasera usciamo a cena io e te?» lei annuì e lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava, la sua testa era rivolta verso il basso e si passava la mano tra i capelli.
Sofia raggiunse la sua camera e si preparò per la cena, per tutto il tempo cercò di immaginare a cosa le avrebbe dovuto dire il padre, o almeno l'argomento; l'unica cosa che le venne in mente fu la madre. Capì però che il modo per saperlo era solo parlare con lui, così si vestì e uscì dalla stanza.

Appena arrivò alla reception e vide Jorginho e Bernardeschi ridere e scherzare, così decise di mettersi in disparte ad aspettare il papà per non disturbarli, tuttavia dopo solo qualche secondo la riconobbero e le vennero incontro

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Appena arrivò alla reception e vide Jorginho e Bernardeschi ridere e scherzare, così decise di mettersi in disparte ad aspettare il papà per non disturbarli, tuttavia dopo solo qualche secondo la riconobbero e le vennero incontro.
«Ma come siamo belle.» scherzò Jorginho.
«Ciao ragazzi.» rispose lei facendo finta di essere scocciata dalla loro presenza.
«Allora, dove andiamo stasera?» domandò sempre lui.
«Ho una cena con papà, tranquilli che gli ricorderò di non convocarvi mai più.»
I due continuarono a parlare per qualche minuto, la cosa che notò subito Sofia fu il silenzio di Federico, pensò alla possibile motivazione ma non fece in tempo a dire nulla che arrivò papà e fu costretta ad allontanarsi dai ragazzi.
In macchina il padre era leggermente teso, la figlia continuava a non capire cosa lo turbasse; lui era una persona che anche quando le cose non andavano bene era sempre ironico e pronto a far ridere lei e chi li circondava, quella volta invece no: guidava tenendo le mani ben salde al volante, con uno sguardo fisso verso la strada e delle risposte alle domande si Sofia limitate ai monosillabi.
Arrivarono al ristorante e li fecero accomodare, sempre nel più totale silenzio, iniziarono a leggere i menù e la ragazza optò per una pasta alla carbonara, mentre il padre per un risotto al gorgonzola.
La cena iniziò con delle conversazioni banali: come Sofia si trovasse con i ragazzi, se si stesse divertendo, se papà fosse fiero del percorso che stavano facendo e così via.
«Posso sapere cosa sta succedendo?» interruppe lei quel momento leggermente innervosita.
«Hai ragione, ti ho chiesto di venire qui per un motivo: è giusto che te ne parli. - a quanto appresso la ragazza annuì per invitarlo a proseguire - Mi ha chiamato tua mamma.»
«Lo sapevo, lo avevo capito. Che ti ha detto? Ha bisogno di soldi? Continua ad affermare di star cambiando?» gli domandò a raffica senza neanche concedergli il tempo di rispondere.
«Mi ha detto che è da qualche anno che sta frequentando un uomo, e beh, non so come dirtelo...» continuò titubante.
«Avanti papà, sono pronta a tutto.» disse lei vedendolo leggermente in panico.
«Ha un figlio. Di 6 anni. E no, non è migliorata per niente, anzi.» lei comunicò tutto d'un fiato.
Alla realizzazione di quelle parole alla ragazza cadde la forchetta e fissò papà incredula, non poteva credere di avere un fratello.
«È stata ricoverata, per questo ne sono venuto a conoscenza, sai legalmente sono ancora il suo contatto di emergenza.»
Ricoverata. Solo quella parola si fissò nella sua mente. Aveva cominciato a bere di nuovo.
Impulsivamente si alzò e uscì dal ristorante più in fretta possibile; si incamminò verso l'hotel quando ad un certo punto sbatté contro qualcuno, alzò gli occhi e riconobbe quegli occhi verdi. Appena lui la riconobbe si concentrò sui suoi occhi rossi e pieni di lacrime, tentò di dire qualcosa ma la ragazza corse via prima che ci riuscisse.
Entrò nell'hotel dove andò direttamente alla camera di Chiesa e bussò.
«Cia... che succede? Vieni qua.» disse facendola entrare.
«Sono andata a cena con papà... mamma. - cercò di dire lei cominciando nuovamente a singhiozzare - Beh ecco lei ha un figlio, ha iniziato di nuovo a bere ed è stata ricoverata.» disse tutto scandendo ogni parola, come se dire tutto ad alta voce rendesse tutto reale.
Fede la fissò per qualche istante, probabilmente non sapeva cosa dire, così decise di fare l'unica cosa in suo potere: abbracciarla. Appena riuscì a calmarla poi la accompagnò in camera e ci restò fino a quando non si addormentò.
Era arrivato ormai il giorno della partita contro la Svizzera, ma di Sofia nessuna traccia. Nessuno sapeva quasi nulla di lei, restava in camera per tutto il giorno e, se usciva, lo faceva quando i ragazzi non erano nei paraggi. Solo il padre e Chiesa ci parlavamo, Federico no: era proprio questo a mandarlo fuori di testa.
Mentre stava uscendo dagli spogliatoi si ricordò di quella sera: stava uscendo per una passeggiata quando vide una ragazza in un vestito lilla correre verso l'hotel; lei stava guardando per terra e, proprio per questo, gli venne addosso. Federico era pronto ad arrabbiarsi ma prima la guardò e si rese conto che non era una ragazza di fretta qualsiasi.
I suoi occhi pieni di lacrime, pensò a cosa poterle dire ma lei corse via; di nuovo.
In quei due giorni aveva chiesto ai ragazzi con cui sapeva lei parlasse di più, ma niente. Il compagno bianconero gli aveva solo detto che non stava passando un bel periodo, mentre suo padre gli disse di apprezzare il suo interesse ma che Sofia aveva bisogno di stare da sola.
Quella sera la partita terminò con la vittoria azzurra per 3 a 0, Locatelli aveva fatto doppietta e Ciro aveva segnato il terzo.
Erano tutti molto felici perché quella vittoria segnò la qualificazione agli ottavi, per cui decisero di andare in un locale a festeggiare.
Chiesa aveva invitato anche Sofia e lei accettò, a sapere quella notizia Federico quasi urlò, aveva una voglia matta di vederla.
Arrivarono al locale e iniziarono a festeggiare quando, dopo circa 1 ora, Federico la vide entrare. Sofia indossava un vestito viola e corto, forse anche troppo per i suoi gusti, ma ammise che le stava benissimo, come tutto d'altronde.

La seguì con lo sguardo e la vide recarsi spedita al bancone senza neanche degnare lui o gli amici di uno sguardo, era una cosa totalmente insolita per lei

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

La seguì con lo sguardo e la vide recarsi spedita al bancone senza neanche degnare lui o gli amici di uno sguardo, era una cosa totalmente insolita per lei. Federico si appartò con alcuni dei ragazzi ma dopo qualche minuto Manuel e Pessina si allontanarono con due ragazze, probabilmente le amiche di Sofia con cui si sentivano, così il suo sguardo tornò al bancone dove la mora si era seduta prima. Non trovandola si avvicinò , ma non la vide, gli sembrava sparita.
Proprio mentre stava per domandare a Chiesa se avesse idea di dove fosse però la vide ballare con uno il quale, nonostante non lo conoscesse, gli sembrò non avere per nulla buone intenzioni. Continuando ad osservarli si sedette cercando di capire se avesse ragione o meno ma, proprio quando video il modo in cui lui l'avvicinava a sé comprese che, ancora una volta, aveva fatto centro.
«Non ti sembra il caso di lasciarla andare?» fece notare Bernardeschi al ragazzo mentre lo allontanò da Sofia.
«Ma non vedi che stavamo ballando tranquillamente, non mi sembra si stia lamentando, anzi secondo me lo vuole più di me.» gli rispose con un'aria arrogante.
«Fede vattene.» lo rimproverò lei.
«Col cazzo, io e te ora ce ne andiamo.» disse lui appoggiando le mani sulla sua vita della ragazza per condurla fuori.
«Mi spieghi che problemi hai?» gli urlò contro quando erano ormai fuori dal locale.
«Dio, sei completamente ubriaca. Andiamo, ti porto a casa.» si avvicinò a lei per accompagnarla all'auto.
«Io non vado da nessuna parte, men che meno con te.» ribatté lei allontanandosi da lui.
«Andiamo So', quel tipo non era di certo affidabile; non vedeva l'ora di metterti le mani addosso, e non dire che lo volevi perché non sei in te.»
«Oh adesso sei anche mio padre. Siamo passati da non avere una madre ad avere due padri. Mi dici perché non mi lasci in pace? Anche se quello mi avesse messo le mani addosso, quale sarebbe stato il problema.» buttò tutto questo fuori, quasi ridendo.
«Andiamo a casa Sofia ti prego.» la supplicò lui cercando disperatamente di evitare quella domanda, non poteva dirlo ad alta voce.
«Ti ho già detto di no. È la mia vita e posso fare quello che voglio, poi chi ti credi di essere? Prima stiamo tranquilli, poi litighiamo, poi risolviamo, poi discutiamo di nuovo; non capisci che non mi cambia la vita avere a che fare con te. - lui sapeva quella non fosse la verità, era solamente arrabbiata, provò a rispondere ma lei lo precedette. - Anche se io mi volessi rovinare la mia vita, a te non fregherebbe un cazzo.» concluse.
«Ma certo che mi fregherebbe.»
«Ah si? E perché? Siamo nel periodo in cui sei solare e gentile? Quando tornerai stronzo?»
«Perché io ci tengo a te. perché non voglio che tu mandi tutto a puttane. Non so cosa ti stia passando per la testa, ma voglio aiutarti, se per farlo devo rischiare di litigare nuovamente con te fanculo, lo farei lo stesso.»

Il pezzo mancante || Federico Bernardeschi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora