Capitolo 8

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Federico vide quella scena è nella sua mente iniziarono a vagare pensieri su quanto appena caduto, pensava potesse esserci stato un bacio ma realizzò che non poteva essere, anche se i due ragazzi passavano molto tempo insieme, in più Nicolò le aveva prestato la felpa. Ogni indizio era per lui una prova che lei e il calciatore stessero insieme così, senza rendermene conto, si avvicinò a lei.
«Hai controllato il forno? Sai per la tua pizza» disse frettolosamente non appena Sofia si era resa conto lui fosse lì, per qualche secondo lo osservò stranita ma poi scoppiò a ridere.
«Si tranquillo, dovrebbe portarmela Fede a momenti.»
«Senti, io ci tengo a scusarmi ancora per quella faccenda, so che potrei sembrare assillante ma ho bisogno del tuo perdono per la partita. Non sono in grado di concentrarmi sul gioco con questa questione in sospeso.» Federico ci sperava, eccome se ci sperava.
«Facciamo così: io ti perdono, però ho bisogno di tempo, non hai la minima idea di ciò che hai riportato alla luce del mio passato.»
«Ma certo, sappi solo che non ho intenzione di arrendermi.» il ragazzo riuscì a malapena a frase che iniziarono ad arrivare Chiesa e Jorginho con le pizze.
Sofia era cotta di Federico, completamente e irrimediabilmente cotta di lui. Non era però pienamente convinta della sua decisione, aveva però bisogno di lui.
@sofiamancinii's story

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@nicolo_barella

La mia era più buona.

Un calciatore che non sa perdere ha vita breve.

Ma sentila. Vai a dormire va, ti serve un po' di
riposo.

💤💤💤💤

@fedexchiesa

Ti voglio bene anche io, ma dovresti aprire
quel cuore a un altro Federico.

Vederemo.

La mattina Sofia si svegliò carica per la partita, era molto convinta dei ragazzi e delle loro capacità, con quella stessa grinta si vestì velocemente e decise di andare subito a fare colazione.

La mattina Sofia si svegliò carica per la partita, era molto convinta dei ragazzi e delle loro capacità, con quella stessa grinta si vestì velocemente e decise di andare subito a fare colazione

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Si sedette al tavolo e notò che erano seduti soltanto Chiellini, Bonucci e Jorginho che la salutarono, così decise di sedersi con loro e aspettare gli altri.
Passò qualche minuto e iniziarono a sentire un forte rumore provenire dalle scale, si resero conto che stavano arrivando i ragazzi.
Chiesa si sedette accanto alla ragazza che ne approfittò per consegnargli un bigliettino che aveva scritto la notte prima. Era un rito, il loro rito: prima di ogni incontro la ragazza doveva scrivere un bigliettino di incoraggiamento per lui e darglielo la mattina della partita.
«Tieni Fe'.»
«Grazie So', come farei senza di te.» all'amico bastava veramente poco per dargli la carica, in fondo la ragazza aveva scritto semplicemente quanto lei credesse in lui e che era all'altezza di fare tutto ciò che volesse.
«Eh lo so, saresti perso.» disse lei  mentre lo vide  scoppiare a ridere.
Dopo mangiato andarono tutti a prepararsi per l'allenamento e stavolta la ragazza decise di andare anche lei per guardarli.
«Allora So', che ne pensi della partita di stasera?» le domandò il padre sedendosi accanto a lei mentre i ragazzi stavano ripassando tutte le tattiche per la partita della sera stessa.
«Penso che possiate vincerla tranquillamente, tu hai trasformato questi ragazzi in un gruppo. Sì, singolarmente sono tutti dei validi giocatori, ma solo insieme riusciranno a vincere.» rispose lei fiduciosa.
«Grazie, era quello che mi serviva.» affermò dandole un bacio sulla testa per poi alzarsi e tornare dai ragazzi.
La sera arrivò, la partita era ormai iniziata e nel vivo dello svolgimento, proprio mentre si lottava per mantenere quel risultato l'arbitro fischiò: l'Italia aveva vinto 3-0 con un autogoal, un goal di Ciro e uno di Insigne, subito mi congratulai con tutti, avevano fatto una bella partita.
La mattina seguente, come tutti, Sofia si svegliò decisamente più euforica, bastava guardare gli altri per capire che, anche se si trattava di una sola vittoria, per tutti loro era motivo di orgoglio.
«Visto Fe'? Te l'avevo detto.» disse all'amico mentre lo stava accompagnando ad allenarsi.
«Sono stra contento, dovrei ascoltarti di più.»
«Già dovresti. - confermò - Ah, ho più o meno risolto con Bernardeschi.» aggiunse.
«Ecco perché è più tranquillo da ieri, sai lui alla fine è un bravo ragazzo. Fa solo un po fatica a controllare le sue emozioni e le sue reazioni...non ti dico il sacco da box che hanno messo in palestra, praticamente è solo per lui.» concluse con un tono sarcastico.
«In che senso?»
«Nella sala pesi, sai che ce ne sono un paio no? Beh ecco quando lui è particolarmente arrabbiato o teso diventano i suoi migliori amici.»
«Ah...ma non è meglio che trovi altri modi per gestire la rabbia? Si insomma deve stare attento.»
«Sinceramente So', penso siano meglio loro dei muri, comunque ora entro in spogliatoio che se no faccio tardi. A dopo.» la salutò per entrare negli spogliatoi.
La mora si avvicinò alle tribune ripensò alle ultime parole dell'amico, penso a quanta rabbia dovesse avere una persona per riuscire a sfogarsi solo in quel modo, d'altronde non doveva essere facile nemmeno per lui. Già gestire le emozioni è complicato, figuriamoci non comprenderle.
Arrivata si sedette ripensando a quanto appena sentito, intanto i ragazzi stavano iniziando la loro partitella che fu interrotta dalla caduta di uno di loro. Tutti si misero vicino a lui per capire se fosse grave o meno, intanto Sofia cercò di capire chi fosse ma non vedeva più di tanto, almeno finchè il ragazzo non si sedette: era Bernardeschi.
Il padre la chiamò e le chiese di venirgli incontro, così si avvicinò il più velocemente possibile.
«È grave?» chiese lei con il fiatone causato dall'ansia.
«Non penso, però gli serve sicuramente del ghiaccio, puoi accompagnarlo?»
«Si certo.»
Federico si alzò e i due si allontanarono dal resto dei ragazzi per andare a ricavare quanto chiesto infermeria.
«Allora, stai bene?»
«Sisi, tranquilla è solo una botta.»
«Meno male, comunque io non ho la più pallida idea di dove dobbiamo andare, perciò ti seguo.»
«Dobbiamo soltanto prendere l'ascensore e scendere per un paio di piani.»
I ragazzi entrarono nell'ascensore ma, dopo neanche un piano, sentirono un rumore strano e, improvvisamente, si bloccò tutto.
«Che succede?»
«Si sarà solamente fermato l'ascensore. -  disse il ragazzo premendo il pulsante dell'allarme - Sofia Mancini ha paura di un ascensore bloccato?» concluse sarcastico.
Mentre parlava la ragazza si rannicchiò in un angolo e iniziò a rivivere quelle sensazioni tremende. Faticava a respirare, vedeva sfocato e la sua testa sembrava si stesse restringendo; stava entrando nel panico più totale.
«Ehi So' tutto bene?» disse il ragazzo notandola seduta in un angolino, ma la ragazza non rispose. L'unica cosa che il ragazzo percepì fu il terrore nei suoi occhi, questo gli fece aumentare il senso di colpa, si sentiva impotente e odiava non poterla aiutare  l'unica cosa che gli venne in mente fu di sedersi accanto a lei, avvolgerle le spalle con uno braccio e sperare smettesse di tre are.
«Guardami. - disse facendola guardare nella sua direzione - Andrà tutto bene, fidati di me. Sai, un giorno di liceo avevo quest'interrogazione di fisica e, come puoi benissimo immaginare, non avevo studiato nulla. Casualmente l'ascensore di casa mia si bloccò con me dentro. Non poteva succedermi cosa migliore; decisi anche di chiamare aiuto un po' di tempo dopo, così sarei stato sicuro di saltare l'interrogazione.» raccontò quell'episodio per cercare di farla sorridere, e le lo fece. Il ragazzo notò che aveva anche iniziato a guardarla negli occhi, forse per la prima volta sentiva di averne combinata una giusta con quella ragazza. I volti dei due si stavano pian piano avvicinando, ma improvvisamente l'ascensore ripartì.
«Visto, te l'ho detto che sarebbe andato tutto bene. Vuoi che ti accompagni in stanza?» la ragazza annuì e i due salirono al piano delle camere.
«Se hai bisogno scrivimi, non farti problemi.» disse lui mentre lei stava aprendo la porta della sua stanza. La vide entrare in camera e decise così di andarsene, improvvisamente però la sentì parlare.
«Grazie Fede.» disse lei con una voce timida, lui in risposta le sorrise e si allontanò.

Il pezzo mancante || Federico Bernardeschi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora