3. Chasm

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"Se scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te."
Friedrich Nietzsche

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La razionalità in quel momento era stata spazzata via da puro e semplice panico.

Chiusi gli occhi e deglutii, allungando il braccio verso la massa oscura, circolare ed inconsistente; potevo benissimo sentire il mio corpo soggetto ad una pressione esterna, che mi conduceva proprio dentro le spire del pozzo senza fondo. Sentivo le ossa, i muscoli e la pelle allungarsi e rifinirsi, fino a diventare delle dimensioni di un filo da cucito, scomparendo nel vuoto.

Il baratro mi risucchia... riuscirò mai a ritornare a galla?

Mi svegliai ansimante, la mia fronte era imperlata di sudore freddo, mentre la realtà era solo un vago ricordo.

Era stato solo un sogno... scossi la testa per la stupidità del mio inconscio, sorridendo tesa, ancora profondamente turbata dall'incubo di quella notte.

«Era ora che ti svegliassi, razza di dormigliona!» mi rimbeccò Anne, dandomi una leggera pacca sul capo. Puntò dubbiosa  le sue iridi di carbone nelle mie, per poi cancellare quella tacita domanda con una scossa del capo. «Muoviti, stiamo facendo colazione. La Frey non ha smesso nemmeno un secondo di elogiarti per la tua ottima idea», annunciò. «Mi sa proprio che tu sia entrata nelle sue grazie», sghignazzò infine, facendomi abbandonare in un sospiro sconsolato. Dopo essermi cambiata, mi allacciai le scarpe e arpionai il trolley, seguendo Anne in corridoio.

Non c'era nessuna finestra smerigliata, e ciò non fece che aumentare in me la consapevolezza dell'irrealtà di quello accaduto.
Eppure le sensazioni erano così reali... avevo percepito in modo concreto la sensazione filamentosa delle mie dita, il mio viso... rabbrividii, scacciando via quel ricordo spiacevole.

Mi accorsi che Anne mi stava guardando, come ansiosa di una risposta ad una domanda pronunciata.

«Hai detto qualcosa?» non potei fare a meno di chiedere.

«Haley...» iniziò lei, continuando a ruotare l'anello nel suo anulare. «come... come facevi a sapere che non c'era campo?» mi domandò infine di getto, ponendo fine a quell'irritante danza e abbandonando le braccia lungo i fianchi.

«Cosa?» sbottai, confusa.

«Ieri sera...»

«Oh», esalai semplicemente. «Beh...» Non riuscivo nemmeno io stessa a dare una spiegazione sufficientemente plausibile per quello; era stata come una sensazione sulla pelle che era venuta a mancare, un lieve tremore, una dolce ondata che non mi avvolgeva più. Non aveva senso nemmeno pensandolo. «avevo già controllato», borbottai, passandomi un'incerta mano tra i miei capelli corvini.

«Potevi dirlo prima al posto di fare la misteriosa!» Esplose in una risata liberatoria, come se si fosse tolta un opprimente peso dal petto; aggrottai le sopracciglia. «Dai, andiamo a mangiare».

Prendemmo le nostre valigie, scendendo le scale per arrivare più in fretta al bancone; l'appettito si faceva sentire, così ordinai un muffin con uovo e pancetta e un succo d'arancia.

«No... non dirmi che è...», iniziai.

«Il miglior black pudding che abbia mai mangiato!», esultò Anne, infilzando con la forchetta il cibo scuro.

Lo odiavo da morire, nonostante mia madre me lo riproponesse quasi ogni mattina: era un insaccato di sangue di maiale e, anche se non vegetariana, mi faceva senso.

Ruotai il mio piatto e diedi la schiena alla ragazza, come offesa. «Giurasti di non prenderlo più, in nome della nostra amicizia!». Le puntai contro un dito accusatore.

BlackholeHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin